Cannibali su Internet

Redazione

C’è un’oscura comunità online che dispone del potere di distruggere o di salvare anche i più grandi siti Internet. Non è la Nsa con i suoi programmi di sorveglianza globale, né sono gli attivisti e hacker di Anonymous, ma la comunità di utenti che sta dietro a un programmino (tecnicamente un plugin per i browser) che consente di bloccare la pubblicità online. Avete presente quelle pagine Internet piene di pubblicità che si muovono, lampeggiano e spuntano da tutte le parti, rendendo difficile la lettura? AdBlock Plus, così si chiama il programmino, le “ripulisce”. Solo testo e immagini, una meraviglia. Peccato che le pubblicità cancellate siano l’unica fonte di reddito per quasi tutti i siti.

    C’è un’oscura comunità online che dispone del potere di distruggere o di salvare anche i più grandi siti Internet. Non è la Nsa con i suoi programmi di sorveglianza globale, né sono gli attivisti e hacker di Anonymous, ma la comunità di utenti che sta dietro a un programmino (tecnicamente un plugin per i browser) che consente di bloccare la pubblicità online. Avete presente quelle pagine Internet piene di pubblicità che si muovono, lampeggiano e spuntano da tutte le parti, rendendo difficile la lettura? AdBlock Plus, così si chiama il programmino, le “ripulisce”. Solo testo e immagini, una meraviglia. Peccato che le pubblicità cancellate siano l’unica fonte di reddito per quasi tutti i siti. Chi usa il programmino non vede le pubblicità, non ci clicca sopra nemmeno per sbaglio, il sito non guadagna un centesimo.

    Secondo alcune rilevazioni i programmi come AdBlock sono usati da più del 20 per cento degli utenti – si capisce che sono tantissimi i siti messi in crisi dall’embargo della pubblicità. Per questo AdBlock ha sviluppato filtri che lasciano le pubblicità poco invasive e graziano i siti piccoli, ed esiste una “comunità” (200 “volontari”) che di volta in volta decide chi merita di salvarsi. Come si sostiene questo sistema? Secondo il sito Salon, taglieggiando i siti più grandi, cioè offrendo a pagamento il “servizio” di sblocco della pubblicità. In pratica, se non paghi ti tolgo il 20 per cento dei tuoi introiti pubblicitari. Abbastanza per mettere in crisi il business dell’advertising online, già di per sé poco sostenibile. Bello leggere la propria rivista online su una rilassante pagina bianca, senza fastidiose distrazioni. Sempre che tanto candore non la uccida.