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Parla Mandravelis
Le ragioni per chiudere la “Rai” greca ci sono eccome
Buone ragioni per chiudere la televisione e la radio di stato greca, l’Ellinikí Radiofonía Tileórasi (Ert), e riaprirla soltanto tra due mesi quando sarà completamente rinnovata e dunque meno onerosa per le finanze pubbliche, ce ne sono eccome. Sbagliano perciò quei colleghi giornalisti che in tutta Europa parlano di “oscuramento della democrazia”. Parola di Paschos Mandravelis, editorialista del quotidiano greco Kathimerini e fino al 2012 anche del Guardian. “Il governo ha fatto una scelta coraggiosa – dice in una conversazione con il Foglio il columnist di uno dei principali quotidiani greci, l’unico con una versione in inglese pubblicata in collaborazione con l’International Herald Tribune – Non c’era alternativa”.
Buone ragioni per chiudere la televisione e la radio di stato greca, l’Ellinikí Radiofonía Tileórasi (Ert), e riaprirla soltanto tra due mesi quando sarà completamente rinnovata e dunque meno onerosa per le finanze pubbliche, ce ne sono eccome. Sbagliano perciò quei colleghi giornalisti che in tutta Europa parlano di “oscuramento della democrazia”. Parola di Paschos Mandravelis, editorialista del quotidiano greco Kathimerini e fino al 2012 anche del Guardian. “Il governo ha fatto una scelta coraggiosa – dice in una conversazione con il Foglio il columnist di uno dei principali quotidiani greci, l’unico con una versione in inglese pubblicata in collaborazione con l’International Herald Tribune – Non c’era alternativa”. Ieri il governo ha parlato di una possibile parziale riapertura di Ert, e Mandravelis è consapevole di esprimersi controcorrente rispetto al coro di sdegno che ha accolto la decisione presa dall’esecutivo martedì scorso: “Controcorrente rispetto a una minoranza più rumorosa. In Grecia però c’è una maggioranza silenziosa che la pensa come me. Da quando la tassazione nel paese ha cominciato a salire vertiginosamente, infatti, l’opinione pubblica è più consapevole e scettica su come il gettito delle tasse viene gestito”.
Ecco, prendiamo il caso di Ert. Per l’editorialista di Kathimerini, la vicenda della “Rai” greca diventa incomprensibile se non si conosce la struttura pletorica della rete e l’opposizione dei suoi vertici a ogni precedente tentativo riformatore. “Ert aveva cinque canali televisivi e uno dedicato ai dibattiti parlamentari, sette stazioni radio ad Atene, tre nella seconda città del paese che è Salonicco, e 19 stazioni regionali. E da queste stazioni distaccate, circa l’80 per cento di quanto veniva trasmesso era solo una replica di quanto prodotto centralmente. In un paese in bancarotta fiscale, qualcosa andava cambiato, o no? Lo dico pur essendo sostenitore dell’idea che un servizio pubblico debba esistere a tutela dei cittadini. A condizione ovviamente che anche la qualità dei programmi sia garantita, mentre oggi Ert offre prodotti peggiori della Bbc inglese o della Rai italiana. La linea editoriale, per esempio, è sempre stata troppo filo governativa”. Al punto che qualcuno su Twitter fa ironia e dice che soltanto quando hanno visto minacciata la loro esistenza i giornalisti si sono messi a fare il loro mestiere. Insomma non ci sono soltanto i 2.700 dipendenti di Ert da conteggiare, le cui file peraltro si sono ingrossate anche con l’attuale esecutivo: “Oggi il canone annuale, pagato attraverso la bolletta dell’elettricità, è di 50 euro – continua Mandravelis – Ma con un milione e mezzo di disoccupati, è sbagliato pensare che il canone possa essere quanto meno dimezzato?”. Il commentatore di Kathimerini ricorda inoltre che “già nel 2011 il governo socialista di George Papandreou avviò una riforma che non è mai stata applicata per l’opposizione durissima di sindacati e partiti politici”. Allora Papandreou non chiese la luna, ma quanto meno di chiudere dieci delle 19 stazioni regionali, far confluire nelle altre reti i canali ad hoc su cinema e sport, e infine interrompere le pubblicazioni della rivista di gossip “Radiotileorasi” edita sempre da Ert. A novembre il governo cadde e nel gennaio 2012 il consiglio d’amministrazione di Ert non solo annullò ogni decisione dell’esecutivo, ma si impegnò a “rafforzare” e “sviluppare” le sue produzioni. “L’ex presidente del Parlamento, il socialista Apostolos Kaklamanlis, arrivò a dire che più la crisi mordeva, più i cittadini avevano bisogno di canali televisivi”. Alla fine di questo mese, però, c’è la scadenza entro la quale la Troika – cioè Fondo monetario internazionale, Unione europea e Banca centrale europea – esige il licenziamento di 2.000 dipendenti pubblici in cambio degli aiuti internazionali. Da qui l’idea del governo di grande coalizione di chiudere temporaneamente Ert e ristrutturarla. “Visto l’operato dell’attuale esecutivo – dice con tono scettico Mandravelis – è difficile dire se ad agosto Ert saprà riaprire i battenti con un metodo di lavoro radicalmente nuovo. Certo, ora fanno sorridere quanti invocano le ‘necessarie riforme’ solo per scongiurare la chiusura. Dov’erano fino alla settimana scorsa?”. Poi una conclusione ironica: “Io sarei favorevole persino a istituire una ‘Nasa’ greca, sul modello dell’agenzia spaziale americana, ma se lo propongo pubblicamente sono tenuto a dire ai cittadini quante tasse in più gli chiederò in cambio”.


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