
Che fine fanno gli spioni
Prima che un ex contractor dell’intelligence americana rivelasse le intercettazioni segrete dei telefoni dei cittadini americani, l’Amministrazione Obama stava promuovendo una stretta repressiva a livello governativo sulle minacce alla sicurezza, spingendo gli impiegati federali a controllare da vicino i loro colleghi ed esortando i manager a punire quanti evitano di fare rapporto sui sospetti. L’iniziativa senza precedenti di Obama, conosciuta come “Insider Threat Program”, impressiona per la sua portata.
di M. Taylor e J. Landay
L’articolo è stato pubblicato dal McClatchy Washington Bureau, pluripremiato sito d’informazione legato alla news company McClatchy
Prima che un ex contractor dell’intelligence americana rivelasse le intercettazioni segrete dei telefoni dei cittadini americani, l’Amministrazione Obama stava promuovendo una stretta repressiva a livello governativo sulle minacce alla sicurezza, spingendo gli impiegati federali a controllare da vicino i loro colleghi ed esortando i manager a punire quanti evitano di fare rapporto sui sospetti. L’iniziativa senza precedenti di Obama, conosciuta come “Insider Threat Program”, impressiona per la sua portata. Il programma ha ricevuto scarsa attenzione pubblica anche se si estende ben oltre le agenzie legate alla sicurezza nazionale, e interessa la maggior parte dei dipartimenti federali e delle agenzie a livello nazionale, compresi i Peace Corps, la Social Security Administration e i dipartimenti dell’Istruzione e dell’Agricoltura. Il programma si concentra sulle fughe di materiale classificato, ma la definizione jolly di “minacce interne” dà alle agenzie margine per perseguire e criminalizzare un’ampia gamma di comportamenti.
I documenti del governo presi in visione da McClatchy mostrano che alcune agenzie stanno usando questo margine per perseguire la divulgazione non autorizzata di qualsiasi informazione, non solo di materiale classificato. Mostrano anche come milioni di dipendenti federali e contractor debbano tenere d’occhio “persone o comportamenti ad alto rischio” tra i colleghi e possano incorrere in sanzioni, anche a livello criminale, per non averli denunciati. Le fughe di notizie ai media sono equiparate allo spionaggio. “Tenetelo a mente… provocare fughe di notizie equivale ad aiutare i nemici degli Stati Uniti”, dice un documento di strategia del dipartimento della Difesa ottenuto da McClatchy.
Ci si aspetta che l’Amministrazione Obama affretti l’implementazione del programma, con il governo alle prese con il trafugamento di documenti top secret da parte di Edward Snowden, l’ex contractor dell’Agenzia nazionale per la sicurezza che ha rivelato il programma segreto di raccolta dati delle telefonate degli americani. Il caso è solo l’ultimo di una serie che il governo condanna come tradimenti da parte di “trusted insider” che hanno danneggiato la sicurezza nazionale. “Le fughe di notizie legate alla sicurezza nazionale possono mettere in pericolo la popolazione”, ha detto Obama il 16 maggio difendendo le indagini criminali sui leak. “Possono mettere a rischio uomini e donne in uniforme che io ho mandato sul campo di battaglia, possono mettere a rischio i nostri uomini dell’intelligence, che si trovano in molte situazioni pericolose e facilmente compromettibili… Perciò non mi scuserò e non penso che gli americani si aspettino che il loro comandante in capo non sia preoccupato per le informazioni che possono compromettere le operazioni militari”.
Come parte dell’iniziativa, Obama ha ordinato una maggiore protezione per i whistleblower che usano i canali istituzionali per fare rapporto su sprechi pubblici, frodi e abusi, ma questo non è incoraggiante secondo alcuni esperti di sicurezza nazionale e funzionari, in carica e non, dell’Amministrazione, preoccupati che l’Insider Threat Program non solo scoraggi le fughe di notizie, ma abbia anche gravi conseguenze sul diritto del pubblico di sapere e sulla sicurezza nazionale. Secondo questi esperti il programma potrebbe rendere più facile per il governo soffocare il flusso di informazioni non classificate e potenzialmente vitali per il pubblico, e al tempo stesso creare un ambiente di lavoro tossico, avvelenato da sospetti infondati e da false investigazioni. Alcune agenzie non legate all’intelligence stanno già spingendo i propri impiegati a tenere d’occhio nei colleghi alcuni “indicatori” come stress, divorzi o problemi finanziari. “Era solo una questione di tempo prima che il dipartimento dell’Agricoltura iniziasse a implementare politiche del tipo ‘Ehi, lasciamo che la gente spii i propri amici’”, dice Kel McClanahan, un avvocato di Washington specializzato in leggi sulla sicurezza nazionale. “Sto aspettando il momento in cui per denunciare un amico ti daranno 50 dollari”.
Le strategie contro la fuga di notizie del dipartimento della Difesa ottenute da McClatchy parlano di una politica di tolleranza zero. I responsabili della sicurezza “devono” rimproverare o revocare le autorizzazioni di sicurezza – una punizione capace di stroncare una carriera – dei lavoratori che compiano una sola infrazione grave o più violazioni minori “come un’inevitabile azione personale negativa”. I dipendenti devono costituirsi e denunciare gli altri quando falliscono nel denunciare delle infrazioni. “Penalizzare gli sbagli evidenti nel denunciare infrazioni nella sicurezza e violazioni, compresa l’assenza di autodenuncia”, dice il piano strategico.
L’Amministrazione Obama stava già perseguendo un numero senza precedenti di casi di fughe di notizie, e alcuni al Congresso – alla lunga i più prolifici rivelatori di segreti – vedono di buon occhio le restrizioni all’accesso dei giornalisti alle agenzie federali, che rendono i funzionari statali riluttanti anche a mettere a disposizione del pubblico documenti non classificati.
Il programma, che in parte si serve di profili comportamentali, potrebbe inoltre scoraggiare il pensiero creativo e incentivare un pensiero di gruppo conformista tipo quello che ha provocato la valutazione errata da parte della Cia secondo cui l’Iraq stava nascondendo armi di distruzione di massa, valutazione che ha provocato l’invasione del 2003. “Il vero pericolo è che il lavoro del governo viene standardizzato secondo un denominatore comune banalizzante”, avverte Ilana Greenstein, un’ex agente della Cia che dice di aver lasciato l’agenzia di intelligence dopo essere stata falsamente accusata di essere un pericolo per la sicurezza. “Non ci sono persone che decidono di parlare quando le cose vanno male. Non ci sono persone che guardano alle cose in modo differente e che sono disposte a lottare per le proprie idee. Quello che ottieni sono persone fedeli alla linea definita, e questo è molto pericoloso per la sicurezza nazionale”.
Obama ha lanciato l’Insider Threat Program nell’ottobre 2011 dopo che il soldato Bradley Manning aveva scaricato centinaia di migliaia di documenti da una rete di computer protetti e li aveva mandati a Wikileaks. Questi fatti erano stati preceduti dall’uccisione, nel 2009, di 13 persone a Fort Hood, Texas, da parte del maggiore Nidal Hasan, un attacco che le autorità federali non erano riuscite a prevenire benché stessero monitorando le email che Hasan spediva a un religioso islamico legato ad al Qaida.
Una rassegna interna realizzata dopo le fughe di notizie di Manning ha trovato “grosse disparità” nelle capacità dell’intelligence statunitense di individuare minacce per la sicurezza e ha sancito la necessità di migliorare in tutti i campi. L’ordine esecutivo di Obama formalizza pratiche che le agenzie di intelligence hanno seguito per anni per rilevare minacce alla sicurezza e le estende alle agenzie che non sono coinvolte in politiche di sicurezza nazionale ma che possono avere accesso a network classificati.
Ci sono, comunque, alcuni problemi con il programma. Anche se questo limita severamente l’uso di memorie rimovibili su reti classificate, Snowden, l’ex contractor della Nsa che ha rivelato le operazioni di raccolta dati delle chiamate telefoniche, ha usato una chiavetta usb per trafugare il materiale che ha poi passato a due giornali. “Niente di quello che è stato fatto negli ultimi due anni ha fermato Snowden, e questo getta un’ombra su tutta l’operazione”, dice Steven Aftergood, direttore dell’agenzia no profit American Scientists’ Project on Government Secrecy. “Qualsiasi cosa abbiano fatto appare inadeguata”.
La storia degli Stati Uniti è piena di casi in cui le agenzie federali non riescono a interpretare gli indizi di funzionari fidati e uomini dell’esercito che rubano segreti. La Cia, per esempio, non è riuscita per qualche tempo a scoprire Aldrich Ames, un alto ufficiale che è stato una delle più prolifiche spie sovietiche nella storia statunitense, nonostante la macchina della verità, i frequenti stati di ubriachezza e una ricchezza improvvisa e inspiegabile. Fermare una spia o un informatore diventa sempre più difficile, dato che il governo continua ad accumulare informazioni in database smisurati e ha aumentato il numero delle persone (ormai 5 milioni) a cui è consentito l’accesso al materiale riservato.
I funzionari governativi dichiarano che il programma può aiutare le agenzie a sventare un’ampia gamma di minacce, specialmente nel caso in cui gli impiegati siano addestrati a riconoscere il comportamento che identifica potenziali rischi per la sicurezza. “Se questo viene fatto nel modo corretto, un’organizzazione può arrivare a una persona che abbia questioni personali o problemi che, se non affrontati, potrebbero portare tale individuo alla violenza, alle minacce o allo spionaggio molto prima che possa raggiungere quel punto”, ha dichiarato un ufficiale del Pentagono, che ha richiesto di rimanere anonimo.
Stando a quel che si dice, Manning subì una reprimenda per aver postato messaggi su YouTube che descrivevano gli interni di una sede segreta dell’intelligence dove lavorava. Esibiva anche un comportamento che avrebbe potuto dare dei segnali ai suoi superiori sul fatto che egli rappresentava un rischio per la sicurezza, riportano alcuni funzionari. Jonathan Pollard, ex analista dell’intelligence della marina americana condannato all’ergastolo nel 1987 per aver spiato Israele, non fu investigato anche se fallì ai test della macchina della verità e mentì ai suoi supervisori. Fu preso solo dopo che un collega lo vide uscire da una sede top secret con documenti riservati. “Se chi è addetto al monitoraggio delle minacce interne – avvocati, funzionari della sicurezza e psicologi – può capire che un individuo ha problemi di denaro o registra un calo nella performance lavorativa, e che tale persona sta iniziando un percorso che lo porterà a essere una minaccia interna, i superiori lo possono avvicinare cercando di rimuovere lo stress, prima che tale individuo diventi una minaccia per l’intera organizzazione”, ha dichiarato il funzionario del Pentagono. Il programma, comunque, fornisce alle agenzie una tale ampiezza nel delineare le loro risposte alle minacce interne che qualcuno ritenuto un rischio da un’agenzia può essere definito privo di rischi da un’altra. Persino all’interno della stessa agenzia, l’impiegato scontento per uno può diventare la minaccia alla sicurezza nazionale per qualcun altro.
A novembre Obama ha approvato gli “standard minimi” che conferiscono a dipartimenti e agenzie considerevole libertà nello sviluppo di programmi contro le minacce interne, portando a un potenziale guazzabuglio di interpretazioni. Questi standard sono strutturati non solo per eradicare le gole profonde, ma anche quelle persone che possono essere portate ad “atti violenti contro il governo o la nazione” e al “potenziale spionaggio”. Il Pentagono ha deciso che la sua definizione ampia di minaccia interna è quella di un impiegato con autorizzazione che “intenzionalmente o non intenzionalmente” danneggia “gli interessi di sicurezza nazionale” attraverso “la divulgazione non autorizzata, la modifica di dati, lo spionaggio, il terrorismo, o azioni cinetiche che portino alla perdita o alla degradazione di risorse o capacità”.
“Si potrebbe argomentare che lo stupro di personale militare rappresenti una minaccia interna. Nessuno ha un’idea precisa dell’aspetto che questa minaccia interna dovrebbe avere”, rivela il funzionario del Pentagono, spiegando che all’interno del dipartimento della Difesa “ci sono un sacco di capi, ognuno con la loro agenda, ma nessuno con un po’ di leadership.” Il dipartimento dell’Istruzione, nel frattempo, informa i dipendenti che collaboratori che attraversano “certe esperienze di vita… possono trasformarsi da fidati utenti a minacce interne”. Tali esperienze, spiega il dipartimento in un manuale di addestramento al computer, includono “stress, divorzio, problemi finanziari” o “frustrazione nei confronti dei colleghi o dell’organizzazione”. Un tutorial online intitolato “Tradimento per principianti” (“Treason 101”) insegna ai dipendenti del dipartimento dell’Agricoltura e dell’Amministrazione nazionale oceanica e atmosferica a riconoscere il profilo psicologico delle spie. Un pamphlet online del dipartimento della Sicurezza e della Difesa elenca una lunga lista di comportamenti sospetti “riferibili”, incluso lavorare oltre le normali ore di lavoro. Mentre ammette che non tutti i comportamenti “identificano una spia in mezzo a noi,” il pamphlet aggiunge che “ogni situazione necessità di essere esaminata per determinare se i segreti della nostra nazione sono a rischio”.
Il dipartimento della Difesa, tradizionalmente fonte primaria di rivelazioni ai media, sta ancora preparando il suo programma, ma ha fatto numerosi passi in tal senso. Questi includono la creazione di un’unità che ricontrolla i report delle news ogni giorno per verificare se vi siano notizie trapelate riguardo informazioni riservate della difesa, e l’implementazione di nuovi corsi di formazione per insegnare ai dipendenti come riconoscere i rischi per la sicurezza, inclusi comportamenti “ad alto rischio” e “distruttivi” fra colleghi, secondo documenti del dipartimento della Difesa rivisti da McClatchy. “Tutto questo ha a che vedere con i profili delle persone, il loro approccio al lavoro, la loro interazione con la direzione. Sono disponibili? Guardano Salon.com o The Onion durante la pausa pranzo? E’ come con le ‘Stepford Wives’”, dice un secondo funzionario senior del Pentagono, riferendosi alle pubblicazioni online e al film del 1975 sulle casalinghe roboticamente docili. Il funzionario ha dichiarato di voler restare anonimo per evitare di essere punito per aver criticato il programma.
L’enfasi su certi comportamenti ha ricordato a Greenstein l’orientamento del suo impiegato nei confronti della Cia, quando le fu detto di sospettare di collaboratori poco felici. “Se qualcuno aveva la giornata storta, il messaggio era di stare in guardia nei loro confronti”, racconta.
Alcune agenzie federali stanno inoltre cercando di proteggere un range più ampio di informazioni. L’esercito ordina al suo personale di riportare rivelazioni non autorizzate di informazioni riservate, incluse quelle relative a sedi, attività e personale militare. I Peace Corps, che stanno implementando il loro programma, “prendono molto seriamente l’obbligo di proteggere le informazioni sensibili,” dice un’email da parte di un funzionario dei Peace Corps che ha insistito per mantenere l’anonimato senza però spiegarne i motivi.
Garantire discrezione diffusa è pericoloso, hanno avvisato alcuni esperti e funzionari, mentre le agenzie federali sono già propense ad aumentare ancora gli sforzi nel controllare il flusso delle informazioni.
L’Amministrazione Bush ha presumibilmente cercato di mettere sotto silenzio due esperti di cambiamento climatico del precedente governo per non permettere loro di parlare pubblicamente dei pericoli del riscaldamento globale. Più recentemente, la Fda ha giustificato il monitoraggio delle email personali dei suoi scienziati e dottori come metodo per trovare fughe di informazioni non riservate.
Ma R. Scott Oswald, un avvocato di Washington dell’Employment Law Group, ha definito l’Amministrazione di Obama “amica dei whistleblower”, dicendo che segna una distinzione fra i whistleblower che usano i sistemi interni per denunciare comportamenti scorretti, e gli informatori, che rendono pubbliche le informazioni riservate in modo illegale. Ci sono numerosi casi, comunque, di impiegati governativi che dicono di essere stati costretti a rendere pubbliche tali informazioni perché hanno sofferto ritorsioni dopo aver cercato di lamentarsi di sprechi, frodi e abusi attraverso i canali interni o al Congresso. Thomas Drake, un ex funzionario senior della Nsa, è stato incriminato nel 2010 ai sensi dell’Espionage Act dopo che aveva rivelato milioni di dollari di sprechi a un giornalista. Aveva cercato per anni di mettere in guardia i suoi superiori e il Congresso. Alla fine le accuse contro di lui sono state fatte cadere.
Il Pentagono, nel frattempo, ha rifiutato di spiegare come il suo programma contro le minacce interne gestirebbe una fuga di notizie ai media come i Pentagon Papers, una storia top secret sul coinvolgimento degli Stati Uniti in Vietnam che ha dimostrato come diverse amministrazioni abbiano ingannato il pubblico e il Congresso sulla guerra. “Il pericolo è che supervisori e manager usino i profili ‘Impiegati Scontenti’ e ‘Minacce Interne’ per perseguire legittimi whistleblower”, dice il secondo funzionario del Pentagono. “L’ordine esecutivo dice che non puoi infrangere le leggi sui whistleblower. Ma tutto ciò che le riguarda è attinente la ritorsione. Questo non significa che non li si possa individuare prima che tale ritorsione abbia luogo”.
Greenstein ha detto di essere diventata obiettivo di indagine da parte dei funzionari della sicurezza dopo aver sollevato le accuse di cattiva gestione delle operazioni della Cia a Baghdad. Ma non ha mai rivelato le denunce, che includevano l’accusa al suo capo della sicurezza di aver cancellato i dettagli riguardanti i rischi per la sicurezza dai cables. Si affidò invece ai processi interni dell’Agenzia per fare le sue accuse. La Cia, in ogni caso, cercò di far aprire al dipartimento di Giustizia un caso contro la Greenstein, dopo che durante un test al poligrafo dichiarò che stava scrivendo un libro, cosa permessa nell’agenzia a patto che superi la revisione pre-pubblicazione. La Cia pretese poi di vedere i suoi personal computer. Quando li ebbe indietro mesi dopo, tutto quello che aveva scritto era stato cancellato. “Mi percepivano chiaramente come una minaccia interna”, ha detto Greenstein, che da allora ha riscritto il suo libro e ha ricevuto il permesso della Cia di pubblicarne una parte. “Dicendo ‘Ho un problema con questo posto e voglio renderlo migliore’, sono stata instantaneamente trasformata in una minaccia interna”, ha spiegato. La Cia si è rifiutata di commentare.
di M. Taylor e J. Landay


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