_492x275_1597895777423.jpg)
Scoppia la bolla dei veleni
L’assoluzione dall’accusa di aver favorito la mafia del generale dei carabinieri Mario Mori e del suo coimputato, il colonnello del Ros, Mauro Obinu, è un atto di perfetta giustizia che premia la difesa tenace e istituzionale di grandi servitori dello stato (Mori è responsabile dell’arresto del capo dei capi Totò Riina) e castiga l’avvilente protervia con cui Antonio Ingroia, Nino Di Matteo e altri della procura di Palermo hanno sollevato il velenoso polverone della trattativa stato-mafia, il vento calunnioso dei media ribaldi aiutando. La sentenza non si limita a inorgoglire compostamente alcuni di noi, la minoranza che ha sbattuto per tempo in faccia ai prepotenti e ai furbi la controverità ora convalidata in giudizio, e a indurre alla vergogna l’establishment dell’antimafia chiacchierona e politicamente orientata: c’è di più, molto di più.
Cerasa Così a Palermo è nato il processo al processo sulla trattativa - Leggi anche Proscrizione e liberazione. I firmatari della menzogna da cui la sentenza ci libera
L’assoluzione dall’accusa di aver favorito la mafia del generale dei carabinieri Mario Mori e del suo coimputato, il colonnello del Ros, Mauro Obinu, è un atto di perfetta giustizia che premia la difesa tenace e istituzionale di grandi servitori dello stato (Mori è responsabile dell’arresto del capo dei capi Totò Riina) e castiga l’avvilente protervia con cui Antonio Ingroia, Nino Di Matteo e altri della procura di Palermo hanno sollevato il velenoso polverone della trattativa stato-mafia, il vento calunnioso dei media ribaldi aiutando. La sentenza non si limita a inorgoglire compostamente alcuni di noi, la minoranza che ha sbattuto per tempo in faccia ai prepotenti e ai furbi la controverità ora convalidata in giudizio, e a indurre alla vergogna l’establishment dell’antimafia chiacchierona e politicamente orientata: c’è di più, molto di più.
Da oggi è chiaro che i pupari del pataccaro e calunniatore Massimo Ciancimino, gente potente nei tribunali, nella politica, nei giornali che si vogliono perbene e in tv, ci hanno fatto vivere per molti anni, alimentando l’incubo o lo psicodramma con le inchieste su Mori e il tentativo di distruggere la credibilità dell’Arma dei carabinieri e dello stato stesso, in una bolla di mistificazione politica e civile di cui dovranno rendere conto, anche di fronte all’opinione pubblica aizzata e tradita così subdolamente.
Prego il lettore di annotare che non si tratta di quisquilie e pinzillacchere. La bolla costruita con il contributo di tanti mozzorecchi, alimentata dai processi al generale Mori e dalla loro dépendance che è il processone su stato e mafia in corso a Palermo, è la seguente narrazione. Lo stato dopo la strage di Capaci ha cercato i mafiosi e ha contratto un pactum sceleris per proteggersi dalla loro violenza. Borsellino ne è venuto a conoscenza ed è stato assassinato per questo. Il processo a carico dei suoi assassini è stato truccato ingannando gli stessi magistrati palermitani impegnati nella caccia ai mafiosi. La spectre della trattativa ha provocato la caduta di ministri dall’ineccepibile reputazione antimafiosa, come Claudio Martelli e Enzo Scotti, rispettivamente alla Giustizia e all’Interno, e la loro sostituzione con Giovanni Conso e Nicola Mancino. Il primo si attiva per togliere dal regime carcerario speciale un certo numero di mafiosi. Arrestato Riina, ne è stata salvata la cricca criminale con l’atto mancato della perquisizione del suo covo (c’è stata una prima assoluzione in giudizio). All’arresto di Binnu Provenzano, qualche anno dopo, non si procede in segno di rispetto del patto criminale (ma qui arriva, ieri, la seconda assoluzione in giudizio). La testimonianza di Massimo Ciancimino, figlio di Don Vito, il politico dc affiliato ai corleonesi, viene assunta dalla procura di Palermo come una “icona dell’antimafia”. Il generale Mori nel processo che lo assolverà dimostra irrefutabilmente che alcune carte addotte da Massimo Ciancimino sono falsificazioni materiali. La procura deve prenderne atto, e arresta il teste pataccaro per calunnia contro il prefetto Gianni De Gennaro, prima che all’arresto proceda altra procura la cui linea investigativa è difforme da quella di Ingroia. Una furibonda campagna mediatica instilla nell’opinione pubblica l’idea che questa narrazione sia l’unica veritiera possibile: lo stato è intrinsecamente amico di Cosa nostra, una verità che si diffonde nei media internazionali sputtanando l’Italia. Nicola Mancino successivamente si attiverà per tutelarsi dalle propalazioni a suo danno, innescate dal pusillo tentativo dell’onorevole Martelli di restituirsi l’onore politico; viene coinvolto il Quirinale, un alto funzionario della presidenza muore “sul campo” nel contesto di una diffamazione che ammorba le istituzioni con il sospetto di una grande macchinazione per coprire la verità, il capo dello stato è costretto a difendere le sue prerogative chiedendo alla Corte costituzionale la distruzione di intercettazioni ai suoi danni, la cui esistenza è rivelata da un procuratore di Palermo sodale di Ingroia, il Di Matteo, nell’ambito di una corsa confusa alle elezioni politiche, coronata dall’insuccesso e dalla penosa ricerca di una sistemazione ex post per l’alfiere della campagna di smerdamento dello stato (un conto è l’accanimento giudiziario, un altro conto è la trasformazione di Ingroia in icona della lotta contro il patto stato-mafia).
E’ chiaro? L’assoluzione di Mori è la pietra tombale su questa immensa sconcezza che ha alimentato l’industria politica della disinformazione e della turlupinatura dell’opinione pubblica. Il delitto politico, a parte la vicenda giudiziaria che ne è lo sfondo malandato e barcollante, ha i suoi firmatari. La lista di proscrizione dei malandrini la pubblichiamo qui sotto, ed è incompleta. E’ una lista che ci libera da ogni complesso e libera l’opinione pubblica da una disperante menzogna che ha ammorbato il paese. Proscrizione e liberazione.
Cerasa Così a Palermo è nato il processo al processo sulla trattativa - Leggi anche Proscrizione e liberazione. I firmatari della menzogna da cui la sentenza ci libera


Il Foglio sportivo - in corpore sano
Fare esercizio fisico va bene, ma non allenatevi troppo
