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Per l'Onu opporsi all'aborto è tortura
Si intitola “Rapporto del relatore speciale sulla tortura e altri trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti”. Firmato dal commissario Juan E. Méndez, il documento è stato presentato durante la ventiduesima sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite. Ecco cosa si legge al punto 46: “Enti internazionali e regionali attivi nell’ambito dei diritti umani hanno cominciato a riconoscere che l’abuso e il maltrattamento di donne che cercano servizi di salute riproduttiva possono causare tremende e durevoli sofferenze fisiche e psicologiche”.
Si intitola “Rapporto del relatore speciale sulla tortura e altri trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti”. Firmato dal commissario Juan E. Méndez, il documento è stato presentato durante la ventiduesima sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite. Ecco cosa si legge al punto 46: “Enti internazionali e regionali attivi nell’ambito dei diritti umani hanno cominciato a riconoscere che l’abuso e il maltrattamento di donne che cercano servizi di salute riproduttiva possono causare tremende e durevoli sofferenze fisiche e psicologiche”. Tra gli esempi di queste violazioni, si cita “il rifiuto dei servizi sanitari legalmente disponibili, come l’aborto e la cura post aborto”. Non praticare un aborto sarebbe quindi per l’Onu “una forma di tortura inflitta a una donna”. Un aborto negato è allora esplicitamente paragonato alla sterilizzazione e alla mutilazione genitale, citate giustamente nel rapporto come esempi di tortura. Al punto 47 si cita poi il caso di una donna polacca alla quale fu negato un test genetico sul feto dopo che un esame ecografico aveva evidenziato anormalità (della vicenda si occupò la Corte europea dei diritti). Nel report dell’Onu si legge che, in casi come quello, “l’accesso alle informazioni sulla salute riproduttiva è fondamentale per la capacità di una donna di esercitare l’autonomia riproduttiva e i diritti alla salute e all’integrità fisica”. Negare le informazioni su un bambino “unfit”, indegno di vivere, è una violazione dei diritti umani.
La moratoria fogliante sull’aborto, che fu sottoposta all’attenzione delle Nazioni Unite nel 2008, aveva coltivato la speranza di inserire l’umanità del non nato, la sua inalienabilità, fra i founding ideals della carta fondamentale del Palazzo di vetro, uno dei testi cardine dell’occidente così come lo conosciamo. Quella moratoria chiedeva troppo a una istituzione ideologicamente compromessa come le Nazioni Unite. Ma non avremmo mai immaginato che quello stesso Palazzo di vetro sarebbe arrivato a ribattezzare come una forma di “tortura” non l’asportazione del non nato dal grembo della madre, ma quelle leggi che ne limitano il ricorso massiccio e indiscriminato. Siamo al più crudele “newspeak” di Orwell.


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