La vita e altre “guerre de Dios”

Matteo Matzuzzi

Con un piede già sulla scaletta dell’airbus che lo condurrà a Rio de Janeiro per la Giornata mondiale della gioventù – padre Federico Lombardi ha sottolineato ieri che il programma è stato intensificato con l’avvicendamento al Soglio petrino – Papa Francesco parla di questioni bioetiche. Lo fa con una lettera ai cattolici di Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda, che il 28 luglio celebreranno la Giornata per la vita. “Tutti devono arrivare a riconoscere l’inestimabile valore di ogni vita umana. Anche i più deboli e i più vulnerabili, i malati, gli anziani, i non nati e i poveri, sono capolavori della creazione di Dio, fatti a sua immagine, destinati a vivere per sempre e meritevoli della massima riverenza e rispetto”, scrive Bergoglio.

    Con un piede già sulla scaletta dell’airbus che lo condurrà a Rio de Janeiro per la Giornata mondiale della gioventù – padre Federico Lombardi ha sottolineato ieri che il programma è stato intensificato con l’avvicendamento al Soglio petrino – Papa Francesco parla di questioni bioetiche. Lo fa con una lettera ai cattolici di Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda, che il 28 luglio celebreranno la Giornata per la vita. “Tutti devono arrivare a riconoscere l’inestimabile valore di ogni vita umana. Anche i più deboli e i più vulnerabili, i malati, gli anziani, i non nati e i poveri, sono capolavori della creazione di Dio, fatti a sua immagine, destinati a vivere per sempre e meritevoli della massima riverenza e rispetto”, scrive Bergoglio, garantendo “le sue preghiere affinché la Giornata della vita contribuisca a garantire che la vita umana riceva sempre la protezione che le è dovuta”.

    Parole chiare come mai prima d’ora si erano sentite dal successore di Benedetto XVI. A colpire erano stati soprattutto i silenzi in occasione della Giornata dell’Evangelium Vitae, celebrata in San Pietro lo scorso giugno. L’occasione era perfetta: si ricordava la grande enciclica di Giovanni Paolo II del 1995 centrata sulla battaglia per la difesa della vita “dal concepimento alla morte naturale”. Un contributo talmente importante che tra le righe di quell’enciclica ci fu chi vide proclamati almeno due dogmi di fede. Ecco perché da Bergoglio ci si attendevano parole forti sulla materia. Ma le attese andarono deluse. Francesco si limitò solo a  qualche accenno, pochi riferimenti diretti a quel testo e nessuna parola su aborto, eutanasia, nozze omosessuali. Silenzi che preoccuparono non solo i protagonisti delle marce e dei movimenti per la vita, ma anche quel fronte ecclesiale che dal pontificato di Wojtyla in poi viveva quotidianamente la lotta in difesa dei principi non negoziabili. Un  comportamento, quello del Pontefice argentino, che aveva portato il  vaticanista dell’Espresso, Sandro Magister, a dare ormai per “comprovato che (il Papa, ndr) abbia deciso di tacere su questi temi, che investono la sfera pubblica, convinto che tali interventi competano non al Papa ma ai vescovi di ciascuna nazione”.

    Un indizio che confermava questa tesi poteva essere letto nelle parole pronunciate a braccio davanti ai vescovi italiani che lo scorso maggio si erano recati in Vaticano per la professione di fede. Quel giorno, parlando con il cardinal Bagnasco, Bergoglio disse che “il dialogo con le istituzioni politiche è cosa vostra”. Frase usata da quel momento in poi per giustificare i silenzi del Papa sui principi non negoziabili. Il rischio di questa distinzione di ruoli, aggiungeva ancora Magister, “è alto, dato il giudizio poco lusinghiero che Francesco ha mostrato di avere sulla qualità media dei vescovi del mondo”. Eppure, il gesuita argentino sul piano dottrinale è in piena continuità con Ratzinger e Wojtyla, e basta rileggersi certe sue omelie a Buenos Aires o pensare alla chiamata alla “guerra de Dios” contro i matrimoni gay per rendersi conto che la linea non è cambiata. A cambiare è lo stile pastorale, le priorità dell’agenda missionaria che il Papa preso quasi alla fine del mondo si è dato per questo primo scorcio di pontificato.

    • Matteo Matzuzzi
    • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.