
"Fare il Pd"
Da D'Alema a Bersani, le manovre del fronte anti renziano
Ha preso il via, nella sede del Partito democratico, la riunione per presentare "Fare il Pd", il documento presentato dai bersaniani in vista del congresso. Presenti tutte le aree del partito con i relativi big: Pier Luigi Bersani, Massimo D'Alema, Beppe Fioroni, Dario Franceschini, Gianni Cuperlo e per i lettiani Marco Meloni e Alessia Mosca tra gli altri. Presente anche il segretario del partito, Guglielmo Epifani. Assenti, come previsto, solo i renziani. Tutti tranne uno, in sala solo per sbaglio. E' Giacomo D'Arrigo, già coordinatore dei giovani Anci. "Avevo lasciato la borsa al piano di sotto, poi ho visto tutta questa gente che saliva e mi sono accodato per curiosità: ma cosa c'è qui?", ha chiesto entrando nella sala riunioni al terzo piano della sede Pd.
Ha preso il via, nella sede del Partito democratico, la riunione per presentare "Fare il Pd", il documento presentato dai bersaniani in vista del congresso. Presenti tutte le aree del partito con i relativi big: Pier Luigi Bersani, Massimo D'Alema, Beppe Fioroni, Dario Franceschini, Gianni Cuperlo e per i lettiani Marco Meloni e Alessia Mosca tra gli altri. Presente anche il segretario del partito, Guglielmo Epifani. Assenti, come previsto, solo i renziani. Tutti tranne uno, in sala solo per sbaglio. E' Giacomo D'Arrigo, già coordinatore dei giovani Anci. "Avevo lasciato la borsa al piano di sotto, poi ho visto tutta questa gente che saliva e mi sono accodato per curiosità: ma cosa c'è qui?", ha chiesto entrando nella sala riunioni al terzo piano della sede Pd. Giusto il tempo di recuperare la sua borsa, capire dove era finito, e D'Arrigo ha girato i tacchi: "Sei testimone, sto andando via", ha puntualizzato a un cronista lasciando la sala. Nessun parlamentare vicino a Metteo Renzi, infatti, ha accolto la sollecitazione a partecipare che era partita da Stefano Fassina, Alfredo D'Attorre e Maurizio Martina.
Ad aprire l'incontro di "Fare il Pd" il deputato bersaniano Alfredo D'Attorre che è sembrato rivolgersi proprio al grande assente, il sindaco di Firenze: "Oggi non parleremo né di regole, né di nomi dei candidati né di alleanze e geometrie", ha spiegato il deputato. "Se cedessimo al rischio di scorciatoie personalistiche che si limitino a lisciare il pelo a un bisogno di cambiamento che certo c'è, ma cui abbiamo il dovere di dare risposte vere e strutturali, sprecheremmo il Congresso", ha sottolineato. Stessa conseguenza se l'appuntamento del prossimo ottobre si concepisse come "costruzione di fronte di resistenza su un improbabile assemblaggio di vecchie componenti tenute assieme dalla volontà di oscurare la popolarità di qualcuno".
Sulla scia polemica del bersaniano l'intervento di Massimo D'Alema che, uscendo dalla sede del Pd, ha risposto così alle domande di chi gli chiedeva di Matteo Renzi: "Qui non nasce nessun correntone, questa è una idiozia. Non so chi l'abbia scritto. Credo che Renzi giochi un po' a fare la vittima. Secondo me sbaglia, dovrebbe essere qui", ha tagliato corto l'ex leader dei democratici.
Anche l'ex segretario Pier Luigi Bersani, nel corso della riunione "Fare il Pd" , ha chiesto ai suoi colleghi di pensare ai contenuti e smetterla di perdersi in chiacchiericcio per evitare "il rischio di farci compatire". "Possiamo essere utili all'Italia se iniziamo ad approssimare il titolo e l'ordine del giorno di questo congresso", ha spiegato nel corso del dibattito di fronte ai colleghi di partito. Per Bersani il percorso che porterà al congresso dovrebbe essere l'espressione di un luogo in cui "ci si confronta senza tirar su bandierine e tutti quanti cerchiamo di dirci, ciascuno con le sue idee, di che cosa dobbiamo discutere. Questo mese deve risolvere questo problema e nessuno può chiamarsi fuori se vuol far parte della comunità e della squadra", ha avvertito. Poi Bersani ha ribadito: "Possiamo essere utili solo se approssimiamo titolo e tema del congresso. Se fosse quello che si descrive sui giornali sarebbe un disastro". Infine, il monito dell'ex segretario emiliano al partito: "Il Pd non può rinunciare a tenere alta la bandiera dei suoi valori che sono 'di sinistra'. Quei valori esistono in natura tanto è vero che noi dobbiamo andare dove ci sono quei valori e trasformarli in storia". Citando Alfredo Reichlin Bersani ha ricordato: "In natura c'è un'idea di giustizia, libertà, uguale dignità delle persone. Eì la nostra cosa, stiamo lì e facciamoci criticare se non siamo lì".
Nel dibatitto è intervenuto anche il cattolico democratico Beppe Fioroni che ha rivolto un appello ai colleghi di partito: "Dobbiamo fare uno sforzo, dobbiamo vivere il congresso senza la sindrome di Penelope di sfasciare tutto, partito e governo". "Non ci devono essere regole a favore di nessuno – ha proseguito – ma noi stiamo rischiando di andare nel Guinnes dei primati: un partito che ha un suo uomo che guida il governo scrive le regole contro il presidente del Consiglio. Tutto possiamo fare ma non dire che possono correre tutti tranne Enrico Letta. Non possiamo vergognarci del presidente del Consiglio". Tra gli auspici di Fioroni anche quello riguardante il metodo di finanziamento delle primarie: "Siccome abbiamo deciso di cambiare il finanziamento e dobbiamo capire se il nostro è il modello Serra-Briatore o ne abbiamo un altro in testa. Dobbiamo deciderese oltre all'autofinanziamento e alla festa sia meglio chiedere a tanti cittadini di dare il loro contributo quando scelgono il segretario, che sia di circolo o nazionale, o se si dovrà dipendere da quelli che danno un finanziamento peloso e aspettano dal comune e le risposte. Quando decidiamo come scegliamo i nostri organismi decidiamo anche come farci finanziare", ha concluso. Quanto alla corsa per la premiership e alle sue regole, Fioroni ha messo in guardia dalla possibilità che Enrico Letta possa restarne escluso: "Non possiamo scrivere una norma in cui tutti possono candidarsi tranne Enrico Letta. Dobbiamo fare regole che non siano a favore di nessuno ma neanche contro di nessuno, non dobbiamo vergognarci del nostro premier. Altrimenti facciamo un editto in cui teste le teste di Letta e Franceschini le mettiamo sulle picche fuori dal Nazareno", ha insistito.
Sul futuro congresso del Pd e sul sistema che porterà all'elezione del segretario, questa mattina era intervenuto anche l'attuale reggente del partito, Guglielmo Epifani, a margine di un incontro politico tenuto all'Aquila: "Ognuno deve fare il proprio lavoro per i tempi che si è dato", aveva risposto ai giornalisti che gli chiedevano di una sua eventuale conferma al congresso del Pd ad ottobre. E sul tema "Renzi" e la sua possibile candidatura, Epifani aveva commentato: "Renzi è del Pd, non è che dà una mano al Pd, è un sindaco del Pd, è una personalità del Pd, non è contrapposto".


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