Direzione Pd

Bersani conferma le dimissioni, il Pd approva il documento di sostegno a Napolitano

Redazione

Durante la direzione Pd, Pier Luigi Bersani ha confermato le sue dimissioni da segretario del partito per "prendere di petto" quei problemi che rischiano di essere "letali". "Ho sentito le giustificazioni di quel che è successo: non voglio replicare anche se potrei farlo. Ma il senso delle giustificazioni è che se ci sono degli irresponsabili, la responsabilità è del responsabile, cioè io". "Si può dire che le elezioni le abbiamo vinte, le abbiamo perse, un po' vinte e un po' perse. Ma per la prima volta toccava, tocca e toccherà a noi nelle prossime settimane dover dire cosa si fa e doverlo dire per primi e davanti al Paese", ha proseguito Pier Luigi Bersani nel suo discorso alla direzione del Pd.

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    Durante la direzione Pd, Pier Luigi Bersani ha confermato le sue dimissioni da segretario del partito per "prendere di petto" quei problemi che rischiano di essere "letali". "Ho sentito legiustificazioni di quel che è successo: non voglio replicare anche se potrei farlo. Ma il senso delle giustificazioni è che se ci sono degli irresponsabili, la responsabilità è del responsabile, cioè io". "Si può dire che le elezioni le abbiamo vinte, le abbiamo perse, un po' vinte e un po' perse. Ma per la prima volta toccava, tocca e toccherà a noi nelle prossime settimane dover dire cosa si fa e doverlo dire per primi e davanti al Paese", ha proseguito Pier Luigi Bersani nel suo discorso alla direzione del Pd. "Insieme ad anarchismo e feudalizzazione c'è stato un livello di permeabilità pericoloso. Quel che è successo non è episodico ma strutturale. Non sto esagerando e si deve ripartire guardando fino in fondo l'esperienza che abbiamo fatto fin qui: vogliamo costruire un soggetto politico o allestire uno spazio politico?".
    Bersani ha poi continuato le sue riflessioni sull'identità politica del Pd: "Chi entra in un partito, anche padronale, fa una libera scelta di devolvere una parte della sua libertà: dobbiamo darci un principio d'ordine, altrimenti invece di un soggetto politico c'è uno spazio di gioco – ha detto Bersani –, un autobus, un ascensore, un nido per un cuculo. O uno spazio di gioco che il segretario, sia Veltroni, Bersani o Franceschini deve solo tenere in ordine con tanta pazienza".

    "A questa prima prova non abbiamo retto e se non rimuoviamo il problema rischiamo di non reggere nelle prossime settimane", ha aggiunto, "per un problema che non attiene alla scelta che si fa ma alla possibilità eventuale di fare davvero in modo efficace una scelta".

    La delegazione che salirà al Quirinale per il Pd sarà composta dai capigruppo Luigi Zanda e Roberto Speranza e dal vicesegretario Enrico Letta, secondo quanto proposto da Pier Luigi Bersani alla direzione: "La direzione è operativa e potrà guidare il percorso politico, il vicesegretario e il tesoriere sono nella pienezza delle loro funzioni" ha detto Bersani nel confermare le sue dimissioni definendole poi "utili al partito". "So di non lasciare il partito all'abbandono", ha aggiunto. Poi, un messaggio di speranza: "Io ci credo, ho fiducia nel futuro di questo partito". Rispetto a quello che accadrà nelle prossime ore in vista della formazione di un nuovo governo, Bersani ha sottolineato: "Il Pd deve fare un discorso di ragionata disponibilità a ricercare una soluzione di governo, mettendo a disposizione le nostre forze e disponibilità nel dialogo con il capo dello Stato e le altre forze politiche. Con Giorgio Napolitano dobbiamo fare un discorso di ragionata disponibilità, mettendo a disposizione quello che si ha, le nostre forze, le nostre personalità", ha concluso.

    Dopo l'intervento del segretario dimissionario, quello di Dario Franceschini: "Bersani paga colpe non sue, a cominciare dai franchi tiratori. La cosa che manca di più tra di noi non è la solidarietà, ma la generosità soprattutto nelle difficoltà". Poi sul governo che sarà incaricato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitanio nelle prossime ore: "Dobbiamo dire sì al presidente della Repubblica, non ni". Lo ha spiegato Dario Franceschini, parlando alla Direzione del Pd. "Scegliamo questa strada e facciamoci carico dell'impopolarità di una scelta, o ci spaventiamo e andiamo dritti a elezioni e con questa legge elettorale rischiamo di trovarci di fronte a un altro bivio in una posizione di minoranza".
    Per Franceschini, "dobbiamo prenderci la nostre responsabilità, dire sì a Napolitano e che i nomi li decide lui, ma noi mettiamo a  disposizione tutto quello che abbiamo, anche le nostre personalità, e lavoriamo il piu possibile per temperare la forma del governo. Non è obbligatorio che sia un governo con insieme personalità più complicate, si può abbassare quel livello". "Siamo al bivio – ha aggiunto Franceschini – e in fondo al bivio c'è una scelta riformista di governo e una scelta movimentista".  Purtroppo la scelta in questo bivio "ci capita non sulla politca  estera o sulle politiche del lavoro, ma sul governo con il Pdl. E noi quella scelta la dobbiamo fare".

    E' stata poi la volta di Matteo Orfini che ha invitato il Pd a ritrovare unità. Bisogna "innazitutto tenere a cuore il tema dell'unita' del Pd", ha detto alla direzione del partito. "A molti di noi è scappata la mano, c'è chi ha parlato di espulsioni e ha detto una sciocchezza", ha spiegato, "ora credo che dobbiamo coltivare la nostra unità". E "per reggere, abbiamo bisogno che ci sia una soluzione di governo che raccolga almeno tre punti: la domanda di innovazione che viene dalla società, la capacità di interloquire con la società e la possibilità di sfidare al rialzo il Parlamento". Matteo Orfini è stato uno dei dirigenti del Pd che non ha condiviso il documento che è stato presentato alla direzione Pd in cui si delega al Capo dello Stato qualunque decisione, una volta confermata la disponibilità di forze e personalità per la formazione del governo, ma tuttavia non ha lanciato la candidatura di Matteo Renzi. "Dobbiamo mettere alcuni paletti" ha detto Orfini, suscitando qualche fischio e correggendo le sue parole ma non il messaggio: "Dobbiamo indicare quali sono le condizioni che possiamo sostenere, non possiamo limitarci a dire che va bene, dobbiamo dire su cosa saremo responsabili".

    Alla direzione del Pd è intervenuto anche Franco Marini: "Ci vuole un governo politico. Forse il migliore dei tecnici lo abbiamo avuto ma si è fermato", ha detto Franco Marini parlando alla direzione. "Ci vuole un governo politico, con politici capaci di dare la spinta al Paese. Già siamo poco credibili, dobbiamo andare lì con i migliori di noi". Sulla sua vicenda personale della mancata elezione a capo dello Stato Marini ha commentato: "Malgrado le ultime vicende non sono sfiorato dall'idea di aver fallito quando 25 anni fa ho contribuito come uno dei fondatori veri". Poi il cofondatore del Pd si è rivolto a Matteo Orfini: "Ma non l'hai consumato il tempo per far accettare un dialogo minimo a Grillo? Trascurando che noi abbiamo oggi l'urgenza non di guardare il nostro ombelico, ma al dramma del Paese".

    Leggi Renzi a Palazzo Chigi è più di un'idea. Ma lui: "Improbabile" - Movimento 5 stelle: "Siamo l'unica opposizione del paese. Valuteremo i provvedimenti caso per caso" - Berlusconi: "Serve un governo duraturo, fondato su un accordo tra forze democratiche" - Armeni Quella base brutta gente