L'unica possibilità è che Pdl e Pd superino insieme il rigore

Redazione

I due maggiori partiti del centrodestra e del centrosinistra non sono storicamente avversari ma nemici. Lo scontro fra anticomunisti e comunisti che ha segnato la Prima Repubblica è stato sostituito da quello fra berlusconiani e antiberlusconiani in una Seconda Repubblica che è al suo stadio terminale. Ancora oggi è molto più facile buttare tutto per aria che sottoporsi alla durissima fatica, non condivisa dai tifosi delle opposte sponde, di far operare per almeno due anni l’attuale governo. Però prima di dar fuoco alle polveri bisogna riflettere su alcune cose di fondo. In primo luogo che sia il sistema economico sia il sistema politico corrono il rischio del collasso e che quando le due cose sono contemporanee i pericoli sono elevatissimi.

di Fabrizio Cicchitto

    I due maggiori partiti del centrodestra e del centrosinistra non sono storicamente avversari ma nemici. Lo scontro fra anticomunisti e comunisti che ha segnato la Prima Repubblica è stato sostituito da quello fra berlusconiani e antiberlusconiani in una Seconda Repubblica che è al suo stadio terminale. Ancora oggi è molto più facile buttare tutto per aria che sottoporsi alla durissima fatica, non condivisa dai tifosi delle opposte sponde, di far operare per almeno due anni l’attuale governo. Però prima di dar fuoco alle polveri bisogna riflettere su alcune cose di fondo. In primo luogo che sia il sistema economico sia il sistema politico corrono il rischio del collasso e che quando le due cose sono contemporanee i pericoli sono elevatissimi. Il sistema economico italiano è strangolato dal debito pubblico e da una politica economica europea che, in controtendenza con quella americana e giapponese, sta insistendo in un rigorismo durissimo in presenza di una recessione che sta portando la società italiana alla disperazione. Ciò ha avuto conseguenze rilevanti sul sistema politico che non distribuisce più risorse ma è costretto a tagliarle dando il fondamento oggettivo all’antipolitica. Poi alcuni giornali e reti televisive hanno ulteriormente cavalcato l’antipolitica pensando di scalzare i partiti e di dar via libera ai tecnici. Sennonché  il governo Monti ha fallito, per cui i media credevano di lavorare per i tecnici e hanno invece favorito il populismo più sfrenato e protestatario. Il risultato di tutto cio è stato che le elezioni hanno avuto un solo parziale vincitore, cioè il Movimento cinque stelle, un sicuro perdente, cioè Bersani e un leader politico e una forza politica, cioè Berlusconi e il Pdl, che avrebbero dovuto straperdere e invece hanno pareggiato, il che è già stato un successo. Di qui lo stallo prima e il governo di emergenza poi. Ora mentre il Movimento cinque stelle è portatore di una protesta globale senza  nessuna logica di governo, il Pdl e il Pd esprimono le esigenze di due blocchi sociali interclassisti, diversamente composti, che però chiedono entrambi un governo del paese e il superamento del cieco rigorismo dei tecnici che ha portato ad avere i conti in ordine ma al limite di un collasso generale. Ora siamo davanti a due alternative secche: nel primo caso o il Pdl e il Pd riescono a tradurre in una concreta azione di governo due esigenze di fondo, la crescita e una organica riforma istituzionale ed elettorale  e di conseguenza il governo Letta-Alfano toglie ai grillini alcune delle ragioni di fondo della protesta per cui si creano le condizioni per un bipolarismo normale nella prossima legislatura; nella seconda ipotesi esso cade dopo pochi mesi perché al Pd o al Pdl saltano i nervi – e allora questi partiti verranno spazzati via da una protesta popolare e da movimenti assai più duri, forti e radicali dell’attuale M5s. Allo stato attuale delle cose è il Pd quello che appare in preda a una crisi permanente. A sua volta il settore della magistratura che fa politica sta piazzando le sue bombe per far saltare tutto concentrando il fuoco contro Berlusconi. Riteniamo però che la via d’uscita rispetto a questa inusitata violenza insieme etica, culturale e politico-giudiziaria non sia quella di provocare la crisi di questo governo che può essere messo in mora solo se non realizza il suo programma economico. Infatti nessuno può nascondersi dietro a un dito. In seguito a tutti gli errori dei maggiori partiti, il presidente della Repubblica ha nelle mani una pistola con dei colpi che possono essere mortali per entrambe le parti contrapposte: se è il Pd a provocare la crisi di governo il presidente puo a sua volta portare il paese a immediate elezioni anticipate; se invece è il Pdl a far cadere il governo, ci si può trovare di fronte alle dimissioni anticipate del capo dello stato che obiettivamente creerebbero  le condizioni per un governo e una maggioranza di scopo fra il Pd, Sel e i grillini: lo scopo sarebbe appunto quello di scatenare una sorta di pogrom nei confronti di Berlusconi e del centrodestra. Ciò detto, se è vero che nelle mani del presidente Napolitano c’è un potere politico straordinario, va  detto che egli ha anche il diritto-dovere, nell’ambito dei suoi poteri istituzionali, di svolgere un ruolo di garante per la tutela dello stato di diritto nei confronti di tutti coloro che lo stanno mettendo in discussione. Infatti se non c’è l’azione pacificatrice di un arbitro, il rischio è che il Frankenstein giustizialista possa portare davvero il paese a una crisi distruttiva.

    di Fabrizio Cicchitto