L'estate urlante dei grillini, da grande onda a innocuo ingombro

Redazione

Forse, tra la notte di san Lorenzo e la mattinata di ferragosto, delle famose cinque stelle almeno due o tre sono andate. Si alza il volume, tra i cittadini eletti; si eleva la posta, tra i cittadini portavoce; si issano nuovi bersagli, nel fervore movimentista. E si abbaia, soprattutto, alla luna. Da gran sorpresa, da grande onda, si sta trasformando, il grillismo del 25 per cento, nel grande innocuo ingombro. Prima l’attenzione era spasmodica, a ogni sospiro di ogni singolo eletto – e a ogni singolo sdegno, singolare degnazione – adesso si sta a un passo dall’alzata di spalle.

    Forse, tra la notte di san Lorenzo e la mattinata di ferragosto, delle famose cinque stelle almeno due o tre sono andate. Si alza il volume, tra i cittadini eletti; si eleva la posta, tra i cittadini portavoce; si issano nuovi bersagli, nel fervore movimentista. E si abbaia, soprattutto, alla luna. Da gran sorpresa, da grande onda, si sta trasformando, il grillismo del 25 per cento, nel grande innocuo ingombro. Prima l’attenzione era spasmodica, a ogni sospiro di ogni singolo eletto – e a ogni singolo sdegno, singolare degnazione – adesso si sta a un passo dall’alzata di spalle. Il governo Letta, la vigilanza di Napolitano, i guai del Cav., l’eterno guado del Pd – e i cinquestelle mai determinanti, quasi una colossale, giovanilistica, poco bocconiana, Scelta civica: di orgoglio carichi, di soluzioni scarse.

    Si è visto in queste ore, con le reazioni scontate e toni altissimi (appunto altisonanti). “Avete ridotto il paese a un deserto economico e sociale e vi aggrappate a un delinquente per sopravvivere. Non vi fate almeno un po’ schifo?”, ha amabilmente domandato Grillo sul blog. Poi, la mira, dal pidielle e da quello meno la elle, si è spostata direttamente sul capo dello stato. “Se Berlusconi sarà salvato, moriranno le istituzioni. Napolitano uscirà di scena nel peggiore dei modi. Il mio consiglio è che rassegni ora le dimissioni”. E la parola che il leader tace, il senatore Michele Giarrusso lo stesso tace ma meglio su Facebook la fa intendere (con il più autorevole dei conforti, “non è una mia posizione personale, anche Grillo è d’accordo e ci stiamo già preparando”). Scrive Giarrusso, scandendo le parole: “Qualsiasi atto di clemenza per Berlusconi sarebbe un atto eversivo. E il presidente dovrebbe essere messo in stato di accusa per attentato alla Costituzione”. Insomma, minaccia di impeachment per Giorgio Napolitano.
    Intanto, è tornato a farvi vivo il mitico Vito Crimi, ex capogruppo al Senato. Il quale, nonostante il parapiglia intorno alla possibile decadenza dallo scranno di senatore del Cav., fa rifiorire l’antica eroica disputa sulla legge 361 del ’57 che, sostiene, ne prevedeva l’ineleggibilità. Ma ha fatto un’ulteriore scoperta, Crimi: che non solo il Cav. non può essere eletto, ma neppure i suoi avvocati. Quindi, fuori dal Parlamento tanto il capo processato quanto Niccolò Ghedini e, si suppone, Piero Longo, i difensori, perché la legge “prevede che anche i legali dei soggetti ineleggibili di cui al comma 1, sono ineleggibili. Quindi occorrerà comunque valutare la posizione del suo avvocato Ghedini, che ricordiamo è senatore e come Berlusconi si è visto in Aula quattro volte in quattro mesi”.

    Dunque, molte animose intenzioni – dal Quirinale ad Arcore agli studi legali – ma al momento pochissime vittorie. Molti nemici, del resto, a destra e a sinistra, molto onore, fa intendere Grillo: “Il mutismo del pdmenoelle è quello dei complici, degli ignavi, di chi più prosaicamente non vuol perdere la pagnotta, la poltrona, il potere che si è autoconferito insieme al suo sodale di Arcore”. Ci si fa però lo stesso coraggio. Come esorta sempre Grillo: “Il Movimento 5 stelle non resterà a guardare, questo è certo. Prepariamoci all’autunno”. Sciarpe e galosce, per meglio affrontare la tenzone. Ma intanto c’è chi, tra i cinquestellati, è già di suo arrivato direttamente all’inverno, al Natale. Quelli siciliani che sostengono la giunta di Rosario Crocetta, per esempio. “O il governo entro dicembre inizierà a lavorare su provvedimenti ‘seri’ – ha tuonato il capogruppo Giancarlo Cancelleri – oppure lo sfiduciamo. Di questa rivoluzione non si sente neanche l’odore… Cosa siamo noi, solo tesserini che camminano?… Entro dicembre si deve uscire dall’immobilismo” – ché se la pagnotta evoca da Grillo è cosa deplorevole, pure attendere il panettone non pare granché. Poi, l’odore forse non si sente, ma l’innovazione si vede: dagli otto giorni che si davano una volta, con comodità si è (quasi) passati agli otto mesi.