
Il principio di realtà vince
Il principio di realtà, invocato da Giorgio Napolitano nel suo intervento alla tradizionale cerimonia del Ventaglio, ha suscitato proteste di stile arcaico, come quelle di Fausto Bertinotti, ma si afferma nei fatti. Il Parlamento approva il decreto del “Fare”, boccia le spericolate mozioni di censura, sostiene l’esecutivo con voti palesi e segreti. A leggere Repubblica, che ha scelto di allontanarsi dalla strada tracciata dal Quirinale, o a seguire gli stanchi talk-show preferiali dove imperversano gli oppositori, sembrerebbe che il quadro politico sia sull’orlo della dissoluzione, ma se si considerano i fatti si vede una realtà diversa.
Merlo Il governo in attesa di giudizio (Mediaset) dà fiato alle opposizioni
Il principio di realtà, invocato da Giorgio Napolitano nel suo intervento alla tradizionale cerimonia del Ventaglio, ha suscitato proteste di stile arcaico, come quelle di Fausto Bertinotti, ma si afferma nei fatti. Il Parlamento approva il decreto del “Fare”, boccia le spericolate mozioni di censura, sostiene l’esecutivo con voti palesi e segreti. A leggere Repubblica, che ha scelto di allontanarsi dalla strada tracciata dal Quirinale, o a seguire gli stanchi talk-show preferiali dove imperversano gli oppositori, sembrerebbe che il quadro politico sia sull’orlo della dissoluzione, ma se si considerano i fatti si vede una realtà diversa. C’è una comprensione per un esecutivo che cerca soluzioni pragmatiche, con le poche risorse necessarie, per bloccare la spirale dello strangolamento fiscale e per trovare spazi di innovazione, come è avvenuto embrionalmente nell’intesa stipulata per l’Expo milanese. Tutti vorrebbero di più e più in fretta, ma in sostanza il comportamento dei partiti di maggioranza è improntato alla corresponsabilità. Dato che non va sottovalutato, se si considera la situazione eccezionale in cui si trova il centrodestra, paralizzato dall’attesa per una sentenza che potrebbe avere effetti pesanti, e quella del Partito democratico, alle prese con un percorso congressuale costellato da insidie reali o presunte. Enrico Letta ha assunto una sorta di rappresentanza politica di questo principio di realtà e sta svolgendo la sua funzione con una certa autorevole abilità. Invece di farsi condizionare dai mugugni interni al suo nevrotico partito, reagisce chiedendo ai suoi lealtà, con un piglio quasi fanfaniano: “Dobbiamo ricostruire il Pd dopo la vicenda dell’elezione del presidente della Repubblica”, ha detto ieri all’assemblea del gruppo dei deputati pd, denunciando una deleteria “incapacità di tenere” di fronte “all’autonoma assunzione di responsabilità”. In questo modo Letta assume oggettivamente un ruolo di antagonista dell’altro pretendente pd alla guida del governo, Matteo Renzi, senza subirne più di tanto l’assedio.
Che si apra un confronto nel Pd è fisiologia democratica. Ma c’è da sperare che la sfida tra questi due esponenti dell’area cattolica del partito non assuma i caratteri di personalismo e di ritorsione che ha avuto per anni quella tra i dioscuri dell’area di origine comunista, Massimo D’Alema e Walter Veltroni. Per evitarlo i due protagonisti di oggi devono soprattutto evitare di farsi condizionare da tifoserie interessate, come quella del gruppo De Benedetti per Renzi, che tende a trasformare la sua propensione all’autosufficienza in sabotaggio dell’esecutivo, o quella dei seguaci di Pier Luigi Bersani per Letta, con l’obiettivo di rivendicare un continuismo deleterio e paralizzante nella gestione del partito. Anche in questa sfida, alla fine, vincerà chi saprà meglio rispettare il principio di realtà.
Merlo Il governo in attesa di giudizio (Mediaset) dà fiato alle opposizioni


Il Foglio sportivo - in corpore sano
Fare esercizio fisico va bene, ma non allenatevi troppo
