La "soluzione Pannella" per il Cav. (e l'Italia) fa proseliti

Redazione

"La proposta di Marco Pannella a Silvio Berlusconi – via Foglio, il quotidiano di Giuliano Ferrara – non è una provocazione, come può apparire, ma un invito all'ex premier (condannato per i noti motivi e con le note modalità) a continuare, anche da eventualmente impedito, a fare politica con altri mezzi: i referendum radicali sulla giustizia". Lo scrive oggi Vittorio Feltri (qui l'articolo in versione integrale), sulla prima pagina del Giornale, ritornando sull'intervista al leader radicale pubblica ieri sul Foglio. Ecco uno stralcio dell'intervista e della proposta di Pannella: “A Berlusconi, così come al paese, non occorre una via di fuga. Occorre una prospettiva”, dice il leader radicale.

Berlusconi all'ultima battaglia di Lanfranco Pace

    "La proposta di Marco Pannella a Silvio Berlusconi – via Foglio, il quotidiano di Giuliano Ferrara – non è una provocazione, come può apparire, ma un invito all'ex premier (condannato per i noti motivi e con le note modalità) a continuare, anche da eventualmente impedito, a fare politica con altri mezzi: i referendum radicali sulla giustizia". Lo scrive oggi Vittorio Feltri (qui l'articolo in versione integrale), sulla prima pagina del Giornale, ritornando sull'intervista al leader radicale pubblica ieri sul Foglio. Ecco uno stralcio dell'intervista e della proposta di Pannella:

    “A Berlusconi, così come al paese, non occorre una via di fuga. Occorre una prospettiva”, dice il leader radicale. “Quella prospettiva c’è ed è costituita dai nostri dodici referendum, sei sulla giustizia e sei sui diritti civili. In molti ci hanno preannunciato il loro sostegno su alcuni quesiti, dal Pdl ai socialisti, inclusa la Cgil, ma la raccolta delle firme procede con moltissime difficoltà e dobbiamo arrivare entro settembre a oltre 500 mila. Ecco, per ridare slancio alla raccolta e non limitarsi a un sostegno burocratico, occorrerebbe che Berlusconi ne firmasse alcuni pubblicamente, recandosi a uno dei nostri tavoli, e poi ripetesse il gesto per gli altri quesiti, questa volta in un ufficio comunale”. Separazione delle carriere per i magistrati, introduzione della responsabilità civile per gli stessi e rientro nelle loro funzioni per quelli fuori ruolo, fine degli abusi della custodia cautelare in carcere e abolizione dell’ergastolo, ecco i quesiti sulla giustizia. “Sono riforme che a parole Berlusconi e il centrodestra hanno sostenuto per anni, al punto di far fallire nostri precedenti referendum perché tanto si sarebbero incaricati loro di occuparsene in Parlamento. Se Berlusconi non muove un dito, sarà nuovamente lui ad affossare questo cambiamento”. In caso di impegno, invece, l’acqua non arriverebbe soltanto al mulino radicale o alla causa della giustizia giusta: “Se si spendesse per la raccolta di firme, Berlusconi potrebbe dire: ‘Io ho dieci milioni di voti, ma nella struttura di regime attuale – dove ‘regime’ è inteso in senso scientifico, a indicare l’attuale assetto di partiti e magistratura – mi trovo nella condizione in cui mi trovo’”. Cioè nell’angolo, agli arresti domiciliari o ai servizi sociali che sia, e a rischio di espulsione dalla normale vita politica. “E potrebbe aggiungere: ‘Ora quindi mi impegno perché agli italiani sia garantito il diritto di pronunciarsi su tutti e dodici i referendum radicali, non soltanto su quelli della giustizia’. All’improvviso, a patto di infondere speranza invece che paura anche nella cerchia più stretta dei suoi collaboratori, si troverebbe nuovamente al centro di una battaglia contro tutta la partitocrazia. La sua mossa coinvolgerebbe l’opinione pubblica in un dibattito fortissimo, sulla tv e sulla rete, un dibattito incentrato però sulle possibilità future. E’ o no una prospettiva luminosa?”. (Qui il testo integrale dell'intervista di Marco Valerio Lo Prete)


    "Se Berlusconi si butta in quest'avventura – conclude Feltri sul Giornale – non soltanto resta un protagonista, ma può raggiungere finalmente il traguardo ambito: restituire alla politica il primato che le spetta". Sulla prima pagina del Quotidiano nazionale (Giorno, Resto del Carlino, La Nazione), il commentatore Franco Cangini arriva alla stessa conclusione: "Dovrebbe dar retta a Marco Pannella e abbracciare in extremis i referendum radicali sulla riforma della giustizia. Da parte sua, un atto di contrizione dovuto".

    Il direttore di Italia Oggi, Pierluigi Magnaschi, pubblicherà domani un editoriale sul suo giornale, di cui anticipiamo un breve stralcio qui di seguito: "L’occasione per cambiare marcia e per togliere il tappo più rilevante che ha sinora impedito al paese di crescere (e che è irrisolvibile a livello parlamentare) sono i 12 referendum indetti dal partito radicale che però adesso, perché isolato da tutti,  fa fatica a trovare le 500 mila firme necessarie per renderli possibili. Berlusconi che, a seguito della sua ultima condanna, è diventato, paradossalmente,  ancor più popolare, dovrebbe quindi mettere la sua popolarità al servizio, quanto meno, dei sei referendum radicali sulla giustizia-giusta che consistono in: separazione delle carriere per i magistrati, introduzione della responsabilità civile per gli stessi, rientro nelle loro funzioni dei magistrati fuori ruolo,fine degli abusi della custodia cautelare in carcere, abolizione dell’ergastolo".

    Sul Foglio di oggi, Lanfranco Pace è invece intervenuto così:

    "Se Marco Pannella ha ragione, ce l’ha per difetto. Voler separare le carriere dei magistrati e riconoscere la responsabilità civile  è buona cosa ma ci siamo già cascati un paio di volte. L’amnistia è ancora meglio ma non è da oggi che ci si prova. La battaglia da fare è dunque più grande, più radicale, in tutti i sensi. Rimettere al centro l’individuo e le sue libertà significa rimettere mano sostanziale ai codici, mettere davvero difesa e accusa sullo stesso piano, non di fronte a un gip spesso in debito con le procure ma di fronte a un giudice terzo". (Qui l'articolo in versione integrale)


    Il ministro della Difesa, Mario Mauro, di Scelta Civica, intervistato sempre sul Foglio di oggi ha detto che i partiti che sostengono il governo Letta – cioè Pd, Pdl e Scelta civica – daranno prova di “responsabilità” soltanto se, oltre a impegnarsi per “tirare il paese fuori dalla crisi”, affronteranno la necessaria “riconciliazione politica del paese”. Anche attraverso una procedura di amnistia che certo interesserà Silvio Berlusconi, leader del Pdl condannato per evasione fiscale, ma che avrà motivazioni ed effetti ben più ampi. Mauro condivide l’obiettivo di fondo della “soluzione Pannella” prospettata ieri dal leader radicale sul Foglio, cioè “la necessità di superare l’attuale stallo politico, anche affrontando problemi strutturali come la riforma della giustizia e mettendo fine alla ‘guerra civile’ tra berlusconiani e antiberlusconiani”, dice il ministro. (Qui l'intervista integrale).

    Il direttore Giuliano Ferrara, sul Foglio di ieri, parlava di "soluzione Pannella", sintetizzando così le possibili ricadute e i probabili limiti della proposta:

    "L’ipotesi Pannella salverebbe l’indispensabilità politica di Berlusconi per gli equilibri di governo, solo che si dimettesse o accettasse un voto sfavorevole comportandosi da buon cittadino e subisse la legalità uguale per tutti negando la legittimità etica e politica di quel che gli è accaduto, e facendosi banditore della giustizia per ciascuno, un nuovo Enzo Tortora. Spiazzerebbe grandi folle, genererebbe dubbi anche nell’Italia a lui avversa, avrebbe – questa strategia – ripercussioni internazionali e di scenario importanti. Ma due sono gli ostacoli. Il primo è già detto con la storia della Madonnina e della Torre di Pisa: sottrarsi all’ingiustizia combattendone le conseguenze legali è una forma di legittimo comportamento liberaldemocratico, è un difendersi da logiche processuali sospette, accanite, ad personam, delle quali è più che lecito diffidare. Il secondo ostacolo è la natura del fenomeno Berlusconi. Il Cav. non è mai stato un testimone minoritario, caparbio e radicale, di una guerra simbolica, è sempre stato un imprenditore e poi un politico forte di una comunicazione di massa che prevede la rete del consenso organizzata, la salvaguardia di interessi e umori, per non dire ideali, a non essere ridondanti. E poi un terzo ostacolo: queste cose magari si fanno, ma non si consigliano, la spinta deve essere strettamente personale". (Qui la versione integrale dell'editoriale)

    Il leader del Pdl su tutto questo scenario non si è ancora espresso direttamente, ma in un'intervista a Luigi Amicone anticipata ieri su Tempi ha quantomeno confermato un impegno sulla raccolta delle firme per presentare i referendum radicali: "Noi sosteniamo già in modo convinto quella campagna referendaria, con una nostra mobilitazione capillare su tutto il territorio. È giusto che nei prossimi mesi siano direttamente gli italiani, come già fecero nel 1987 con maggioranze amplissime, a poter realizzare nelle urne referendarie quelle riforme della giustizia che si sono rivelate impraticabili in Parlamento. Ho grande fiducia che entro il 30 settembre sarà stata raccolta, nonostante il periodo estivo, una valanga “buona” di firme liberali e garantiste”. (Qui l'intervista integrale di Berlusconi a Tempi)

    La "soluzione Pannella", però, richiederebbe ben altro.

    Berlusconi all'ultima battaglia di Lanfranco Pace