
La scommessa dell'apocalisse
Un giorno, nel mese di ottobre del 1990, l’economista iconoclasta Julian L. Simon uscì dalla sua casetta di Chevy Chase, un sobborgo di Washington, per ritirare la posta. In una busta inviata da Palo Alto, in California, il professor Simon trovò un assegno di 576,07 dollari da parte del biologo di Stanford Paul R. Ehrlich, specializzato nell’analisi delle farfalle. Nell’accettare la scommessa, Paul Ehrlich aveva deriso Julian Simon, che a suo dire si comportava come quel folle che si butta dall’Empire State Building e quando arriva all’altezza del decimo piano si rallegra perché si sente in salute.
Un giorno, nel mese di ottobre del 1990, l’economista iconoclasta Julian L. Simon uscì dalla sua casetta di Chevy Chase, un sobborgo di Washington, per ritirare la posta. In una busta inviata da Palo Alto, in California, il professor Simon trovò un assegno di 576,07 dollari da parte del biologo di Stanford Paul R. Ehrlich, specializzato nell’analisi delle farfalle.
Nell’accettare la scommessa, Paul Ehrlich aveva deriso Julian Simon, che a suo dire si comportava come quel folle che si butta dall’Empire State Building e quando arriva all’altezza del decimo piano si rallegra perché si sente in salute. E’ “The Bet”, la scommessa del secolo. Ma è stata molto di più. Lo scontro fra due giganti intellettuali del Novecento, il pessimista contro l’ottimista, il manicheo contro il liberale, e fra due visioni opposte del mondo.
“The Bet”, il libro dello studioso di Yale Paul Sabin pubblicato da poco negli Stati Uniti, ripercorre quella scommessa, che nel 1980 legò per sempre Ehrlich, autore del bestseller “La bomba demografica” e celebrità nazionale allora molto influente nel Partito democratico, e Julian Simon, sconosciuto docente all’Università del Maryland. I due intellettuali e studiosi investirono mille dollari in cromo, rame, nichel, stagno e tungsteno, le materie prime fondamentali, dandosi appuntamento dopo dieci anni. Se il costo di questi materiali fosse cresciuto a causa dell’aumento della richiesta e della diminuzione della disponibilità, Simon avrebbe pagato la differenza. Se i prezzi fossero scesi, sarebbe avvenuto il contrario.
Alla fine fu proprio il radical antinatalista Ehrlich a perdere la scommessa, perché nel 1990 i metalli costavano soltanto 618 dollari, un terzo in meno. Stravinse Simon e neanche uno dei metalli scelti da Ehrlich aveva un prezzo superiore a quello di dieci anni prima. Per anni il signor Ehrlich aveva avvertito che l’aumento della popolazione avrebbe causato scarsità di risorse e la morte per fame di un terzo dell’umanità. Simon, morto nel 1998, ottimisticamente gli aveva replicato che il benessere umano sarebbe fiorito grazie alla flessibilità dei mercati, alla richiesta e all’ingegno collettivo.
L’idea della scommessa venne a Simon quando vide Ehrlich durante una puntata del “Tonight Show” di Johnny Carson. A domanda se il mondo avrebbe visto una scarsità di materie prime a causa della sovrappopolazione, Ehrlich rispose: “E’ molto semplice, Johnny, più cresce la popolazione più il cibo scarseggia. Milioni moriranno”. Simon, allora uno sconosciuto economista di formazione scettica e liberista educato all’Università di Chicago di Milton Friedman, quella sera vide il programma tv nella sua casa di Urbana, nell’Illinois. E così decise di lanciare la sfida al catastrofista Ehrlich.
Se gli ambientalisti hanno sempre avuto la tendenza a negare il significato della “scommessa Ehrlich-Simon”, i conservatori hanno festeggiato la vittoria del loro beniamino. L’editorialista George Will di recente ha usato il trionfo di Simon per illustrare come “l’ingegno contrasta il giorno del giudizio”. Il Competitive Enterprise Institute ha creato il Julian L. Simon Memorial Award nel 2001 per celebrare la sua “visione dell’uomo come l’ultima risorsa”. Il premio è una statua con una foglia con le venature realizzate con i cinque metalli della scommessa. Il nome di Simon oggi è legato a invenzioni più prosaiche come il sistema di premiazione delle compagnie aeree per i clienti che rinunciano al volo in caso di overbooking.
Ehrlich era ossessionato da Simon, che aveva ribattezzato sprezzante “l’economista specializzato nel marketing delle vendite per corrispondenza”. Entrambi ebrei, entrambi nati nel 1932, entrambi originari di Newark, la cittadina nel New Jersey immortalata in tutti i romanzi di Philip Roth. Ma per il resto, Ehrlich e Simon non potevano essere più diversi l’uno dall’altro. Ancora nel 1995, tre anni prima della morte dell’avversario, Ehrlich disse che “se Simon scomparisse dalla faccia della terra sarebbe un beneficio per l’umanità”. Gli diede del “coglione”, dell’“idiota”, dello “stupido”. Simon gli rispondeva dandogli lezioni di sarcasmo, dicendo per esempio che “la condizione dell’umanità migliorerà sotto ogni aspetto materiale, salvo che gli esseri umani continueranno a sedersi per lamentarsi che va tutto peggio”. “The Population Bomb” (1968) di Ehrlich aveva già influenzato generazioni di ideologi dell’ecologismo, di piccoli militanti della catastrofe, di attivisti contro gli ogm, di politici e burocrati, e viene fatto ancora leggere agli studenti universitari di tutto il mondo. Un testo che ha segnato davvero un secolo, dagli esperti dell’Onu sul controllo delle nascite ad Aurelio Peccei, l’economista che nel lontano 1972 ha animato il Club di Roma, ponendo al centro del dibattito la famosa questione dei “limiti dello sviluppo”, fino a personaggi come il baronetto Jonathon Porritt, già presidente della commissione governativa britannica per lo sviluppo sostenibile sotto Gordon Brown, il quale sul Sunday Times ha definito “irresponsabili” le coppie che pretendono di avere più di due figli, perché creano “danni all’ambiente”.
Tradotto in tutte le lingue e diffuso in milioni di copie, il libro di Ehrlich, vero manifesto dei neo malthusiani, ha imposto il mito della sovrappopolazione a livello delle masse. Salvatori del pianeta devoti a un solo principio: la natura è meravigliosa, peccato che esistano gli uomini. Ehrlich riuscì a propagandare l’isteria in tutta l’America.
Anche New Republic, uno dei più noti e raffinati settimanali degli Stati Uniti, scrisse che “la popolazione mondiale ha passato il punto di non ritorno. La carestia di cibo è iniziata”. L’influenza di Ehrlich sarebbe stata immensa, tanto che il suo partner nelle profezie apocalittiche, John Holdren, sarebbe stato nominato nel 2009 dal presidente americano Barack Obama al suo White House Office of Science and Technology Policy. Grazie a Ehrlich inoltre il gigantesco apparato ecologista secondo il Capital Research Center, soltanto negli Stati Uniti ha entrate annuali per oltre quattro miliardi di dollari, grazie a contributi provenienti da fondazioni, imprese, sindacati e agenzie governative finanziate dai contribuenti.
Il volume di Ehrlich, diviso in emblematici capitoli come “Troppa Gente”, “Poco cibo” e “Un pianeta morente per l’inquinamento”, dimostra che al fondo della cultura ecologista si annida un malsano millenarismo. Il libro si apre con una sciagura: “La battaglia per sfamare l’umanità è perduta”. Ehrlich inanellava una serie di stupidaggini. Come questa: “Negli anni Settanta il mondo soffrirà la carestia, e centinaia di milioni di persone sono destinate a morire di fame. Ma sono solo una manciata rispetto a quelle che moriranno prima della fine del secolo. A questo punto però è troppo tardi per intervenire”. Oppure questa: “Nel 1984 gli Stati Uniti moriranno letteralmente di sete e se la temperatura si abbasserà di qualche grado, una nuova èra glaciale potrebbe incombere su di noi, con drastici effetti sulla produttività agricola delle regioni temperate. Il cibo diventerà molto più costoso e molti diventeranno vegetariani”.
Contro il pericolo della sovrappopolazione, la più sterile e falsa delle moderne profezie scientiste, il famoso biologo di Stanford proponeva di tassare i prodotti per l’infanzia: “Culle, pannolini, giocattoli, cibo per bambini”. Poi di diffondere l’educazione sessuale in maniera capillare nelle scuole, di rendere ancora più facile l’accesso all’aborto, di varare campagne di sterilizzazione (“un programma di sterilizzazione delle donne dopo il secondo o il terzo figlio, nonostante la relativamente maggiore difficoltà dell’operazione rispetto alla vasectomia, potrebbe essere più facile da implementare rispetto al tentativo di sterilizzare gli uomini”). Secondo Ehrlich “queste misure devono essere coordinate da una potente agenzia statale”. Bisognava istituire un “Ufficio federale per la popolazione” che stabilisse la “popolazione ottimale” per gli Stati Uniti ed escogitasse misure per diminuirla. Ehrlich suggerì persino “impianti corporei obbligatori che potrebbero impedire alle coppie di avere figli”. Questo organismo federale americano doveva anche mettere a punto “agenti sterilizzanti di massa”.
Ehrlich dichiarò guerra all’enciclica di Papa Paolo VI Humanae Vitae, fece campagna in California per la legge pro aborto, realizzò su se stesso la vasectomia per impedire il concepimento, dichiarò persino che i genitori non avevano un “diritto inalienabile” alla riproduzione e che si dovevano contemperare mezzi coercitivi per impedire famiglie numerose. In India, ad esempio, si doveva imporre la sterilizzazione forzata a tutti gli uomini con più di tre figli (la Cina lo avrebbe preso sulla parola, varando in quegli anni la politica del figlio unico). “Le leggi per il controllo obbligatorio della popolazione, incluse le leggi che richiedono l’aborto obbligatorio, potrebbero essere sostenute nel quadro della vigente Costituzione, quando la crisi demografica diventasse sufficientemente grave da mettere a rischio la società”, scriveva Ehrlich.
Il biologo di Stanford sapeva che i suoi piani erano a dir poco totalitari: “Saranno richieste decisioni apparentemente brutali e senza cuore. Si tratta di coercizione? Forse, ma coercizione per una buona causa”. Ehrlich predisse anche che nel 1980 l’aspettativa di vita negli Stati Uniti sarebbe scesa a quarantadue anni a causa dell’uso dei pesticidi, e che nel 1999 la popolazione americana si sarebbe ridotta a ventidue milioni (oggi ha superato i trecento). Gli Ehrlich predissero anche per il 1980 “l’estinzione di tutti i cetacei” e la trasformazione dell’Inghilterra in una landa sterile.
Fu invece il liberale Simon a vedere giusto: la popolazione mondiale oggi ha superato i sette miliardi, il cibo è divenuto abbondante, l’acqua è di più e più pulita; la terra non è stata distrutta da glaciazioni, non c’è stata alcuna conflagrazione atomica fra stati, i progressi della medicina hanno permesso di vincere malattie un tempo mortali e di aumentare l’aspettativa media di vita, cresciuta ovunque in maniera esponenziale. Considerando poi la mortalità infantile, il reddito medio mondiale e la disponibilità di risorse, lo stato di salute dell’umanità e del mondo non è mai stato migliore, e persino in via di costante miglioramento.
Come scrisse Simon nel suo capolavoro “The Ultimate Resource”, libro in risposta alle sciagure propinate da Ehrlich all’opinione pubblica, proprio l’aumento della popolazione mondiale ha rappresentato “la nostra più grande vittoria sulla morte”. Secondo Simon, più popolazione non vuol dire soltanto più stomaci da sfamare e più anidride carbonica, ma anche più cervelli, più intelligenza, più creatività. Lo scontro e la scommessa Ehrlich-Simon in fondo si basa sulla visione opposta che i due avevano dell’umanità.
Se Simon era un profondo ammiratore delle civiltà umane che si susseguono e migliorano, Ehrlich disprezza l’umanità e ha scritto: “La nostra popolazione è divisa in due: un gruppo piccolo impegnato nella preservazione della bellezza e della natura, e un gruppo più vasto impegnato nella distruzione di entrambe, o quantomeno indifferente”.
Di altro avviso e retorica Simon: “L’ultima risorsa è la gente dotata di capacità, di forza d’animo e di speranza, che impieghi la propria volontà e immaginazione a beneficio di tutti. Se prendiamo in considerazione gli aspetti non materiali dei bambini, come il significato che hanno per i genitori e per coloro che si felicitano di un’umanità in crescita, aggiungere bambini al nostro mondo diventa ancora più importante”.
Nel 1980 Simon indisse una conferenza alla Heritage Foundation sul Global 2000 Report, voluto dall’Amministrazione di Jimmy Carter. “Se il trend presente continuerà, il mondo nel 2000 sarà sovraffollato, più inquinato, meno stabile ecologicamente e più vulnerabile”, recitava il rapporto. Commentò Simon: “Fortunatamente per questo pianeta, queste affermazioni tenebrose su risorse e ambiente sono prive di fondamento”.
Simon vinse così la scommessa più importante. L’economista avrebbe avuto tre figli, mentre Ehrlich dopo il primo si è fatto sterilizzare. Voleva sperimentare su se stesso quella che chiamava “de-evoluzione”.
A differenza di Simon, morto dimenticato e trattato sempre come un paria capitalista dal resto del mondo accademico (solo il Cato Institute lo ha incensato), Ehrlich è stato pluripremiato per le fandonie che ha vergato per anni. E anziché scusarsi per le sue assurde profezie, la cassandra ecologista ha rincarato la dose sostenendo ancora nel 2009 che “La bomba demografica” era stato troppo ottimista sul futuro. Nel 1990 l’Accademia Reale Svedese delle Scienze gli ha conferito il premio Crafoord, “il Nobel per gli ambientalisti”; gli è stato conferito il World Ecology Award, già vinto da personaggi come Jacques Cousteau; la coppia Paul e Anne Ehrlich è stata onorata con i 200 mila dollari del premio Tyler; nel 1999 la fondazione giapponese Asahi gli ha conferito un premio di 422 mila dollari. Quando gli dissero che anche la MacArthur Foundation aveva premiato Ehrlich con 345 mila dollari, Simon disse: “Il MacArthur? Io non posso permettermi neppure un McDonald’s”.
Ma Ehrlich non ha perso soltanto quella scommessa. Le sue teorie hanno avuto un impatto a dir poco malefico sui paesi in via di sviluppo, i poveri della terra. L’imposizione dall’esterno della sua ideologia antinatalista, catastrofista e antindustriale nei paesi più desolanti, soprattutto dell’Africa, ha provocato milioni di morti per dissenteria e diarrea, malaria e denutrizione, difterite, tetano, polmonite e altre malattie respiratorie, tifo e mancanza di vitamina A. E tanta arretratezza economica. Per questo l’indiano Barun Mitra, presidente del Liberty Institute di Delhi, una volta ha conferito un “riconoscimento” speciale alle organizzazioni non governative ed ecologiste per la loro opera “di sostegno della povertà”: una lapide appoggiata a due mucchi di sterco animale.


Il Foglio sportivo - in corpore sano
Fare esercizio fisico va bene, ma non allenatevi troppo
