Berlusconi e i suoi processi

Giuliano Ferrara

I processi sono un problema, inutile far finta di niente. La situazione giudiziaria di Berlusconi, contraente del patto di governo e di maggioranza, ha oggettiva influenza sulla governabilità e sui rapporti politici. Come la si deve affrontare secondo logica e buonsenso? Nessuno può fermare dibattimenti in corso per frode fiscale o per concussione o per prostituzione minorile né per altre fattispecie. La strada delle leggi ad personam, per arrestare una giustizia contra personam, non è ovviamente percorribile, a prescindere da quello che se ne pensi.

    I processi sono un problema, inutile far finta di niente. La situazione giudiziaria di Berlusconi, contraente del patto di governo e di maggioranza, ha oggettiva influenza sulla governabilità e sui rapporti politici. Come la si deve affrontare secondo logica e buonsenso? Nessuno può fermare dibattimenti in corso per frode fiscale o per concussione o per prostituzione minorile né per altre fattispecie. La strada delle leggi ad personam, per arrestare una giustizia contra personam, non è ovviamente percorribile, a prescindere da quello che se ne pensi. Il capo dello stato, il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura e il ministro della Giustizia hanno le mani sostanzialmente legate; il Quirinale e Palazzo dei Marescialli non possono andare al di là della persuasione morale, come è già avvenuto quando Giorgio Napolitano, con prudenza e coraggio, ha chiesto esplicitamente che il capo della coalizione elettorale sulle cui spalle stava l’adempimento di doveri costituzionali come la collaborazione alla formazione del governo e all’elezione del presidente della Repubblica fosse lasciato in pace per alcune settimane, che non incidono sui termini di prescrizione del reato, rinviando per legittimo impedimento alcune sessioni d’udienza. Il Guardasigilli, chiunque sarà, dovrà fare molto in termini di riforma, partendo dalle carceri, dalla giustizia civile e penale, dalle antiche e recenti proposte di separazione delle carriere, per esempio, e di restaurazione di regole serie a difesa dei diritti della persona, a cominciare dalla privacy e da una definizione precisa del diritto di difesa nel processo accusatorio, alla pari dei diritti dell’accusa. Ma tutto questo non influisce direttamente sui processi, sulla lunga vicenda politico-giudiziaria che riguarda Berlusconi. La Corte di cassazione deve valutare questioni come la rimessione eventuale ad altra sede di un giudizio in corso e, nel futuro, eventuali formulazioni di una condanna in appello e delle sue motivazioni, e dovrà farlo secondo una civile cultura dello stato di diritto e le regole costituzionali del giusto processo.

    E Berlusconi? Che cosa può fare Berlusconi? Un punto ormai è chiaro, e in base a questo dovrebbe definire il proprio comportamento il leader del centrodestra. Gli italiani che lo votano, che lo scelgono, non si fanno impressionare né dall’attivismo accanito dei magistrati contro di lui né dai vari Palasharp, anzi nutrono un pregiudizio negativo resistente nei confronti della caccia all’uomo politico che denuncia una persecuzione illiberale ai suoi danni. I parlamentari eletti nel Pdl sono leali e nella nuova situazione hanno tutti capito che extra Silvium nulla salus, quindi non sono destinati a fare scherzi e a giocare di sponda con i pm. Dunque a Berlusconi tocca la strategia dei nervi saldi, è giusto per lui stesso e per il paese un comportamento che punti sulla politica, sulla buona politica, sulla ricerca di un nuovo baricentro della governabilità, per ottenere veri risultati di sollievo e riforma sociale e istituzionale da portare come propri, anche propri, al confronto con l’elettorato, quando questo ci sarà. Insomma, se un errore c’è stato è quello, che fu pagato caro con la perdita di milioni di voti e con i rischi del recente passato (siamo stati a un passo da Prodi o Rodotà-tà-tà), di avere confuso il mestiere di uomo di stato con quello, imposto arbitrariamente dalla casta giustizialista, di imputato permanente ed effettivo.

    Berlusconi deve realizzare lui la scissione tra i due ruoli che i pm combattenti vogliono tenere avvinghiati, sicuro come oggi può essere del fatto che spazzarlo via con sentenze giudiziarie è un calcolo che una buona parte della politica può far saltare, perché non ci sono le condizioni per convincere una parte decisiva del paese e il centrodestra che l’uomo di stato da loro scelto va trattato ed eliminato con la malagiustizia. Il discorso di Napolitano alle Camere, definito da Berlusconi come “il migliore” da lui sentito negli ultimi vent’anni, non riguardava affatto i suoi processi, ma spingeva per un’Italia in cui la politica riprenda la sua autonomia, la sua responsabilità. E questa Italia, se il Cav. non farà l’errore di innervosirsi ancora una volta e di chiedere l’impossibile, è cento volte più “sua” che della Boccassini o del Palasharp o dei vari manettari alla caccia del loro scalpo.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.