
Cannes 2013
Sofia Coppola ricorda come uno slapstick può fare più scena di uno Chanel
Di una bella biografia o autobiografia, pure di un bel saggio, diciamo “si legge come un romanzo”. Poi andiamo al cinema, e quando leggiamo la dicitura “tratto da una storia vera” siamo meglio disposti e più curiosi verso il film. Sembra una contraddizione, non lo è. Vogliamo che le faccende altrui siano esposte in modo che interessano a chi legge, non solo a chi scrive e a chi le ha vissute. Pretendiamo che il cinema racconti faccende che possono accadere: visto il distacco dal mondo che i registi ostentano – non guardano mai la tv, anche se poi girano film sulla tv; sono schivi e solitari, anche se poi raccontano feste mondane – qualcosa che a mo' di pizzicotto li risvegli dalle loro narcisate non può far male. Ispirato a una storia vera è “The Bling Ring”, ultimo film di Sofia Coppola dopo “Somewhere”, Leone d'oro alla Mostra di Venezia quando il presidente della giuria era l'ex fidanzato Quentin Tarantino.
Di una bella biografia o autobiografia, pure di un bel saggio, diciamo “si legge come un romanzo”. Poi andiamo al cinema, e quando leggiamo la dicitura “tratto da una storia vera” siamo meglio disposti e più curiosi verso il film. Sembra una contraddizione, non lo è. Vogliamo che le faccende altrui siano esposte in modo che interessano a chi legge, non solo a chi scrive e a chi le ha vissute. Pretendiamo che il cinema racconti faccende che possono accadere: visto il distacco dal mondo che i registi ostentano – non guardano mai la tv, anche se poi girano film sulla tv; sono schivi e solitari, anche se poi raccontano feste mondane – qualcosa che a mo’ di pizzicotto li risvegli dalle loro narcisate non può far male. Ispirato a una storia vera è “The Bling Ring”, ultimo film di Sofia Coppola dopo “Somewhere”, Leone d’oro alla Mostra di Venezia quando il presidente della giuria era l’ex fidanzato Quentin Tarantino. Tra il 2008 e il 2009 una banda di adolescenti californiani svaligiò le ville di Lindsay Lohan, di Orlando Bloom, di Paris Hilton, per citare solo i più conosciuti. Bottino da tre milioni di dollari: in scarpe, occhiali, vestiti, borsette, pellicce. orologi, gioielli.
“The Suspects wore Louboutins”: così era intitolato l’articolo su Vanity Fair che ha suggerito l’idea: dal film capiamo che vale per le quattro donne e anche per il giovanotto. Quando trova un paio di scarpe fucsia con tacco a spillo della sua misura le indossa subito (da come cammina, deve aver fatto le prove con modelli a buon mercato). La banda si procura gli indirizzi delle celebrità su internet, i social network servono per sapere quando i proprietari sono assenti. Non c’è neppure bisogno di forzare porte e cancelli: le mappe di Google mostrano le migliori vie d’accesso, le chiavi sono sotto lo zerbino come in provincia, una provvidenziale vetrata resta sempre socchiusa. Sofia Coppola tira fuori dalla vicenda tutto quel che può. Gli snodi di sceneggiatura non sono il suo forte, è invece bravissima a smontare le storie in piccole scene, scambi di battute, comicità slapstick. Sono bravissimi gli attori, a cominciare da Emma Watson studentessa a domicilio, istruita da mamma Leslie Mann (nella vita, la signora Apatow) sui principi di un libro intitolato “Il segreto”. Siamo la somma di quelli che frequentiamo, spiega. Quindi bisogna prendere a modello tipi come Angelina Jolie (risata in sala, e ancora più quando la sua principale qualità, a detta delle ragazze, sembra essere Brad Pitt).
I guardaroba delle star sono inquadrati come il tesoro di Alì Babà: mucchi di roba che luccica. Bella la coincidenza che, dopo le indagini, porta una ladra nello stesso carcere della derubata Lindsay Lohan. “Le hanno lasciato le extension, ma ha addosso la tuta arancione proprio come noi. E piange sempre”, è il commento prontamente rilasciato durante un talk show. La furba ragazza non voleva solo un vestito Chanel, voleva la vita delle celebrità, e alla fine riesce a ottenerla (ne tenga conto chi vuole aprire il dibattito sugli adolescenti e la mancanza di valori: gli intervistatori sono adulti, i produttori di talk show pure, gran parte del pubblico risulta maggiorenne). Usciti dalla proiezione, su “The Hollywood Reporter” scopriamo l’anello mancante. Bella e pronta, la scena che avrebbe tolto “The Bling Ring” (il film ha aperto ieri a Cannes la sezione “Un certain regard”) – dalla categoria “gioventù bruciacchiata”. Proiettandolo verso l’anima pop che Coppola possiede. Intervista a Paris Hilton, una delle derubate. Ha prestato la sua magione con tavernetta-night club e palo da lap dance per le riprese del film, fa anche una particina. “Sono venuti a casa mia cinque volte, mi hanno rubato le Birkin e i gioielli di famiglia per venderli in un banchetto a Venice Beach. Il pensiero ancora mi addolora”. Vabbè, ma allora stare alla larga, per non rinnovare la sofferenza? Giammai, la ragazza mica è scema: “L’ho fatto per Sofia: ho in comune con lei la passione per la moda e le cose belle”. Una battuta così nella sceneggiatura, e “The Bling Ring” sarebbe diventato di culto.


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