La crisi kazaca alla luce di quel che Napolitano ha saputo da Visco

Mario Sechi

"Follow the money”. Segui i soldi, buona regola del giornalismo per capire come gira il mondo e dove stanno le notizie. Proviamoci. Apriamo il taccuino e seguiamo Ignazio Visco, governatore di Bankitalia. Lo spunto per il pedinamento mi arriva qualche ora dopo l’assemblea dell’Abi (10 luglio). Pranzo con un economista dal pensiero controvento dotato di tempra da ex ministro. Alla prima portata, sorride e scatta un’istantanea: “Visco sostiene il governo Letta. E bisogna interrogarsi sullo scenario”. Il taccuino non è aperto, ma la frase resta in mente. Cosa ha detto Visco ai banchieri italiani? “Non possiamo rischiare di perdere la fiducia degli investitori, fragile ed esposta alle mutevoli valutazioni degli analisti.

    "Follow the money”. Segui i soldi, buona regola del giornalismo per capire come gira il mondo e dove stanno le notizie. Proviamoci. Apriamo il taccuino e seguiamo Ignazio Visco, governatore di Bankitalia. Lo spunto per il pedinamento mi arriva qualche ora dopo l’assemblea dell’Abi (10 luglio). Pranzo con un economista dal pensiero controvento dotato di tempra da ex ministro. Alla prima portata, sorride e scatta un’istantanea: “Visco sostiene il governo Letta. E bisogna interrogarsi sullo scenario”. Il taccuino non è aperto, ma la frase resta in mente. Cosa ha detto Visco ai banchieri italiani? “Non possiamo rischiare di perdere la fiducia degli investitori, fragile ed esposta alle mutevoli valutazioni degli analisti. Le politiche di bilancio devono rimanere responsabili; le riforme già definite e quelle da attuare vanno collocate in un disegno organico, enunciandone con chiarezza le finalità”. E’ una mano data a Fabrizio Saccomanni, ex di Via Nazionale catapultato al ministero dell’Economia, in preda al dilemma dell’Imu e dell’Iva, stretto tra i giochi delle brunettiadi e delle fassiniadi. Il giorno dopo Visco cambia scena e va a Montecitorio. Si ritrova nella Sala della Regina con il presidente Giorgio Napolitano a ricordare la figura di Beniamino Andreatta, protagonista di un libro curato da Alberto Quadrio Curzio e Claudia Rotondi. Dalla sua borsa sbuca un intervento di quattro cartelle dove un vecchio saggio sul divario tecnologico tra America ed Europa, diventa lo spunto del governatore per riaffermare il percorso “dall’Unione monetaria ed economica, passando per l’Unione bancaria e quella fiscale e del bilancio, tende – o dovrebbe tendere – all’Unione politica”. Linea europeista. Dottrina Napolitano espressa prima con il governo tecnico di Mario Monti e ora con le larghe intese di Enrico Letta. Linea riassunta con una sola parola: stabilità. Stretta di mano e see you soon tra i due napoletani educati all’inglese.

    Il bollettino di Bankitalia è in fase di stampa. L’agenda di Re Giorgio al Quirinale nel frattempo s’infittisce, scoppia il caso Shalabayeva, Alfano dice non so niente, il Pd dice che sa tutto e apre il suo congresso kazaco. Si sente puzza d’arrosto governativo. E nel diario di Napolitano compare il nome di Visco. Il governatore sale al Quirinale lunedì 15 luglio, una visita che passa come “routine”, ma rivelatrice di strategie, sintonie, armonie. Visco informa il presidente sull’andamento negativo del pil, sul debito che galoppa e sui rischi ancora alti per il mercato dei titoli di stato. Napolitano ascolta e comincia a fissare alcuni passaggi che gli serviranno per un suo intervento che si rivelerà decisivo. Quarantotto ore dopo (mercoledì 17 luglio), arriva come un lampo il Bollettino statistico di Bankitalia che fa emergere la realtà e l’urgenza di difendere il paese. Flash. Il pil italiano si contrarrà dell’1,9 per cento quest’anno per poi risalire dello 0,7 per cento il prossimo; le condizioni del credito sono ancora tese e le piccole e medie imprese in difficoltà; le entrate a maggio sono in calo; il debito pubblico è schizzato a quota 2.074 miliardi di euro. Intanto su un altro pianeta infuria il caos kazaco, il Pd fa prove di scissione, Matteo Renzi accarezza l’idea della spallata. Stop! Re Giorgio prende carta e penna, prepara il suo discorso per la Cerimonia del ventaglio. Arriva giovedì (18 luglio) e il presidente rimette sui binari il convoglio del governo sulla via del deragliamento. Il problema non è il Kazagate, non sono le sorti di Alfano, gli psicodrammi del Pd e le ambizioni di Renzi. No, cari partitanti, “quel che costituisce sempre il punto di riferimento fondamentale per le istituzioni e per le forze politiche e sociali, è la criticità delle condizioni economiche e sociali del nostro paese, la serietà delle incognite con cui ci confrontiamo”. Napolitanocita, fa riferimento, rafforza, indica e traccia la rotta usando gli strumenti di misurazione di Visco.

    Passaggi e paesaggi di una collaborazione totale. Premessa e citazione integrale: “Come disse il 31 maggio scorso il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, concludendo le sue Considerazioni finali”. Post-it per ribadire il concetto: “Ci aiuta in questo senso il Bollettino economico della Banca d’Italia appena reso pubblico”. Passaggio d’orgoglio e critica al rating incauto: “Il documento della Banca d’Italia, pur senza indulgere a valutazioni sdrammatizzanti e a facili illusioni, riafferma dati positivi – anche confutando giudizi posti a base della recente decisione dell’agenzia Standard & Poor’s”. E’ il concerto tra Bankitalia e Quirinale. Uno conta e l’altro canta. E’ venerdì, Napolitano nel weekend tesse la tela e riposa, Saccomanni e Visco sono al G20 a Mosca, Alfano resta al Viminale, il governo è salvo. Lo spartito del presidente e del governatore funziona, la crisi può attendere.