
Jeff Bezos e Diego Della Valle
Comprare il Washington Post. Non comprare il Corriere della Sera. Ciascuno fa quel che vuole dei suoi soldi, ma sta a chi scrive sui giornali distinguere, discernere, cercare di capire. Non siamo l’America: lavoriamo meno, siamo infinitamente meno produttivi, abbiamo un sistema di regole vecchio, un welfare incautamente generoso, una mobilità inferiore, uno stato molto più impiccione, un sistema di istruzione e di cultura protetto ma tutt’altro che all’altezza delle necessità di uno sviluppo sensato (delle sfide della globalizzazione, scriverebbe il giornalista collettivo), un modo di essere e di funzionare del capitalismo che è intrinsecamente pattizio, poco libero, poco coraggioso.
Ferraresi Vendita di un'epopea - Raineri Aggiungi un Post a tavola - Innovazione, semplificazione, visione e frugalità creativa: i princìpi filosofici di Bezos detti con parole sue - Linkiesta, il Post e Wired la pensano diversamente sulla mossa di Bezos. Un capriccio. No, una rivoluzione - Masneri Da Bezos a Buffett, i grandi capitalisti americani non replicano l’arrendevolezza di quelli italiani sul Corriere - Buttafuoco Non può che essere colpa di Crocetta se il Post improvvisamente è stato svenduto
Comprare il Washington Post. Non comprare il Corriere della Sera. Ciascuno fa quel che vuole dei suoi soldi, ma sta a chi scrive sui giornali distinguere, discernere, cercare di capire. Non siamo l’America: lavoriamo meno, siamo infinitamente meno produttivi, abbiamo un sistema di regole vecchio, un welfare incautamente generoso, una mobilità inferiore, uno stato molto più impiccione, un sistema di istruzione e di cultura protetto ma tutt’altro che all’altezza delle necessità di uno sviluppo sensato (delle sfide della globalizzazione, scriverebbe il giornalista collettivo), un modo di essere e di funzionare del capitalismo che è intrinsecamente pattizio, poco libero, poco coraggioso. Tanto altro materiale ci distingue dal paese delle libertà e del rule of law. La vita da noi è più dolce, ogni buon americano sogna il viaggio-vacanza in Francia o in Italia, gli artisti facoltosi vengono in residence e bevono con piacere vini magnifici in un clima permissivo, ma i costi da concertazione e corporazione che sopportano le giunture sociali più delicate del paese, compresi i giovani travolti dalla crisi e dall’insicurezza identitaria, sono ormai poco sostenibili.
Diego Della Valle avrebbe qualcosa di berlusconiano e dunque anche un tratto americano, quali che siano le simpatie o le antipatie che il personaggio pubblico è capace di ispirare con le sue guasconate e i suoi compromessi al ribasso e le sue vanità. Non è solo il proprietario di un’industria che produce scarpe e un bouticcaro del made in Italy. Ha elargito per la ristrutturazione del Colosseo, un percorso trionfale e anche inedito del denaro privato nell’interesse pubblico, che gli è costato le solite rogne amministrative e giudiziarie che tengono sotto qualunque innovatore. Per vie diverse da quelle della straordinaria avventura tecnologica legata al web, Amazon, Della Valle è arrivato a un buon livello di liquidità capitalisticamente disponibile; non saranno i quasi trenta miliardi di dollari di Bezos, ma l’imprenditore che sul Corriere della Sera ha lanciato un confuso bid, un’offerta virtuale, è sotto molti profili un vedente nel paese dei ciechi.
L’acquisto del WP da parte del fondatore di Amazon non è solo una notizia 2.0, una faccenda per esperti del digitale e dell’on line, una parabola della nuova ricchezza e del suo impiego anche in settori di tradizione. E’ molto di più. E’ una prova di funzionamento del capitalismo americano, una testimonianza della sua vitalità, del fatto che le crisi lì ristrutturano, cambiano i termini di una vecchia organizzazione del potere, anche di quello simbolico e mondano, anche di quello specifico fattore d’influenza che è un giornalone di nome e qualità mondiali insediato nell’establishment washingtoniano. In quel mondo le notizie hanno una loro pulizia e decifrabilità. Donald Graham non ce l’ha fatta, le perdite sono insopportabili, si cerca una nuova casa e un nuovo proprietario, e quello arriva, ci sono colloqui personali nell’Idaho, poi rumors e infine l’annuncio di una decisione debitamente prezzata, trasparente e comprensibile, non solo agli analisti di mercato e ai guru dei media.
Da noi è la solita lagna. L’outsider di turno, tanti anni dopo la formidabile storia del piccolo costruttore che sfida la Rai e il servizio pubblico di stato, rompe il monopolio e trasforma radicalmente il mercato pubblicitario, nonché il gusto e la stessa utenza televisiva, creando poi un popolo che sarà chiamato a ratificare una grande avventura politica, inaudita nel mondo intero, l’outsider è ancora un intruso, uno che deve essere sottoposto a mille combinazioni che si chiamano potere bancario e mediobancario, galassia del nord, alleanze pattizie esclusive, tentativi di assicurarsi poteri e prepoteri con esborsi ridicoli e provvisori di denaro. Stitichezze varie, mancanza di un grande gioco, di una borghesia imprenditoriale dotata di immaginazione e di senso del rischio, di calcolo razionale misurato su un orizzonte ampio, a perdita d’occhio.
Gli Stati Uniti conosceranno la rivoluzione, digitale e di carta in proporzioni che poi vedremo, e Bezos sarà uno di quei capitalisti per i quali si potrà dire che è valsa la pena rischiare o che comunque ci hanno provato. L’Italia e la sua Milano degli affari regolati dai patti di sindacato vedrà cose anche solo alla lontana paragonabili a queste? Pochi capitali disponibili e regole fatte apposta per immobilizzarli, per dissuadere chiunque dalla voglia di imprimere una spinta al sistema, anche comprando vecchi giornali in debito e facendone una nuova impresa, un progetto di vita e di cultura. Che guaio meschino.
Ferraresi Vendita di un'epopea - Raineri Aggiungi un Post a tavola - Innovazione, semplificazione, visione e frugalità creativa: i princìpi filosofici di Bezos detti con parole sue - Linkiesta, il Post e Wired la pensano diversamente sulla mossa di Bezos. Un capriccio. No, una rivoluzione - Masneri Da Bezos a Buffett, i grandi capitalisti americani non replicano l’arrendevolezza di quelli italiani sul Corriere - Buttafuoco Non può che essere colpa di Crocetta se il Post improvvisamente è stato svenduto


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