La lingua verminosa del becchino Travaglio

Redazione

Mentre le squadracce benpensanti addette alla pubblica morale insultano e minacciano deputati colpevoli di aver votato Napolitano (non Himmler, non Al Capone), tra un “bastardo!”, un “traditore!” e un “li mortacci tua!”, il funereo Grillo – che di morti (altrui) sempre parla – sul suo blog il trapasso dell’intera Repubblica ha annunciato: The Big Becchino. E’ da settimane che un linguaggio minaccioso e oscuro, da beccamorti mediatici, viene rovesciato addosso agli avversari politici con incoscienza e macabro godimento: un rimestare di cadaveri, uno scoperchiare di tombe, un affannarsi tra l’editoriale e la tumulazione.

    Mentre le squadracce benpensanti addette alla pubblica morale insultano e minacciano deputati colpevoli di aver votato Napolitano (non Himmler, non Al Capone), tra un “bastardo!”, un “traditore!” e un “li mortacci tua!”, il funereo Grillo – che di morti (altrui) sempre parla – sul suo blog il trapasso dell’intera Repubblica ha annunciato: The Big Becchino. E’ da settimane che un linguaggio minaccioso e oscuro, da beccamorti mediatici, viene rovesciato addosso agli avversari politici con incoscienza e macabro godimento: un rimestare di cadaveri, uno scoperchiare di tombe, un affannarsi tra l’editoriale e la tumulazione. A parte l’inarrivabile capo a Cinque stelle, e la balordaggine di qualche eletto del popolo tramortito dal suo vagare con i ditini sulla tastiera dello smartphone, è Marco Travaglio sul Fatto che quotidianamente s’incarica della pratica da necroforo, annunciando imminenti altrui esequie e dettagliando pratiche collaterali – tra la denuncia politica e YouPorn. Più che l’esposizione di una tesi, quella di un solo dubbio: inumazione o cremazione? Editoriale di domenica. Titolo (tanto per far intendere la questione): “Napolitano bis, Funeral Party”.  E, con la precisa sensazione di una passeggiata al Verano, si incrociavano riferimenti al “cadavere putrefatto” piuttosto che a quello “maleodorante”, naturalmente con opportuno “sarcofago” ove si procede “inchiodando il coperchio dall’interno”. Quindi l’inevitabile riferimento alla “puzza e i vermi”, con adeguato richiamo alla “decomposizione” e idonea chiamata in causa del “becchino” (ovviamente individuato nel presidente Napolitano, “coetaneo di Mugabe”, “voltagabbana” e “potenzialmente ricattabile”).

    Poi, a parte un propizio cenno all’inevitabile “estinzione”, si procede all’ammasso del “governo di mummie”. E siccome i cadaveri abbondano più delle virgole, nello scritto di Marco il Seppellitore, ecco la rievocazione di quello “imbalsamato e impagliato”, vista l’età che sale, dell’attuale inquilino del Quirinale, tra “necrofili di sinistra” e (qui si fa quasi poetico, poggiando per un secondo la vanga) il “pedofilo di destra”. Buffetto anche ai colleghi giornalisti, impegnati verso Napolitano “con lavoretti di bocca e di lingua sulle prostate inerti e gli scroti inanimati delle solite cariatidi”. Per l’esultanza finale: “Le famose pompe funebri”. Le quali pompe, s’intendono funebri, a Marco il Necroforo devono piacere molto, visto che ieri è tornato sul tema “pompe sfuse”, rimettendo di mezzo “il coetaneo di Mugabe”, sobriamente accompagnato da un forte richiamo ai “cronicari” e ai “reparti di geriatria”, in un articolo vasto quanto il Monumentale di Milano. Titolo, va da sé, “La Domenica delle Salme”. Ci voleva Dylan Dog, sul Colle, per calmarlo. Intanto, da mortali meglio toccarsi.