L'uno-due della magistratura

Mediaset, per i giudici Berlusconi "gestì un'enorme evasione fiscale"

Redazione

"Un micidiale uno-due che tuttavia non determina cambiamenti nella linea seguita nelle ultime settimane: continuano gli attacchi contro di me per eliminarmi dalla scena politica, ma tutto ciò non avrà effetti sulla tenuta di governo e maggioranza, l'unica soluzione possibile e soprattutto necessaria in questo momento per il bene del Paese, anche perché alla fine emergerà la mia innocenza". Sono state queste le parole del leader del Pdl Silvio Berlusconi che, rientrato a Roma in vista del comizio con cui domani sera concluderà la campagna elettorale di Gianni Alemanno, ha commentato le decisioni prese dai giudici della Corte d'Appello e della Corte di Cassazione sui casi Mediaset e Ruby.

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    "Un micidiale uno-due che tuttavia non determina cambiamenti nella linea seguita nelle ultime settimane: continuano gli attacchi contro di me per eliminarmi dalla scena politica, ma tutto ciò non avrà effetti sulla tenuta di governo e maggioranza, l'unica soluzione possibile e soprattutto necessaria in questo momento per il bene del Paese, anche perché alla fine emergerà la mia innocenza". Sono state queste le parole del leader del Pdl, Silvio Berlusconi, rientrato a Roma in vista del comizio con cui domani sera concluderà la campagna elettorale di Gianni Alemanno, ha commentato le decisioni prese dai giudici della Corte d'Appello e della Corte di Cassazione sui casi Mediaset e Ruby. "Le motivazioni della sentenza della Corte di Appello di Milano nella vicenda 'Diritti' – ha affermato il Cavaliere – sono davvero surreali. Mai ho avuto conti all'estero come risulta indiscutibilmente dagli atti. Mai neppure un centesimo delle asserite violazioni fiscali mi è pervenuto così come parimenti risulta dagli atti. Tutti i proventi dei diritti sono rimasti in capo alle aziende di terzi che li commercializzavano. Vi è di contro la prova conclamata che alcuni dirigenti infedeli di Mediaset hanno ricevuto svariati milioni di euro per comperare tali diritti. E' ovvio che mai un imprenditore avrebbe potuto tollerare che i suoi dirigenti fossero pagati da fornitori per agevolare gli acquisti nella propria azienda". "Se vi è ancora un barlume di buonsenso sull'applicazione del diritto e sulla valutazione del fatto – ha concluso Berlusconi – questa sentenza non potrà che essere posta nel nulla riconoscendosi la mia  assoluta innocenza".

    La gestione dei diritti televisivi e cinematografici faceva capo a Silvio Berlusconi. E' questo, in sostanza, il concetto espresso, dai giudici della Corte d'Appello di Milano nelle motivazioni, depositate oggi, della sentenza con la quale hanno confermato la condanna a 4 anni di carcere e 5 di interdizione dai pubblici uffici per il leader del Pdl.  "Era assolutamente ovvio – scrivono – che la gestione dei diritti, il principale costo sostenuto dal gruppo, fosse una questione strategica e quindi fosse di interesse della proprietà, di una proprietà che, appunto, rimaneva interessata e coinvolta nelle scelte gestionali, pur abbandonando l'operatività giornaliera". Un sistema ''portato avanti per molti anni'', ''proseguito nonostante i ruoli pubblici assunti e condotto in posizione di assoluto vertice''. Così i giudici della Corte d'Appello di Milano si esprimono a proposito dell'operazione diritti tv portata a termine costituendo società e conti esteri, nelle motivazioni della sentenza che ha confermato la condanna di Silvio Berlusconi a 4 anni per frode fiscale.

    I fondi neri costituiti attraverso la compravendita dei diritti televisivi e cinematografici da parte di Fininvest venivano utilizzati per scopi illeciti. Lo sostengono i giudici della corte d'appello nelle motivazioni alla sentenza di condanna per Silvio Berlusconi. "Il gruppo Fininvest, e più precisamente il suo fondatore e dominus con l'aiuto tecnico dell'avvocato Mills aveva costituito una galassia di società estere, alcune delle quali occulte, e che occulte dovevano restare anche perché parte di tali fondi era stata utilizzata per scopi illeciti: dal finanziamento occulto a uomini politici, alla corruttela degli inquirenti, alla corresponsione di somme a teste reticenti". "Si comprende come vi fossero tutti i presupposti di fatto e logici (la disponibilitaà di fondi all'estero, il loro utilizzo, la dimostrata volonta' di costituire costi fittizi) perché il gruppo Fininvest/Mediaset e, più in particolare la sua proprietà, perseverasse nel duplice tentativo di costituire fondi esteri e di apporre nei bilanci italiani costi fittizi".

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