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La triste fine del portiere italiano e l'inizio del polemista indonesiano
Non avendo mai avuto il campionato migliore d’Europa, voi italiani avete menato il torrone per una vita con la storia che almeno i vostri portieri erano i migliori, altro che gli inglesi inaffidabili, i tedeschi poco duttili, gli spagnoli inesistenti e i francesi bassi e pelati. Come premio di consolazione vi avrei lasciato più che volentieri la leggenda popolare sull’inossidabile scuola italiana che da generazioni sforna talenti a ripetizione ed è persino in grado di insegnare agli stranieri il mestiere, ma ve la siete bruciata da soli.
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Londra. Non avendo mai avuto il campionato migliore d’Europa, voi italiani avete menato il torrone per una vita con la storia che almeno i vostri portieri erano i migliori, altro che gli inglesi inaffidabili, i tedeschi poco duttili, gli spagnoli inesistenti e i francesi bassi e pelati. Come premio di consolazione vi avrei lasciato più che volentieri la leggenda popolare sull’inossidabile scuola italiana che da generazioni sforna talenti a ripetizione ed è persino in grado di insegnare agli stranieri il mestiere, ma ve la siete bruciata da soli. Buffon ormai schiva qualunque palla passi dalle sue parti e che il sinistro dell’italo-coloniale Giuseppe Rossi sia finito in porta è una sorpresa tutto sommato relativa. A Torino invece andavano forte le uscite a caso. Padelli, forse galvanizzato dalla trasferta italiana di Maradona per fare gesti satirici e litigare con politici locali, ha cercato di mettere la mano de dios su certi cross interisti invitanti quanto una conferenza sui Big Data, permettendo a Guarìn di segnare in rovesciata. E ho detto tutto. Per non essere da meno, Carrizo si è poi fatto ipnotizzare dal ciuffo di Bellomo e ha osservato con occhi vitrei la palla del pareggio entrare.
L’altra virtù italiana perduta è quella della difesa. Quando Allegri dice che contro il Barcellona “sarà decisiva la difesa” mi vien voglia di lanciare una petizione per rendere obbligatorio l’antidoping anche per chi è fuori dal campo, dal presidente in giù; rinsavisco soltanto pensando alla settimana di Champions e alle mie inglesi.
Quelli che godono più di tutti sono i tifosi dei Gunners: avanti nel girone di Champions e primi in classifica in Premier con una costanza che comincia a imbarazzare statistiche e storia. Il pareggio del Liverpool con annesso centesimo gol in Premier di Gerrard (il cinquantesimo su rigore, credo) ha consegnato la testa solitaria della classifica ai ragazzi di Wenger, improvvisamente concreti dopo anni passati a incarnare il luogo comune di eterni incompiuti del calcio europeo.
Che è la fine che sta facendo l’Inter, con rispetto parlando (per l’Arsenal): il martellamento mediatico sulla nuova proprietà andato in scena sui giornali italiani, con riproposizione in loop degli stessi concetti – la milanesità e il cuore di Moratti – è diventato in pochi giorni più logoro di un editoriale di Galli della Loggia. Il teatrino a fine partita di Mazzarri, indignato con l’arbitro e in silenzio stampa, che ha costretto Branca a difendere l’indifendibile davanti ai microfoni, sembrava il comunicato del cdr del Corriere offeso perché sulla homepage del loro sito c’è un link a un altro sito. Thohir o no, l’era lamentosa di Moratti non finirà così presto.
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