Una settimana tra ceppi per il Cav., vangeli e Mattino con l'oro in bocca

Mario Sechi

Tutti al mare. Sotto l’ombrellone, un inedito romanzo a chiave: qual è la data del congresso del Pd? Cominciamo da qui, Montecitorio, direzione dei democratici, giovedì sera, 8 agosto, san Domenico Guzman, fondatore dei domenicani,  predicazione itinerante, vita mendicante e purezza dell’annuncio. Ecco, appunto, l’annuncio: c’è la data del Congresso! Ale Moretti sorride con quegli occhi smeraldini, fatali, Orfini conferma che sì, l’ha visto con i suoi occhi, esce Civati, sospira e chiude gli occhi: “Non abbiamo deciso niente!”. Ciak, si gira. Ilarità e scherno. C’è pure una diretta su La7, “In Onda”.

    Tutti al mare. Sotto l’ombrellone, un inedito romanzo a chiave: qual è la data del congresso del Pd? Cominciamo da qui, Montecitorio, direzione dei democratici, giovedì sera, 8 agosto, san Domenico Guzman, fondatore dei domenicani,  predicazione itinerante, vita mendicante e purezza dell’annuncio. Ecco, appunto, l’annuncio: c’è la data del Congresso! Ale Moretti sorride con quegli occhi smeraldini, fatali, Orfini conferma che sì, l’ha visto con i suoi occhi, esce Civati, sospira e chiude gli occhi: “Non abbiamo deciso niente!”. Ciak, si gira. Ilarità e scherno. C’è pure una diretta su La7, “In Onda”. Luca Telese ridacchia, l’umile estensore di questa colonna sismografica esclama un “no, dai, non ci credo…”,  Marco Damilano conferma lo psicodramma e squaderna le cronache del Komintern: “E’ una scena da Pcus, Epifani avrebbe confermato la data con un cenno del capo…”. 

    In attesa di una conferma dal Cremlino, una sola certezza: neanche il verdetto della Cassazione su Berlusconi (l’altro giovedì, 1 agosto) fa calare la pace in casa Epifani. Mezza tragedia? No, piena commedia. Dal segretario fino al sindaco. E’ domenica 4 agosto, caldo torrido, c’è un uomo solo al comando del gruppone democratico, è Ignazio Marino. Il primo cittadino della Capitale s’intabarra da pizzardone per elevare la contravvenzione: sia messo a verbale che il palco del Cavaliere in via del Plebiscito è contra legem. Tutto inutile, perché la via della fermata del bus tanto cara a Repubblica, il posto del palo segato e della “manifestazione abusiva”, passeranno alla storia per  il “resto qui e non mollo” di Silvio. Resta? Ma c’è la sentenza! E l’anticorruzione! E’ ineleggibile! E la grazia, la grazia giammai! Calma compagni, c’è il fattore Esposito in arrivo. Sì, quello che in piedi, a capo chino, scatarrando, leggeva la sentenza nell’aula Brancaccio del Palazzaccio. Arriva, arriva. Non prima di un “cordiale e fruttuoso” incontro tra Giorgio Napolitano e “i due Renati” del Pdl, Brunetta e Schifani, capigruppo alla Camera e al Senato. La tessitura è sempre in mano al Colle. E’ il 5 agosto, non si parla di grazia, ma di riforma della giustizia e rafforzamento del governo Letta. Tutti a nanna, perché Il Mattino ha l’oro in bocca. Non è “Shining” e non c’è neppure l’ombra di un Jack Nicholson alla macchina da scrivere. C’è lui, Antonio, il giudice Esposito che espone e s’espone  in un’intervista al quotidiano di Napoli. Espone le motivazioni della sentenza e s’espone al tiro a segno nel luna park. Ah, che meraviglia sapere con largo anticipo che il Cav. è stato condannato non perché “non poteva non sapere” ma perché sapeva ed era informato. Quando e come, vostro onore? E’ il 6 agosto, il barometro segna burrasca, Esposito s’espone, ancora, e nega tutto. Smentita ufficiale con bollo della Cassazione su un passaggio, quello del sapeva-non-sapeva per lui “completamente inventato” dai giornalisti di via Chiatamone.  Eh no, Alessandro Barbano, direttore de O’ Mattino ricorda che ammore e rogna nun se po’ nasconnere e offre al pubblico una registrazione da antologia. Play. Si sente una voce, è lui, Esposito. Parla. E’ un cinematografico pastiche di italiano e cilentano, non napoletano perché lui di Sapri è. Lo sventurato Esposito è inesorabilmente  imbobinato. Ha detto. E non vale il contraddetto. Ghedini e Coppi s’inalberano: “Fatto inaudito”. Giorgio Santacroce, presidente della Cassazione s’infuria (“intervista inopportuna”), l’Associazione nazionale magistrati s’imbarazza, Annibale Marini, presidente della prima commissione del Consiglio superiore della magistratura, due giorni dopo il pasticciaccio (giovedì, 8 agosto) prende carta e penna e fissa una seduta straordinaria per il 5 settembre. Esposito resta solo, anzi no. Con lui c’è Marco Travaglio. Auguri.

    E il Cav. che fa? In attesa dei ceppi domiciliari, riceve, telefona, va e viene, spegne e accende la luce del governo. Comizio domenica (4 agosto, “il governo deve andare avanti"), silenzio fino a giovedì e poi nota bombastica venerdì 8 agosto, ore 14:14, “l’Imu non si deve più pagare, è base dell’accordo di governo”. Stop and go. Stop and go. Lo zoo delle libertà esegue gli ordini: pitonesse, pitoni, falchi, colombe e quaglie ora più che mai sono come l’intendenza napoleonica. Note di colore. La Santanché romanticamente lo vede bene, Silvio in carcere, perché “sarà la nostra Tymoshenko” (8 agosto, Agi, ore 10:16). Chiosa tecnica di un parlamentare libertarian sulla detenzione: “Certo che ci va in cella. Con la Tymoshenko” (8 agosto, Stravinskij Bar, Hotel De Russie, ore 23.00). E’ il 9 agosto, temperature in diminuzione. Sveglia del mattino con il ministro degli Esteri Emma Bonino su Radio Anch’io: “Governare in questa situazione è una sfida che ha dell’impossibile”. Raffica di ottimismo Radicale.

    Giobbe Enrico Letta, quello che fa il premier nonostante il suo partito, ha un bel daffare. E’ sceso in coperta, sente scricchiolii da tutte le parti, entra in tackle sugli “amici” del Pd con un “attenti, se si vota ora, si rifanno le larghe intese”, si gratta la testa quando vede il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni proporre un giochino da ufficio studi, il rebus dell’Imu con nove soluzioni (7 agosto, 105 pagine online sul sito del ministero dell’Economia) e nessuna decisione che però Letta assicura “arriverà a fine agosto” così forse stoppa la cavalleria corazzata di Berlusconi così stoppa la rivolta del Pdl, sente Renzi lanciare un altro penultimatum perché lui “è leale” e il governo “non deve durare ma fare” (7 agosto, vangelo secondo Matteo recitato a Castelfranco Emilia, in provincia di Modena) e lui, Enrico, ce la mette tutta e fa quel che può, incassa il sì al decreto legge Fare  e spiega che “il governo è più saldo di quel che si pensi” (conferenza stampa a Palazzo Chigi, 9 agosto), fissa un Consiglio dei ministri per il 23, vede il giro di boa dell’estate e speriamo che in settembre me la cavo con Napolitano. Durerà? Vale quel che scriveva Longanesi: La cosa “va” ancora… Ma è una “cosa” misteriosa, una misteriosa cosa “che va”, e non se ne sa il perché. E allora, tutti al mare.