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Di pigrizia si muore
Napolitano insiste cauto sulle riforme minime per evitare liti sul Porcellum
“Le riforme costituzionali vanno avviate subito”. Si muove con attiva circospezione, fa da motore ancora immobile dell’azione politica, ma Giorgio Napolitano osserva con preoccupazione le pigrizie e i tatticismi dei partiti che compongono la strana maggioranza di Enrico Letta e teme pure che, per troppa furbizia, sbaglino sulla legge elettorale. La legge va cambiata, pende un pronunciamento della Corte costituzionale che potrebbe ristabilire il mattarellum, d’emblée, con effetti destabilizzanti sulla grande coalizione. Così quando può, per la verità molto spesso, il presidente della Repubblica alza il telefono per indirizzare il presidente del Consiglio, per incitare Gianni Letta (e dunque il Cavaliere), per tenere insieme i troppi fili attorcigliati che compongono l’intricata trama del potere interno al Pd.
“Le riforme costituzionali vanno avviate subito”. Si muove con attiva circospezione, fa da motore ancora immobile dell’azione politica, ma Giorgio Napolitano osserva con preoccupazione le pigrizie e i tatticismi dei partiti che compongono la strana maggioranza di Enrico Letta e teme pure che, per troppa furbizia, sbaglino sulla legge elettorale. La legge va cambiata, pende un pronunciamento della Corte costituzionale che potrebbe ristabilire il mattarellum, d’emblée, con effetti destabilizzanti sulla grande coalizione. Così quando può, per la verità molto spesso, il presidente della Repubblica alza il telefono per indirizzare il presidente del Consiglio, per incitare Gianni Letta (e dunque il Cavaliere), per tenere insieme i troppi fili attorcigliati che compongono l’intricata trama del potere interno al Pd. Gaetano Quagliariello e Anna Finocchiaro, ministro delle Riforme e presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, ieri sono usciti dal Quirinale con gli occhi e le orecchie ancora pieni delle parole e dei gesti, prescrizioni ed esortazioni, che il capo dello stato ha rivolto anche ad Angelino Alfano: volete fare la riforma elettorale, benissimo. Ma questo governo funziona soltanto se rilancia anche l’iniziativa delle riforme di sistema. “State attenti”, ha detto loro Napolitano. Parole non casuali. Dopodomani Letta, presente Quagliariello, vorrebbe poter annunciare che l’agenda delle riforme è pronta, quasi fatta. Per questo ha organizzato un conclave, una riunione con i capigruppo di maggioranza, Renato Brunetta e Renato Schifani per il Pdl, Luigi Zanda e Roberto Speranza per il Pd. Tutti insieme, chiusi in un’unica stanza per tutto il pomeriggio di mercoledì. Vertice complicatissimo. La legge elettorale non è materia condivisa, ma argilla nelle mani di ciascuno degli attori politici sulla scena, ognuno vorrebbe plasmarla, come sempre capita in Italia, a seconda dei suoi più immediati interessi elettorali. Al Cavaliere è attribuita l’intenzione di tenersi il Porcellum, mentre nel Pd, disordinato com’è di questi tempi, si agitano tante proposte quante sono le anime che compongono il partito: il ritorno al Mattarellum, ma anche al proporzionale puro.
E’ in questo clima così incerto che ieri è intervenuto Napolitano. Il primo a entrare al Quirinale, di mattina, è stato Angelino Alfano, segretario del Pdl e vicepremier di Enrico Letta. Anche lui, come poi nel pomeriggio Quagliariello e Finocchiaro, ha ricevuto lo stesso genere di consigli dal capo dello stato. Il presidente della Repubblica sa che la legge elettorale è un rischio perché accende la competizione tra i partiti, è un pericoloso innesco. Ma va cambiata. Solo il proporzionale congela e mette al sicuro le larghe intese, e solo una profonda riforma del sistema istituzionale può rendere eventualmente accettabili altri sistemi elettorali altrimenti destinati a complicare la vita del già fragilissimo governo. Dunque il presidente della Repubblica per il momento suggerisce un intervento chirugico, minimo, quasi solo “manutentivo” sul Porcellum: quanto basta per evitare il pronunciamento della Cassazione. Una modifica di poche righe, dunque, anche solo l’innalzamento della soglia minima che fa scattare il premio di maggioranza. Napolitano vuole evitare che Pd e Pdl prendano a bisticciare anche sul nuovo sistema di voto, la riforma elettorale non dovrebbe diventare un tema centrale per adesso. E’ più urgente, di fronte alla crisi, garantire una serena navigazione al governo di Letta, già molto esposto “senza che intervenga pure una baruffa sulla legge elettorale”.
Il presidente della Repubblica non dispera che la strana maggioranza possa mettere in cantiere riforme strutturali anche di rango costituzionale e ieri si è informato con Alfano intorno ai reali intendimenti del Cavaliere (che venerdì sarà ancora in piazza, a Roma, assieme a Gianni Alemanno). A Napolitano non dispiace affatto il tentativo di tenere distinto il governo dalla vita agitata dei partiti. Dopodomani si riunisce il primo vertice di maggioranza sulle riforme e il 29 saranno presentate in Parlamento le mozioni di indirizzo. Sia Alfano sia Letta hanno rassicurato il capo dello stato, l’agenda sarà pronta “e si andrà avanti con ritmo martellante”. Chissà. Il presidente della Repubblica ritiene fondamentale l’avvio di questo iter, nessuno più di Napolitano sa che la grande coalizione muore se precipita nell’inedia. La sua idea è che sia meglio cominciare dalle cose facili, anche da provvedimenti di natura ordinaria ma capaci di riempire di senso l’iniziativa politica dell’esecutivo. Letta ieri ha incontrato a lungo Stefano Rodotà. L’asse Quirinale-Palazzo Chigi vuole coprirsi su tutti i fronti, anche nella sinistra più sinistra, anche nel mondo confuso di Beppe Grillo. “Se le riforme riescono poi ci sarà un referendum”, dicono da Palazzo Chigi. Contro vento non si riforma.


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