E adesso?

Jack O'Malley

E adesso? La fine dei campionati di calcio cala sulle nostre vite come un rigore inesistente fischiato al più forte: sai già che prima o poi arriverà, ma ogni volta fa male. L’idea di passare i prossimi tre mesi a leggere gli scoop sul calciomercato è più angosciante di un comizio di Vito Crimi, ma tolta la pagliacciata della Confederation Cup a giugno e, tra qualche giorno, la finale di coppa di Germania con il nome cambiato, è il destino che ci aspetta. In Inghilterra abbiamo celebrato Ferguson per due settimane, roba che manco la Thatcher, e lui ci ha regalato un addio pirotecnico e inquietante contro il West Bromwich Albion, finendo per pareggiare 5-5 una partita che il Manchester United conduceva 5-2.

    Londra. E adesso? La fine dei campionati di calcio cala sulle nostre vite come un rigore inesistente fischiato al più forte: sai già che prima o poi arriverà, ma ogni volta fa male. L’idea di passare i prossimi tre mesi a leggere gli scoop sul calciomercato è più angosciante di un comizio di Vito Crimi, ma tolta la pagliacciata della Confederation Cup a giugno e, tra qualche giorno, la finale di coppa di Germania con il nome cambiato, è il destino che ci aspetta. In Inghilterra abbiamo celebrato Ferguson per due settimane, roba che manco la Thatcher, e lui ci ha regalato un addio pirotecnico e inquietante contro il West Bromwich Albion, finendo per pareggiare 5-5 una partita che il Manchester United conduceva 5-2. Dico inquietante perché la firma della rimonta avversaria non è casuale: è quella di Lukaku, giocatore del Chelsea in prestito. Se c’è qualcuno che ha guastato la festa di Sir Alex quest’anno è proprio il Chelsea: è la squadra allenata da Benítez ad avere sconfitto per l’ultima volta i Red Devils in campionato e ad averli eliminati dalla FA Cup. Così come il prossimo manager dello United, David Moyes, ha patito la sua ultima sconfitta contro i Blues allenati dall’allenatore che più di tutti ha saputo far ricredere tifosi e critici. Benítez in fondo non è altro che uno Stramaccioni all’incontrario, e, anche chi da queste parti all’inizio lo sbeffeggiava, ha brindato quando Ivanovic ha lasciato che i portoghesi continuassero a pensare che non vincono più niente da cinquant’anni perché un allenatore avido lanciò una maledizione e non perché sono scarsi. Con questa Europa League Benítez ha salvato la faccia del calcio inglese e compiuto un miracolo: quella fighetta di Fernando Torres (sempre sia lodato) al momento è contemporaneamente campione del mondo e d’Europa con la sua Nazionale, e detentore della Champions League fino a sabato e neo vincitore dell’Europa League. Praticamente il più forte del mondo, senza esserlo.

    Onore a Benítez (do you remember, Inter?), che almeno ha il vizio della vittoria inaspettata e non quello del sermone da quinta carica dello stato tipo Prandelli. Da quando la Boldrini è diventata la ghostwriter segreta del ct della Nazionale italiana, ogni sua conferenza stampa sembra un convegno con Zagrebelsky e don Gallo, tra belle parole contro il razzismo e riflessioni sul difficile momento della politica italiana. Già, il razzismo. Come direbbe Carlo Pelanda, la rubrica e il rubrichista, che pure amano Super Mario, osservano come si sia arrivati al punto che basta guardare male Balotelli per essere bollati come razzisti, e chiaramente domenica sera il rigore per il Milan è stato fischiato per atteggiamento razzista del difensore del Siena.

    Adesso che il campionato è finito comincia il momento preferito dai giornalisti sportivi, però. In ogni redazione dentro a una grande boccia di vetro vengono inseriti dei bigliettini con su scritti i nomi di tutti i calciatori del mondo. Chi deve scrivere un articolo di calciomercato prima ne pesca una manciata e poi costruisce il suo pezzo basandosi su quei nomi a caso. Quasi come i commentatori politici italiani con i nomi di premier e presidente della Repubblica un mese fa, per capirci.
    Non si può chiudere senza un pensiero per Mourinho, che ha saggiato per la prima volta in carriera l’amaro gusto della sconfitta totale, con annesse pernacchie, arrivando dietro a una squadra presa a sberloni dal Bayern Monaco. Tornerà a Londra, dove gli “vogliono bene”. Fare meglio di Di Matteo e Benítez non sarà facile: quei due hanno dimostrato che anche i Normal One vincono con i Blues. Il fattore cool.