Il rebus Enrico Letta: premier senza politica

Giuliano Ferrara

Che animale politico è En­rico Letta? Si comporta come fosse Mario Mon­ti, che ha governato un’emer­genza ed è affondato nella poli­tica, ma la sua legittimazione non è l’università Bocconi,il Bil­derberg, un laticlavio a vita, la senioritas di un ex commissario  a Bruxelles. Se la magistratura ba­stona Berlusconi e il Pd vuole metter­ci il timbro, è un suo problema, ed è un problema poli­tico, non tecnico, non istituzionale. Monti poteva com­portarsi da estra­neo alle vecchie questioni della democrazia ita­liana, la guerra dei vent’anni.

    Pubblichiamo l'editoriale di Giuliano Ferrara apparso domenica sul Giornale

    Che animale politico è En­rico Letta? Si comporta come fosse Mario Mon­ti, che ha governato un’emer­genza ed è affondato nella poli­tica, ma la sua legittimazione non è l’università Bocconi,il Bil­derberg, un laticlavio a vita, la senioritas di un ex commissario  a Bruxelles. Se la magistratura ba­stona Berlusconi e il Pd vuole metter­ci il timbro, è un suo problema, ed è un problema poli­tico, non tecnico, non istituzionale. Monti poteva com­portarsi da estra­neo alle vecchie questioni della democrazia ita­liana, la guerra dei vent’anni. Ma come fa Letta ad agire come un succedaneo dei bocconia­ni? È lì, alla guida del governo, in seguito alle elezioni di febbra­io. È lì perché null’altro era reali­sticamente e politicamente possibile, e di necessità o di servizio che lo si voglia chiamare, è un gover­no di larga coalizione che egli presiede.

    Se è vero che i conti sono di nuovo tutti sballati, che gli indi­ci di ripresa del Pil languono, che i nostri padroni europei ri­cominciano a chiederci certez­ze contabili e finanziarie in mo­do più o meno intimidatorio, mentre i mercati affilano le ar­mi e la struttura industriale del Paese passa di crisi in crisi, tra iniziative distruttive della ma­gistratura e annunci; se è vero che si rimette in gioco perfino la seconda rata della tassazio­ne sulla prima casa, mentre ri­sultano introvabili al ministro Saccomanni i quattrini per un consistente rinvio dell’aumen­to della tassa sul valore aggiun­to, e si parla di una manovra ro­busta in relazione alla legge fi­nanziaria, be’, c’è da doman­darsi: ma ha una linea che sia una, un orizzonte minimamen­te chiaro, il presidente del Con­siglio?

    I rapporti politici tra gli allea­ti cosiddetti di governo sono al­lo stato brado. Berlusconi esa­mina la situazione ed è pronto a tutto, il che è quanto meno normale vista la situazione, non soltanto la sua personale. Il Pd non esamina alcunché, ri­sulta buono a nulla, è diviso inmodo plateale, ripetitivo, sen­za una via d’uscita che non sia la battaglia delle regolette e del­le date. La famosa freschezza di un Renzi è già più o meno un ricordo. Bersani e la combric­cola d’apparato freschi non lo sono mai stati. Ne risulta un tur­bine di impotenza, con lampi di imbecillità. Ma questi sono per l’appunto i problemi politi­ci decisivi di un governo che ha i voti dei partiti appena citati, che deve misurarsi con la loro situazione concreta. O sono io che vivo sulla luna? O è vero che Letta può giocare con le metafore diCarosello e tirare a campare non-si-sa-come?

    Dicono che è giovane e forte, a suo modo, come lo sono i du­raturi animali democristiani di sempre. Dicono che ha co­minciato con Beniamino An­dreatta, uno tosto, che ha una carriera brillante fatta anche di scelte rigorose, come quando seppe restare in minoranza, prese un misero undici (11) per cento nelle elezioni prima­rie del Pd contro Bersani, ma poi c’è sempre un posto di nu­mero due che lo aspetta, e da quel posto lui aspetta, come gli è capitato dopo il voto dello scorso febbraio, a forza di aspettare da vice vince il bigliet­to della lotteria da numero uno. Sarà. È vero che gli euro­pei lo ritengono un rispettabile ed entro certi termini affidabi­le male minore. È vero che gli americani sono preoccupati e disposti a coccolarlo. Ma la sua base di forza o di debolezza non è quella, non può consiste­re di qualche incoraggiamento del sempre timido Corriere e dei suoi opinionisti. Così non si va lontano.

    Torna la domanda iniziale. Che animale politico è que­sto? Ha riflettuto sul concetto di «pacificazione»? Vuole esse­re interprete di una ricomposi­zione nazio­nale, di una fa­se di relativa ripresa di fi­ducia? È que­sta la sua posi­zione verso il Paese, il pub­blico, i cittadi­ni, che pure si aspettano qualche se­gno di vita e di pensiero politi­co sul futuro da chi è alla testa del governo? Non parrebbe. Si comporta in modo algido, par­la di un’Italia come Stato di di­ritto senza problemi, e mentre lo dice non gli sfugge nemme­no una risatina ironica, è una specie di parodia del tecnico, dell’uomo di numeri e conti le­git­timato dall’alto in una situa­zione di emergenza, da vice Monti, ancora un numero due sulla scena. Oppure ha una sua idea per riprendersi alme­no il Pd? Per fare i conti con lo scalpitante e illusionistico Matteo? E magari per costrui­re intorno a questo confronto e scontro, che è il sale della poli­tica in una democrazia parla­mentare e dei partiti, una pro­spettiva credibile? Mistero. Letta è incomprensibile. Cre­do anche a se stesso.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.