Ottimismo cauto

L'occidente impigrito torna a crescere, ma le riforme non finiscono mai

Redazione

Il Wall Street Journal, quotidiano edito da Rupert Murdoch e tra le letture predilette nella comunità finanziaria, non è mai tenero nei giudizi sullo stato dell’economia americana o europea. A maggior ragione, colpiva ieri l’analisi pubblicata in prima pagina sullo stesso giornale e così intitolata: “Il mondo sviluppato si riprende la leadership economica”. Svolgimento: “Per la prima volta dalla metà del 2007, le economie avanzate, inclusi il Giappone, gli Stati Uniti e l’Europa, stanno contribuendo di più alla crescita dell’economia globale di quanto non facciano le economie emergenti”.

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    Il Wall Street Journal, quotidiano edito da Rupert Murdoch e tra le letture predilette nella comunità finanziaria, non è mai tenero nei giudizi sullo stato dell’economia americana o europea. A maggior ragione, colpiva ieri l’analisi pubblicata in prima pagina sullo stesso giornale e così intitolata: “Il mondo sviluppato si riprende la leadership economica”. Svolgimento: “Per la prima volta dalla metà del 2007, le economie avanzate, inclusi il Giappone, gli Stati Uniti e l’Europa, stanno contribuendo di più alla crescita dell’economia globale di quanto non facciano le economie emergenti”. Quest’anno infatti il tasso di crescita mondiale (3,3 per cento) sarà attribuibile per il 2,01 per cento al “mondo sviluppato” e per l’1,43 per cento al “mondo emergente”. Merito degli Stati Uniti, il cui pil dovrebbe crescere quest’anno attorno al 2 per cento, puntellato dalle politiche monetarie espansive della Fed. Ma anche del Giappone, la cui economia nel secondo trimestre è cresciuta del 2,6 per cento su base annua (vedi articolo nell’inserto I). Qualche timido segnale positivo arriva pure dall’Eurozona: mercoledì potrebbe essere reso noto che l’area euro è cresciuta dello 0,2 per cento nel secondo trimestre. Perfino in Grecia la recessione iniziata sei anni fa sembra rallentare: il pil si è contratto “solo” di 4,6 punti nel secondo trimestre e il bilancio pubblico fa segnare un avanzo primario di 2,6 miliardi. A proposito di Atene, ieri il ministero delle Finanze tedesco ha smentito di aver ricevuto un rapporto della Bundesbank in cui si sostiene che il paese non riuscirà ad approvare tutte le riforme necessarie e che quindi necessiterà di ulteriori aiuti europei. Fonti della Banca centrale tedesca, al Foglio, confermano però che il rapporto esiste ed è stato richiesto dallo stesso ministero.

    Complici gli impegni assunti dalle Banche centrali, i mercati finanziari paiono per il momento domati: lo spread tra Btp italiani e Bund tedeschi, ieri, ha chiuso sotto i  250 punti, dopo un’asta di Bot annuali con rendimenti in calo. La “svolta” dell’economia reale è in vista, ha fatto sapere il governo Letta, pur sempre parlando al futuro. E comunque in attesa delle riforme strutturali pro competitività e anti disoccupazione invocate la settimana scorsa da Mario Draghi.

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