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Ottimismo sano (e idealista) dietro l'appello anti statalista
Solo due volte nella vita ho firmato un appello. A 18 anni, quello per il ritorno di Trieste all’Italia, poi la settimana scorsa quello del Foglio per dire no al “riflusso statalista”. Per me un atto dovuto, pur sapendo da sempre che le stesse sconcezze le praticano i nostri partner euro-americani, e tutti tacciono. Nella mia attività professionale mi sono sempre ispirato alla locuzione: “Il capitalismo senza il fallimento è come la chiesa cattolica senza l’inferno”. Che ovviamente deve valere per tutti, sempre e ovunque, come succede oggi solo per le piccole e medie aziende.
di Riccardo Ruggeri
Solo due volte nella vita ho firmato un appello. A 18 anni, quello per il ritorno di Trieste all’Italia, poi la settimana scorsa quello del Foglio per dire no al “riflusso statalista”. Per me un atto dovuto, pur sapendo da sempre che le stesse sconcezze le praticano i nostri partner euro-americani, e tutti tacciono. Nella mia attività professionale mi sono sempre ispirato alla locuzione: “Il capitalismo senza il fallimento è come la chiesa cattolica senza l’inferno”. Che ovviamente deve valere per tutti, sempre e ovunque, come succede oggi solo per le piccole e medie aziende. Fare i liberali con questa tipologia di aziende è facile, purtroppo per molti di noi non lo è quando si tratta dei grandi gruppi banco-industriali, di tutti i paesi occidentali. Prendiamo il caso Alitalia. L’Alitalia è fallita? Bene, si portino i libri in tribunale, punto. Ma cederla ad Air France mai! Mai, perché Air France è un azienda pubblica, mascherata da privata. Abbiamo forse dimenticato gli aiuti di stato dati dall’Eliseo anni fa quando era tecnicamente fallita? Ci ricordiamo le motivazioni dei governanti francesi d’allora: turismo, occupazione, francesità? Erano le stesse che nel 2008 avrebbe poi ripetuto Silvio Berlusconi, da noi sbeffeggiato, e che oggi ripetono, vergognandosene, Enrico Letta e Maurizio Lupi. Le grandi aziende francesi non possono avere “riflusso statalista” solo perché mai c’è stato un serio “flusso privatistico”. Parliamo degli Stati Uniti, in teoria il paradiso dei liberali (purtroppo solo in teoria), dopo tante “musate” almeno un minimo di cautela nel separare ciò che dicono da ciò che fanno dovremmo averla. Giusto che Lehman sia fallita, però non sono fallite tutte le altre banche e compagnie di assicurazioni che erano nelle stesse condizioni. Perché? Al di là della stucchevole retorica finto liberale dell’establishment, non era nel “loro interesse nazionale”, punto. Vogliamo parlare di Chrysler? Un governo liberale avrebbe dovuto semplicemente farla fallire, sarebbe stata la terza volta in 50 anni, banale no? Invece niente, scatta l’interesse nazionale, e aspetto ancor più sconcio, quello elettorale di Barack Obama. Che fa Obama? Per salvare sia l’azienda ceduta che quella acquirente, i sindacati, il loro fondo sanitario, l’occupazione, gli stakeholder, copia il modello Alitalia 2008 di Berlusconi. Trova un “patriota” straniero senza quattrini, mette in piedi un catafalco giuridico-economico-finanziario che origina una sconcia “nazionalizzazione”. Riconosciamolo, è stato molto abile, il furto con scasso lo compie in un amen. Poi, e qui emerge la genialità protestante, con uno schiocco di dita la “nazionalizzazione” diventa una “privatizzazione”, dove il “patriota” anni dopo restituirà parte dei quattrini statali, non con quattrini suoi ma facendoseli imprestare da “banche americane di sistema” (“Intesa style”, garantiti da chi?). E la mitica magistratura americana, descritta come efficiente e sopra le parti, regge il sacco, spostando all’infinito una decisione tecnicamente ridicola (applicare una banale formula contrattuale), ma politicamente sgradevole all’America 2013. Temono forse che il patriota si impossessi della cassa, come gli competerebbe? Il giudice del Delaware si sarà chiesto: “In nome dell’interesse nazionale, devo privilegiare uno straniero protetto dal presidente o un fondo sanitario di centinaia di migliaia di lavoratori?”. Non riuscendo a darsi risposta, sposta di tre mesi in tre mesi, fino al settembre 2014 (sic!). Obama e gli americani penseranno mica che ci beviamo le loro furbate finto liberali? ’Ccà nisciuno è fesso.
La mia firma all’appello al Foglio la riconfermo con forza, ma so che è una testimonianza, un “investimento”, un atto romantico di una persona perbene in un mondo di emeriti mascalzoni, come stati e come singoli, che tutto sono meno che liberali.
di Riccardo Ruggeri


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