
Non è (più) un paese per reducciones
L’elezione di un gesuita argentino a Pontefice ha fatto rispolverare a molti il ricordo del grande esperimento politico-missionario di cui i gesuiti tra ’500 e ’700 si erano resi protagonisti nelle reducciones del Río de la Plata. Nasce da quella storia il moderno Paraguay, dove tuttora accanto allo spagnolo è lingua ufficiale il guarani, che proprio i gesuiti avevano prescelto come lingua di evangelizzazione e che anche Papa Francesco conosce e ha usato nelle sue omelie: da arcivescovo di Buenos Aires, infatti, spesso celebrava messe per gli emigranti paraguaiani e voleva porgere loro questa cortesia.
L’elezione di un gesuita argentino a Pontefice ha fatto rispolverare a molti il ricordo del grande esperimento politico-missionario di cui i gesuiti tra ’500 e ’700 si erano resi protagonisti nelle reducciones del Río de la Plata. Nasce da quella storia il moderno Paraguay, dove tuttora accanto allo spagnolo è lingua ufficiale il guarani, che proprio i gesuiti avevano prescelto come lingua di evangelizzazione e che anche Papa Francesco conosce e ha usato nelle sue omelie: da arcivescovo di Buenos Aires, infatti, spesso celebrava messe per gli emigranti paraguaiani e voleva porgere loro questa cortesia. Proprio del prestigio di cui gode la chiesa in Paraguay aveva approfittato Fernando Lugo: il vescovo che nel 2008 era stato eletto presidente, ponendo termine a 68 anni di governo ininterrotto del Partito colorado, alla testa di una coalizione tra i liberali del vicepresidente Federico Franco e ben trenta partitini di sinistra e centrosinistra. Fortuna però che aveva ottenuto di essere ridotto allo stato laicale.
Pur essendosi segnalato come amico di Chávez, sarebbe eccessivo dire che Lugo sia stato un Chávez paraguaiano. Certamente però è stato un gran pasticcione, che dopo essersi reso ridicolo per la quantità di figli illegittimi saltati fuori e di cui ha dovuto dare conto, è stato infine destituito da un voto del Congresso, che ha messo al suo posto appunto Franco. Quell’azione fu definita da altri governi latinoamericani (per lo più di sinistra) un golpe, ragion per cui il Paraguay è stato sospeso da Mercosur e Unasur. Ma per il presidente Franco in realtà si è trattato di un voto di sfiducia autorizzato dalla Costituzione: un giudizio meramente politico e senza alcuna conseguenza penale. Il che spiega perché il vescovo pasticcione non solo sia rimasto a piede libero, ma sia addirittura candidato senatore alle elezioni di domenica prossima. Per la presidenza però se la vedranno altri: il liberale Alegre e il “colorado” Cartes. Inoltre, anche il più importante candidato della sinistra, il popolare anchorman Mario Ferreiro, ha preso le distanze da Lugo, la cui lista nei sondaggi viaggia sotto al 3 per cento. Nessun effetto Bergoglio, insomma: più che un pugnace e profetico erede dei gesuiti delle reducciones, Lugo sembra un Ingroia del Río de la Plata.


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