
Le ambiguità e i trucchi nella sorveglianza telefonica di Obama
Mercoledì sera il Guardian ha pubblicato uno scoop pruriginoso in questo periodo di intrusioni nella privacy e indagini sui leak da parte dell'Amministrazione Obama: la National Security Agency (Nsa) è stata autorizzata a controllare tutte le telefonate gestite dall'operatore Verizon, uno dei più importanti provider americani, per il periodo che va dal 25 aprile al 19 luglio. L'ordine della Foreign Intelligence Surveillance Court, la corte che autorizza le richieste delle agenzie di sicurezza, specifica che il permesso riguarda le chiamate di telefoni americani verso paesi stranieri e quelle all'interno dei confini nazionali, mentre sono escluse le conversazioni che avvengono all'estero.
New York. Mercoledì sera il Guardian ha pubblicato uno scoop pruriginoso in questo periodo di intrusioni nella privacy e indagini sui leak da parte dell’Amministrazione Obama: la National Security Agency (Nsa) è stata autorizzata a controllare tutte le telefonate gestite dall’operatore Verizon, uno dei più importanti provider americani, per il periodo che va dal 25 aprile al 19 luglio. L’ordine della Foreign Intelligence Surveillance Court, la corte che autorizza le richieste delle agenzie di sicurezza, specifica che il permesso riguarda le chiamate di telefoni americani verso paesi stranieri e quelle all’interno dei confini nazionali, mentre sono escluse le conversazioni che avvengono all’estero. La seconda specifica è che la Nsa, sotto la supervisione dell’Fbi, può soltanto raccogliere i “metadati” delle telefonate – numeri di telefono, orari, durata, origine e destinazione, numeri di serie delle sim – mentre per intercettare il contenuto delle conversazioni serve un ordine a parte. “I metadati telefonici non includono i contenuti delle conversazioni, i nomi, gli indirizzi o le informazioni finanziarie dei clienti”, si legge nell’ordine top secret pubblicato dal Guardian.
Insomma: il governo non sta segretamente spiando i cittadini americani, semplicemente controlla i flussi delle telefonate per trovare informazioni utili alla difesa della sicurezza nazionale, in ottemperanza al Patriot Act. La privacy degli americani non è stata violata, dice implicitamente il documento, sono soltanto innocenti metadati. Il primo problema che lo scoop solleva è proprio la natura di questi dati in apparenza poco sensibili, serie numeriche senza volto. Una ricerca del Mit e dell’Università Cattolica di Lovanio fatta su un milione e mezzo di utenti telefonici dice però che bastano quattro dati apparentemente innocenti per risalire all’identità del 95 per cento degli utenti controllati. Con due dati soltanto si può identificare con precisione oltre la metà del bacino di utenza. Non è facile sostenere che la raccolta di metadati è legale perché non coinvolge dati sensibili.
Il secondo aspetto problematico riguarda la consuetudine dell’Amministrazione Obama con i controlli. E’ stato soltanto un ordine episodico oppure il documento è uno spaccato del modus operandi della Casa Bianca? Alla domanda ha risposto il capo della commissione Intelligence al Senato, la democratica Dianne Feinstein: si tratta, ha detto, del “rinnovo trimestrale di una pratica che va avanti da sette anni sotto il Patriot Act, dunque legalmente. Il Congresso è stato costantemente informato. Si chiama ‘proteggere l’America’”. Il deputato Mike Rogers ha rivelato anche che “un importante attentato terroristico sul suolo americano” è stato sventato grazie alla sorveglianza delle utenze. Ora che il Guardian ha pubblicato il documento, democratici e libertari tuonano contro le intrusioni indebite. Prima di arrivare alla Casa Bianca, Obama era un fiero oppositore dell’ampia libertà di spiare concessa al governo; quando è diventato presidente ha rinnovato la legge che permette la raccolta di dati e ha esteso un programma di sorveglianza che aveva provocato stracciamenti di vesti quando a ordinarlo era George W. Bush.
Nel 2005 il New York Times ha svelato il programma sorveglianza condotto dalla Nsa. In quel caso si trattava anche di intercettazioni (non però per le telefonate che avevano origine e destinazione negli Stati Uniti), ma la tecnologia per la lettura dei metadati non era abbastanza raffinata per ricavare informazioni sensibili sull’identità degli utenti da pochi indizi. Anche l’allora viceprocuratore generale, James Comey, nominato ora da Obama per guidare l’Fbi, si era opposto a quello che era percepito come un un tradimento della Costituzione. Ieri il procuratore generale, Eric Holder, ha detto che il Congresso è stato sempre tenuto informato sulla sorveglianza telefonica. Osservazione che ha scatenato l’ira di alcuni parlamentari, che non concordano affatto sul significato dell’espressione “tenere informati”, altra ambiguità semantica in un affare la cui gravità sembra dipendere più dal nome sulla porta dello Studio Ovale che dal fatto in sé.


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