Il Cav. ricomincia da Monti, con i consigli di Napolitano

Salvatore Merlo

Una stretta di mano che può valere il Quirinale per Annamaria Cancellieri. Ieri sera Silvio Berlusconi, prima di raggiungere Gianni Alemanno a una cena di raccolta fondi, ha incontrato Mario Monti e ha ristabilito dei buoni rapporti con il professore. Il Cavaliere non sa ancora bene cosa fare, a sera ha pure telefonato a Giorgio Napolitano, l’anziano capo dello stato uscente di cui lui si fida moltissimo: “Presidente pensaci tu, devi fare tu da garante col Pd, sei l’unico che può mediare” e sciogliere lo stallo sul Quirinale. Berlusconi, rimasto ormai quasi senza interlocutori, solo di fronte a un Pd frastornato e catatonico, ieri è tornato sorprendentemente a dominare il proscenio politico.

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    Una stretta di mano che può valere il Quirinale per Annamaria Cancellieri. Ieri sera Silvio Berlusconi, prima di raggiungere Gianni Alemanno a una cena di raccolta fondi, ha incontrato Mario Monti e ha ristabilito dei buoni rapporti con il professore. Il Cavaliere non sa ancora bene cosa fare, a sera ha pure telefonato a Giorgio Napolitano, l’anziano capo dello stato uscente di cui lui si fida moltissimo: “Presidente pensaci tu, devi fare tu da garante col Pd, sei l’unico che può mediare” e sciogliere lo stallo sul Quirinale. Berlusconi, rimasto ormai quasi senza interlocutori, solo di fronte a un Pd frastornato e catatonico, ieri è tornato sorprendentemente a dominare il proscenio politico. Ma non sa ancora bene come muoversi.

    Oggi a Montecitorio non accadrà nulla, ci saranno due votazioni probabilmente utili soprattutto a prendere, dunque a guadagnare, tempo. Si permetterà al Pd di rifiatare, e tutti i negoziati riprenderanno intensissimi sui soliti canali Gianni Letta-Enrico Letta (e ora, forse, anche Napolitano-Pd-Cav.). Il Pdl riparte anche da Scelta civica, e dal presidente del Consiglio uscente. “Annamaria Cancellieri è un’ottima candidata e pesca anche nel Pd”, ha insistito Monti guardando negli occhi un Cavaliere molto, ma molto, sorridente anche nell’osservare quei soffitti di Palazzo Chigi che tanto bene conosce per averli a lungo abitati. Berlusconi ha annuito al professor Monti, malgrado ancora tutto sia indecifrabile persino per lui che pure si sente sollevato per lo scampato pericolo, per il prodicidio andato in scena alla Camera.

    La giornata del Cavaliere è stata complicatissima e tesa. Iniziata con toni da guerra civile intorno all’idea che all’ombra della candidatura di Prodi non ci fossero più margini di “accordi politici” col Pd, la giornata è poi invece proseguita nella dolcezza del siluramento di Prodi ma si è conclusa con un ritorno a pensieri più cupi: la preoccupazione per uno stallo che non sembra potersi sciogliere. C’è il pericolo Rodotà, cioè l’alleanza Pd con Grillo. E difatti, caduto Prodi, archiviato il sospiro di sollievo, il Cavaliere ha contattato l’uomo di cui forse, dopo Letta, ora si fida di più: Napolitano. Berlusconi ha reindossato i panni dello statista compassato, dopo aver minacciato la piazza e la rivolta appena qualche ora prima. Evaporato l’incubo di Prodi, il Cav. è tornato alla ricerca di un candidato condiviso, un presidente “di garanzia”. Ma chi? “Napolitano è un grande presidente”, dice Renato Brunetta, e il capogruppo fa intuire che il Pdl vorrebbe ricandidarlo. Ma non sarà così, Napolitano infatti non è disponibile e lo ha fatto sapere più volte. Potrebbe giocare comunque, in questa delicatissima fase, un ruolo decisivo.

    “Non ho più interlocutori nel Pd”, si è lamentato ieri il Cavaliere.
    Ma al Quirinale chi andrà? Rimane il ministro Cancellieri e, come ha detto Berlusconi ieri ai suoi uomini riuniti a Palazzo Grazioli, “c’è sempre anche la rosa dei nomi che ci aveva sottoposto Bersani”: Marini, Amato, Mattarella. Ma anche quei candidati di cui ogni tanto parla Gianni Letta, cioè Tesauro e Contri. Ma chissà. Il paradosso è che Berlusconi, pur senza più sponde credibili dopo le dimissioni annunciate di Bersani, si trova nella condizione di poter espugnare il Quirinale partendo dall’opposizione. E l’uomo che tutti cercano, ieri sera ha ricevuto più di una telefonata importante: anche Matteo Renzi, che lo ha chiamato per proporgli il nome di Sergio Chiamparino. Sempre meglio di Rodotà, ma “il Pd non riesce a eleggere i suoi candidati. Bisogna provare con un esterno”.

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    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.