Nap 2.0, un capolavoro contro vanitosi e prepotenti

Giuliano Ferrara

Non ho ancora la bella età, la barba bianca e la immensa faccia tosta di Scalfari, che ci racconta dei suoi tea for two con Napolitano e Rodotà, e vede il mondo attraverso il suo meraviglioso ombelico. Mi limito a una ovvia, ma non poi così tanto, analisi politica. E breve. Poi qualche considerazione su persone e cose.

    Non ho ancora la bella età, la barba bianca e la immensa faccia tosta di Scalfari, che ci racconta dei suoi tea for two con Napolitano e Rodotà, e vede il mondo attraverso il suo meraviglioso ombelico. Mi limito a una ovvia, ma non poi così tanto, analisi politica. E breve. Poi qualche considerazione su persone e cose.

    Analisi politica

    Paese bloccato da vent’anni. Causa blocco: Se governa B., outsider, caciara incapacitante. Se governa la sinistra, piena di insider, caciara incapacitante. Se risultato elettorale senza maggioranza governo, paralisi generale istituzioni da subito, e anarchia parlamentare. Media e magistrati aiutano re di denari e di manette a mettere nel sacco la politica. Su sfondo crisi economica e finanziaria, con contorno di mutazione antropologica e trasformazione ingenti riserve di popolo italiano, via web, in una manica di isterici, ignoranti e marciatori e retromarciatori su Roma. Trionfo faziosità et manipolazione. Perfino il governo Monti-Fornero è tradito dall’establishment cazzon-confindustriale e dal grottesco all’italiana: si scopre che Barca, inguattato tra i giovani tecnocrati da una vita e membro dell’esecutivo, è il capo della sinistra esodata!

    La rielezione trionfale, mai vista prima, di un presidente della Repubblica come Napolitano parla da sola. Partiti incastrati da pregiudiziali del cazzo (e in questo caso partiti sta per Pd). Partiti verso una immediata rovina, si fermano sull’orlo del burrone. Lo rieleggono e lasciano con un palmo di naso comici prepotenti (Grillo), giuristi vanitosi e da sempre subalterni e inutili (Rodotà-tà-tà), scemi o maliziosi nemici della Repubblica, dai twitteristi ai fattisti quotidiani. Il Cav. ride di cuore e non sbaglia un colpo.
    Lui (Napolitano) quasi novant’anni di cultura politica solida, che tra parentesi è la mia: scuola Pci, poi fuoriuscita realista dal comunismo (strade diverse: io anticomunista di brutto, lui gradualista). Lui garante per tutti, insider e outsider. Lui convinto che non si può umiliare un pezzo d’Italia, quella di centrodestra. Lui rigoroso nel cercare soluzioni europeiste, tenendo conto, così, tanto per non fare gli sbruffoni, di Francia et Germania e Bce et Bruxelles. Lui autore di proposte politiche elementari: se c’è paralisi con lo spread a 570, proviamo con il governo tecnico e la maggioranza ABC; se non c’è maggioranza, larga coalizione più o meno dissimulata e governo di scopo o del presidente.
    Allora: confermato con il colpaccio Napolitano 2.0 che ostacolo da rimuovere è pregiudiziale delegittimante vero Italia antropologicamente inferiore da parte dei rispettabili e presentabili de sinistra Palasharp (di cui Scalfari, tra un tea for two e l’altro, era fino a poco fa il capo pentito, ora lo scettro lo impugnano le Spinelli, Zagrebelsky, Rodotà, Ingroia, Travaglio: e così siamo tutti più tranquilli). Battaglia si trasferisce su Parlamento e governo, dopo l’ordalia su presidente della Repubblica. Ne faranno di ogni per trascinare anche il Napolitano bis e il Pd.0 nel marasma. Bisognerà essere prudenti e sensati e maliziosi, ma anche molto risoluti. Bisognerà, se nascesse un governo di intesa istuzionale con qualche significato politico, fare delle cose utili al paese, al lavoro, al capitale, agli investimenti esteri, alla situazione fiscale disastrosa. Servono politici integrali, anche con competenze culturali umanistiche e tecniche, no vanitosi, no stronzetti, no personale politico di compromesso subacqueo (alla Barca, per intenderci, uno che vedo bene nella prossima lista di Ingroia). Buon lavoro a tutti. Seguiremo con passione.

    Osservazioni

    A me Grillo sembra un po’ imbranato. Avesse fatto votare Prodi, che per prudenza casaleggiana aveva inserito nelle Quirinarie dei miei stivali, più misteriose dei conti dello Ior, ora staremmo qui a leccarci le ferite, e lui sarebbe il pesce pilota del Pd. Certo l’intesa nazionale in fondo la voleva, e sacrificare un Rodotà-tà-tà non è poi gran cosa. Ma con quella storia del golpe e dell’assedio e poi della manifestazione si rivela un odioso prepotente, uno sgraziato tribuno privo di autoironia. E poi non so se quel calcolo di favorire un compromesso che ti consente di sparare addosso a tutti è alla fine così lungimirante. Arriverà pure il momento in cui l’intesa si presenterà come una soluzione forte, e magari cavalcherà una qualche forma di ripresa economica. Arriverà il momento di una qualche tenuta psicologica e morale dei partiti? O no? Oppure tra qualche giorno ricomincia il ballo dei processi a Berlusconi, dell’attacco sfrenato a Napolitano, dei peracottari giustizialisti all’arrembaggio e delle più diverse provocazioni del partito cosiddetto degli anticasta? E quel che è stato costruito con il Napolitano 2.0 si dissolverà con amare conseguenze?

    Rodotà è pazzesco. I professori hanno la vanità nel sangue. E’ la loro genetica. Già era ridicolo che uno con due pensioni facesse il filo a Grillo, che scommette tutto su quelle fregnacce lì. Grottesco che da oltre vent’anni il Tà-tà prenda cappello perché non gli viene riconosciuta, una volta con la presidenza della Camera (nel ’92 andata – guarda un po’ – a Napolitano invece che a lui) e altre volte per altri motivi, la dittatura commissaria su quel che resta della sinistra. La marcetta e retromarcetta su Roma al grido Ro-do-tà, come ha twittato l’eroico Camurri, faceva veramente ridere. La vanità fa scompisciare.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.