Berlusconi-De Benedetti

Sul Lodo Mondadori il Pg chiede la riduzione del risarcimento

Redazione

Va ridotto, anche se di poco, il risarcimento dovuto alla Cir da parte di Fininvest. Questa la conclusione del sostituto procuratore generale di Cassazione, Pasquale Fimiani, davanti ai giudici della terza Sezione Civile della Suprema Corte, nell'ambito della causa sul Lodo Mondadori che vede contrapposte la Cir di Carlo De Benedetti e la Fininvest di Silvio Berlusconi. In appello, i giudici milanesi disposero a favore della Cir un risarcimento pari a 564 milioni di euro. Qualora la richiesta del pg venisse accolta dai giudici della Corte di Cassazione, potrebbe essere celebrato un nuovo processo d'appello, oppure gli ermellini stessi potrebbero riquantificare al ribasso la somma del risarcimento.

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    Va ridotto, anche se di poco, il risarcimento dovuto alla Cir da parte di Fininvest. Questa la conclusione del sostituto procuratore generale di Cassazione, Pasquale Fimiani, davanti ai giudici della terza Sezione Civile della Suprema Corte, nell'ambito della causa sul Lodo Mondadori che vede contrapposte la Cir di Carlo De Benedetti e la Fininvest di Silvio Berlusconi. In appello, i giudici milanesi disposero a favore della Cir un risarcimento pari a 564 milioni di euro. Qualora la richiesta del pg venisse accolta dai giudici della Corte di Cassazione, potrebbe essere celebrato un nuovo processo d'appello, oppure gli ermellini stessi potrebbero riquantificare al ribasso la somma del risarcimento. Secondo il pg, la "lieve riduzione" del risarcimento stabilito dai giudici di secondo grado, riguarda la successiva rivendita delle opzioni L'Espresso e l'aumento equitativo del 15% rispetto agli interessi complessivi.

    Legittime restano nel complesso le sentenze di merito che stabiliscono che la Fininvest debba risarcire Cir per il danno subito con l'annullamento, nel 1991, da parte della Corte d'Appello di Roma, del lodo arbitrale favorevole a De Benedetti sul controllo della Mondadori. Decisione che, come stabilito in sede penale in via definitiva, fu frutto di una corruzione in atti giudiziari per cui sono stati condannati il giudice Vittorio Metta e gli avvocati Cesare Previti, Attilio Pacifico e Giovanni Acampora.
    Il procedimento civile in corso oggi in Cassazione scaturisce proprio da questa pronuncia penale: nel 2009 il giudice milanese Raimondo Mesiano, in primo grado, sostenne che la Cir subì un danno patrimoniale da "perdita di chanche" e stabilì per questo un risarcimento pari a 749,9 milioni di euro, ridotto poi in appello, nel luglio 2011, a 564 milioni, compresi interessi e spese legali, quando fu riconosciuto alla Cir un danno "immediato e diretto" dalla corruzione.

    Una "situazione complessa" quella emersa dal processo sul Lodo Mondadori, come ha sostenuto lo stesso pg Pasquali Fimiani, riaffermando "il principio fondamentale della buona fede nell'ambito del dovere di correttezza tra le parti che precede la conclusione di un contratto" e spiegando così, di fronte alla Cassazione, la legittimità del risarcimento, seppur ridotto: "L'illecito si consuma nel momento in cui le parti si siedono di nuovo al tavolo della trattativa e una di queste viola il principio di lealtà".  

    IN ATTESA DELLA CASSAZIONE - La decisione dei supremi giudici sulla causa civile Cir-Fininvest dovrebbe arrivare entro agosto, poiché il codice di procedura civile prevede che le sentenze debbano essere depositate entro un mese dallo svolgimento dell'udienza. Tuttavia sono in molti a non escludere che il verdetto possa slittare a dopo l'estate, data la complessità della questione e, dunque, la necessità di più tempo per stendere le motivazioni. A redigerle sarà il giudice Giacomo Travaglino, relatore della causa. I giudici dovranno decidere se accogliere o meno il ricorso presentato dalla Fininvest contro la sentenza con cui, il 9 luglio 2011, la Corte d'appello di Milano stabilì un risarcimento di 564 milioni di euro da parte di Fininvest a favore della Cir. Se il ricorso sarà rigettato, la decisione della Corte d'appello diverrà definitiva, ma se i giudici di Piazza Cavour riterranno fondato il ricorso, potrebbe essere disposto un nuovo giudizio d'appello. Se, invece, la questione riguarderà esclusivamente la quantificazione della somma risarcitoria, potrebbe essere la stessa Cassazione a decidere direttamente l'entità del pagamento.    

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