
Batracomiomachia borghese
Il “salotto” del capitalismo italiano non è più così “buono”, complici i cambiamenti imposti da un vincolo esterno potente come la crisi globale, ma resta pur sempre un salotto. E così Diego Della Valle (DDV) e Sergio Marchionne, uomini di denari e di idee che pure hanno innovato (o promesso d’innovare), nella contesa per il controllo del Corriere della Sera tornano per un po’ ad accomodarsi sul divano della borghesia. Senza disdegnare la confortevole coperta della gazzarra politica.
L'editoriale La produttività è fottuta. E due - Fazio Consociativismo senza ritorno - L’Italia dei Boldrini processata da un gran Marchionne - Marchionne sferza l’Italia dei veti con “l’ultimo investimento”, per ora
di Alberto Brambilla e Marco Valerio Lo Prete
Il “salotto” del capitalismo italiano non è più così “buono”, complici i cambiamenti imposti da un vincolo esterno potente come la crisi globale, ma resta pur sempre un salotto. E così Diego Della Valle (DDV) e Sergio Marchionne, uomini di denari e di idee che pure hanno innovato (o promesso d’innovare), nella contesa per il controllo del Corriere della Sera tornano per un po’ ad accomodarsi sul divano della borghesia. Senza disdegnare la confortevole coperta della gazzarra politica. Da una parte DDV due giorni fa ha abbandonato improvvisamente i sogni di palingenesi di un capitalismo dai meccanismi autoparalizzanti e ha invocato la difesa quirinalizia della “libertà d’espressione”; dall’altra Marchionne ha smesso il pullover delle traversate senza sosta tra Detroit e Torino e ieri ha ribadito che l’italianissima Rcs è davvero “strategica” per Fiat.
Tutto era cominciato con l’aumento di capitale di Rcs: DDV, azionista fuori patto (con l’8,7 per cento), si era detto pronto a cogliere l’occasione per diventare il “padrone” del Corriere in barba agli immobilismi dei pattisti, fossero essi banchieri o imprenditori. Degno epilogo di mesi passati a criticare gli “arzilli vecchietti”, tra cui il banchiere di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli – salvo avergli chiesto da poco consiglio per fronteggiare gli Agnelli, per poi giocarsi il suo appoggio con l’irrituale richiesta d’intervento indirizzata al Quirinale, sortita stigmatizzata ieri da Bazoli –, poi a bacchettare i “cosmopoliti” John Elkann e Marchionne, infine a picconare i patti di sindacato mediobancheschi. Una cavalcata interrotta il 28 giugno scorso dal giovane Elkann, che dava notizia di aver rastrellato con circa 90 milioni di euro i diritti Rcs fino ad arrivare al 20,1 per cento della società, diventandone lui il padrone. DDV aveva annunciato la contromossa, poi pare aver cambiato radicalmente strategia. Prima aveva lamentato la telefonata dell’erede degli Agnelli al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano; poi a Napolitano ha inviato lui stesso una lettera aperta (pubblicata ieri dal Corriere e con inserti a pagamento su altri giornali) perché “io, e credo molti italiani, abbiamo bisogno di conoscere il suo pensiero”. Ieri comunque il presidente della Repubblica ha detto di non volere entrare nel merito: pur avendo “colto” l’appello del patron di Tod’s, “decide il mercato”, ha aggiunto.
Altra giravolta: prima DDV voleva sottrarre il Corriere al Patto e a Fiat per scuotere un capitalismo stantìo. Due giorni fa ha ripiegato su argomenti diversi: l’invocato passo indietro di tutti gli azionisti, lui compreso, sarebbe da compiere in nome della “libertà d’espressione”, perché “bisogna evitare che chiunque tenti di prendere il controllo del gruppo Rizzoli per poter poi utilizzarlo come strumento di pressione” (ricorda la linea di Eugenio Scalfari, fondatore di Repubblica e competitor del Corriere). Nel pieno della disputa, anche Marchionne l’americano, che pure ieri dallo stabilimento di Atessa sferzava il paese irriformabile (vedi articolo a lato), ha rivalutato per un attimo il tepore del salotto definendo “strategico” l’investimento in Rcs. Al punto che ieri il vicedirettore del Giornale, Nicola Porro, pur lodando il Marchionne riformatore, ha criticato il suo atteggiamento “a corrente alternata”: “Se lei si convince che nell’Auto in Italia non si investe finché non c’è una prospettiva di mercato, come fa a buttare tanti quattrini nella fabbrica della Rizzoli, dove non si vede alcuna luce alla fine del tunnel?”.
Di luce, infatti, se ne vede poca. Rcs è una multinazionale molto indebitata al culmine di un piano di rilancio dalla riuscita tanto incerta da rendere discutibile la convenienza di un cospicuo esborso per controllarla. E poi la contesa per la spartizione della proprietà, in base alla quale si definiranno le strategie editoriali del gruppo, è subordinata a questioni finanziarie e regolatorie. I vorticosi scambi sul titolo si placheranno a fine aumento, il 16 luglio. Allora si definirà la nuova mappa dell’azionariato Rcs e si capirà al contempo chi sta covando quel 5-6 per cento “ballerino” che i rumors ora assegnano a fondi speculativi elvetici e non. DDV non riuscirebbe comunque a battere Fiat come sperava: se comprasse quella parte d’inoptato che i rilievi di Borsa non intestano ancora a nessuno di preciso, arriverebbe sotto la “quota Elkann” del 20 per cento. DDV, insomma, è stato spiazzato dal blitz del Lingotto. La Consob intanto l’ha convocato nei prossimi giorni per capire se le sue numerose esternazioni saranno coerenti con i fatti. Ieri l’Autorità della Borsa ha anche inviato una lettera a Fiat chiedendo lumi sul significato dell’espressione “investimento strategico” utilizzata da Marchionne.
L’Antitrust, invece, ha aperto un “dossier informativo” sull’ascesa del Lingotto: è presto per i dettagli, si attendono gli sviluppi del riassetto proprietario per capire se e in che modo Fiat sarà il dominus di Rcs. Anche perché nel frattempo circola l’ipotesi che gli Agnelli vogliano accorpare Stampa e Corriere: con i due giornali, e in più la Gazzetta dello Sport, Fiat avrebbe una posizione dominante nell’editoria e nella pubblicità. Qui, però, arrivano gli outsider. Si bisbiglia che Andrea Bonomi, del fondo Investindustrial, aspirerebbe alla Gazzetta e forse al quotidiano sportivo spagnolo Marca. Il manager milanese potrebbe così trarre d’impaccio Fiat, padrona di Rcs ma non della stampa italiana tutta.
L'editoriale La produttività è fottuta. E due - Fazio Consociativismo senza ritorno - L’Italia dei Boldrini processata da un gran Marchionne - Marchionne sferza l’Italia dei veti con “l’ultimo investimento”, per ora
di Alberto Brambilla e Marco Valerio Lo Prete


Il Foglio sportivo - in corpore sano
Fare esercizio fisico va bene, ma non allenatevi troppo
