Il nemico della carta

Piero Vietti

Un miliardo di euro in meno in appena dodici mesi. Di tanto si è ridotto – secondo i dati dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni presentati ieri alla Camera dal presidente Angelo Marcello Cardani – il valore complessivo del sistema integrato delle comunicazioni in Italia. Il malato cronico per eccellenza è noto: l’editoria ha perso nel 2012 il 14 per cento dei ricavi rispetto al 2011, e la sola carta stampata ha fatto registrare in due anni un miliardo di euro in meno di fatturato. Ma se la carta piange, radio e tv non ridono: la crisi economica ha colpito innanzitutto la pubblicità, e fatta eccezione per Internet nel nostro paese i media tradizionali stanno attraversando un momento difficile.

    Un miliardo di euro in meno in appena dodici mesi. Di tanto si è ridotto – secondo i dati dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni presentati ieri alla Camera dal presidente Angelo Marcello Cardani – il valore complessivo del sistema integrato delle comunicazioni in Italia. Il malato cronico per eccellenza è noto: l’editoria ha perso nel 2012 il 14 per cento dei ricavi rispetto al 2011, e la sola carta stampata ha fatto registrare in due anni un miliardo di euro in meno di fatturato. Ma se la carta piange, radio e tv non ridono: la crisi economica ha colpito innanzitutto la pubblicità, e fatta eccezione per Internet nel nostro paese i media tradizionali stanno attraversando un momento difficile. Gli unici ricavi a essere cresciuti nell’ultimo anno sono stati infatti quelli dei media su Internet, anche se quel +12 per cento del 2012 rispetto all’anno precedente è ancora lontano dal coprire le perdite cartacee. La crisi di fatturato che ha investito l’editoria tradizionale, faceva notare Cardani, si è avuta “non solo per effetto della contrazione generale della raccolta pubblicitaria, ma anche per il cambiamento nella struttura del mercato”. Qui però sorge il problema.

    Per anni in Italia si è assistito al declino dei prodotti cartacei guardando con sospetto la parallela crescita di quelli digitali legati a Internet. Il Web è stato spesso visto come il colpevole del declino del cartaceo e per questo boicottato. Da qualche tempo alcuni editori hanno cominciato a investire sul Web, anche se le redazioni continuano a reputare il digitale una deminutio e la pubblicazione su cartaceo come l’unico coronamento degno al lavoro fatto. Come illustrato anche dall’Agcom ieri, i numeri raccontano un’altra storia, però, e continuare a considerare Internet come una minaccia quantomeno da contenere (se non proprio da evitare) porterà a un’accelerazione della crisi che ormai si trascina da qualche anno. Solo se si cominceranno seriamente a considerare la rete e il digitale come incentivo a cambiare i modelli di offerta ai lettori, media ed editori potranno sperare di superare più o meno indenni questa crisi epocale per il settore. Anche se qui si apre un altro capitolo del problema: ancora oggi un italiano su tre non ha accesso a Internet.

    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.