
Prostituzione penale
Il timbro di Ruby a palazzo di Giustizia di Milano, scatenata nella lettura di un testo apologetico pro domo sua davanti al solito branco di giornalisti insolenti, era quello di una recita ben impostata, c’erano vraisemblance e bienséance. La prima è la verisimiglianza, che nella critica letteraria e teatrale del Grand Siècle francese (il ’600) vale per capacità di far immedesimare gli spettatori con la rappresentazione, avvicinandosi il più possibile alla realtà. La seconda sta per decenza, pudore, timore di urtare la sensibilità dello spettatore.
Il timbro di Ruby a palazzo di Giustizia di Milano, scatenata nella lettura di un testo apologetico pro domo sua davanti al solito branco di giornalisti insolenti, era quello di una recita ben impostata, c’erano vraisemblance e bienséance. La prima è la verisimiglianza, che nella critica letteraria e teatrale del Grand Siècle francese (il ’600) vale per capacità di far immedesimare gli spettatori con la rappresentazione, avvicinandosi il più possibile alla realtà. La seconda sta per decenza, pudore, timore di urtare la sensibilità dello spettatore. La ragazza racconta che è stata insultata e gravemente offesa anche alla messa pasquale, si dice vittima di una coorte di calunniatori nei media e nella magistratura (compreso un falso propalatore di menzogne pagato tremila euro da una qualche rubrica tv per umiliarla), non ha mai giaciuto con Berlusconi ma è quello ciò che in modo insinuante nel contesto del rito penale di diritto ambrosiano le si voleva far dire, e in mancanza di ciò non è stata sentita; ma è arrabbiata anche con la difesa del Cav., perché si sente usata con cinismo procedurale, è stata alla fine ritenuta pleonastica, quando invece le preme, è per lei, per sua figlia, per suo marito, della massima urgenza ribadire il suo statuto di ragazza che ha cercato con fatica la sua strada, ha mentito su Mubarak perché aveva un documento che glielo permetteva, ha fatto tanti sbagli ma non è quella donna di malaffare dipinta in modo pruriginoso dai nemici politici di Berlusconi.
Nei processi penali sia l’accusa sia la difesa si trovano spesso in una situazione ambigua, borderline, e i ruoli si scambiano, tutto si opacizza, si giocano parti rischiose in commedia. Questo capitolo sarà giudicato in modo insinuante dai colpevolisti più morbosi come una sceneggiata a uso dei rotocalchi, e insieme come un goffo tentativo di incidere sulla sentenza imminente producendo fuori del dibattimento una dichiarazione spontanea lacrimevole e dolorante allo scopo di scuotere coscienze giudicanti e opinione pubblica. Ma la lurida e guardona impostazione dell’accusa, e la sua fragilità di fronte a mille prove di una débauche, di una specie di dissolutezza ilare, tutta privata, fanno invece di questa testimonianza, appunto, un caso di verisimiglianza e di pudore. Specie se chi volesse guardare il video confrontasse il diritto di parola assunto dalla signora Karima El Mahroug con il dovere di imporle domande odiose, saccenti e prevenute da parte dei pistaroli da girone infernale. Anche quello del giornalista Tommaso Cerno, autore di una commedia della Commedia, tutt’altro che divina ma eloquente: “Ma per me poi l’avete processato, / che come pagò lui m’offriron molti, / se in tribunal l’avessi sconfessato. / Allora dico a Giampi e a tutti i stolti, / che Rubacuori fu la grande scusa, / per scacciar quel re che v’ha sepolti”.


Il Foglio sportivo - in corpore sano
Fare esercizio fisico va bene, ma non allenatevi troppo
