
Il maggio spagnolo
Quello appena passato è il “miglior maggio” mai registrato nella Spagna degli indignados dall’inizio delle misure di austerità, dei salvataggi bancari, del declino industriale della quarta economia europea in recessione dal 2009. Nel mese di maggio il numero di disoccupati è diminuito dell’1,97 per cento rispetto al mese di aprile, significa 98.265 persone disoccupate in meno che portano il totale di spagnoli senza impiego a 4,8 milioni. Il numero di disoccupati resta alto ma il miglioramento è il più rapido mai registrato da sedici anni a questa parte, dal 1997. Comprensibile il gongolamento del primo ministro, Mariano Rajoy, artefice di osteggiate riforme del mercato del lavoro e di discussi tagli alla spesa pubblica.
Quello appena passato è il “miglior maggio” mai registrato nella Spagna degli indignados dall’inizio delle misure di austerità, dei salvataggi bancari, del declino industriale della quarta economia europea in recessione dal 2009. Nel mese di maggio il numero di disoccupati è diminuito dell’1,97 per cento rispetto al mese di aprile, significa 98.265 persone disoccupate in meno che portano il totale di spagnoli senza impiego a 4,8 milioni. Il numero di disoccupati resta alto ma il miglioramento è il più rapido mai registrato da sedici anni a questa parte, dal 1997. Comprensibile il gongolamento del primo ministro, Mariano Rajoy, artefice di osteggiate riforme del mercato del lavoro e di discussi tagli alla spesa pubblica: “E’ un buon dato, una buona notizia, però restano molte cose da fare”, ha detto Rajoy. Dichiarazione arrivata solo un’ora dopo la pubblicazione dei dati sull’impiego con un tempismo che non è sfuggito al quotidiano País (“quando in aprile la disoccupazione toccò un record, il governo impiegò quattro giorni per rispondere”). Al di là degli entusiasmi governativi, va detto che il mese di maggio rappresenta per la Spagna un periodo tradizionalmente favorevole: comincia l’alta stagione estiva e, così come in giugno, le aziende turistiche si preparano reclutando rinforzi. Stavolta, però, il miglioramento è più profondo: a guardare i singoli settori, la disoccupazione cala nei servizi (meno 1,97), nelle costruzioni (meno 2,51) e nell’industria (meno 1,61).
Sullo sfondo c’è un mercato del lavoro ristrutturato in base a criteri di flessibilità. Sempre a maggio, si registrano infatti 7,2 contratti a tempo indeterminato per ogni 100 contratti a termine. Ma soprattutto Madrid ha incentivato per davvero la contrattazione aziendale. Uno dei risultati è che per esempio le immatricolazioni di automobili nel paese non decollano, ma le aziende locali hanno cominciato a produrre di più per l’estero. Un miraggio per l’Italia, vista la situazione della nostra Fiat. D’altronde ancora ieri il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, attaccava l’inerzia di una politica persa tra “inutili polemiche”. Tutto vero, ma perché i nostri industriali non guardano alla Spagna e non fanno un po’ di autocritica, anche loro che, intimoriti dalla Cgil, la contrattazione aziendale l’hanno nei fatti osteggiata?


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