Un padrone al Corriere

Giuliano Ferrara

Diego Della Valle, di seguito DDV, potrebbe diventare padrone o editore del Corriere della Sera. E’ dura, perché nemmeno l’avvocato Agnelli è mai stato editore a pieno titolo del giornalone nazionale al centro da sempre di tutti gli appetiti (ora un po’ meno perché comincia a costicchiare). La logica che portò a un non molto costoso rimpiazzo del Rizzoli in galera fu quella del patto di sindacato, con banche e salotti buoni della galassia del nord, la Fiat di allora in prima fila, impegnati a sostenere l’impresa e all’occorrenza a mungerla, a parte i decisivi risultati di influenza politica (meno forti oggi) ottenibile alla guida di un quotidiano terzo e per definizione altamente e autorevolmente censorio dei vizi cosiddetti della classe dirigente.

    Diego Della Valle, di seguito DDV, potrebbe diventare padrone o editore del Corriere della Sera. E’ dura, perché nemmeno l’avvocato Agnelli è mai stato editore a pieno titolo del giornalone nazionale al centro da sempre di tutti gli appetiti (ora un po’ meno perché comincia a costicchiare). La logica che portò a un non molto costoso rimpiazzo del Rizzoli in galera fu quella del patto di sindacato, con banche e salotti buoni della galassia del nord, la Fiat di allora in prima fila, impegnati a sostenere l’impresa e all’occorrenza a mungerla, a parte i decisivi risultati di influenza politica (meno forti oggi) ottenibile alla guida di un quotidiano terzo e per definizione altamente e autorevolmente censorio dei vizi cosiddetti della classe dirigente (salvo quella riferibile ai corposi interessi e alle pratiche del patto di sindacato). Della Valle al timone sarebbe una rivoluzione, che alcuni danno già per fatta, con corredo di nuovo direttore (Giulio Anselmi, buon professionista di tutti gli establishment).

    Le cose non sono ancora definite, e tutto può cambiare, perché DDV ha appena finito di insultare gli “arzilli vecchietti” delle banche (tra cui Giovanni Bazoli, il capo di Intesa che ha in parte le chiavi utili all’ingresso come socio di riferimento in Rcs); ha appena finito di accapigliarsi con John Philip Elkann e Sergio Marchionne, oggetto di lazzi populisti per la ritrosia a mettere del proprio se non in imprese finanziarie ad alta redditività, incuranti di nuovi modelli di auto e vecchi giornali, e anche loro hanno una parola da dire sulla crisi Rcs-Corriere della Sera; per non farsi mancare nulla, Della Valle ha anche litigato con Mediobanca, che però vuole uscire dai patti, con Generali e con tanti altri, trattati con i suoi modi bruschi, villanzoni, ma piuttosto spontanei e chiari. Può entrare in paradiso a dispetto dei santi? Forse sì, e per una ragione semplice.
    Il Corriere e il suo editore hanno bisogno disperatamente di soldi freschi, e subito, per un aumento di capitale che non si riesce per ora a combinare in modo intelligentemente controllato. Il rischio è non farlo, e fallire, oppure lasciare al mercato o alle banche, con conseguenze di ondeggiamento fuori controllo e di forti conflitti di interesse, il grande capitale inoptato per l’aumento che si è reso disponibile dopo la rinuncia del socio Rotelli a parteciparvi. E i soldi freschi è Della Valle ad averli, essendo disposto a tirarli fuori per un’ambizione di quella fatta: diventare il patron del Corrierone.

    DDV è una figura interessante. Lo scorticammo vivo con una satira a tutta pagina quando fece il bullo con le classi dirigenti della politica, quindici giorni prima della cacciata di Berlusconi dal governo (a noi i bulli antipolitici non piacciono, e quei toni erano fastidiosi). Ma DDV ha alcune caratteristiche: il fuoco nelle vene, il grande successo d’impresa di livello internazionale, un’ambizione da nuovo capitalista che fa i conti con il paludoso mercato italiano ma non per questo rinuncia alle sue libere nuotate, il mecenatismo così raro in Italia, il paternalismo d’azienda a sfondo filantropico, un andazzo personale da Cavaliere del lavoro non banalmente confindustriale, una tendenza a rompere i bicchieri nelle cristallerie di ogni dove nell’ambito di un attivismo non banale (è con Carlos Slim in Sacks Fifth Avenue, con LVMH e nel giro del Monde, nella privatizzazione ferroviaria eccetera). Se dismettendo i braccialetti e le pochette, percorso obbligato anche per la sua forte mediatizzazione, riuscisse a entrare al Corriere come editore, senza troppi compromessi e con quel suo spirito ribaldo, bè, ne vedremmo delle belle e delle brutte, ma comunque uno spettacolo per cui sarà valsa la pena di pagare il biglietto.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.