
E' morto Antonio Manganelli
E' morto il capo della Polizia Antonio Manganelli. Era ricoverato all'ospedale San Giovanni di Roma. Il 24 febbraio scorso era stato operato d'urgenza per la rimozione di un ematoma celebrale prodottosi in conseguenza di un'emorragia. Ieri il peggioramento delle sue condizioni di salute, dovuto a un'infezione respiratoria. "C'e' più sicurezza insieme'', ripeteva Manganelli come un mantra. Per il commissario irpino divenuto nel 2007 Capo della Polizia, la sicurezza doveva essere partecipata. Coinvolgere soprattutto i giovani, le scuole e le agenzie educative: le forze dell'ordine dovevano assicurare ''libertà dalla paura''.
E' morto il capo della Polizia Antonio Manganelli. Era ricoverato all'ospedale San Giovanni di Roma. Il 24 febbraio scorso era stato operato d'urgenza per la rimozione di un ematoma celebrale prodottosi in conseguenza di un'emorragia. Ieri il peggioramento delle sue condizioni di salute, dovuto a un'infezione respiratoria. "C'e' più sicurezza insieme'', ripeteva Manganelli come un mantra. Per il commissario irpino divenuto nel 2007 Capo della Polizia, la sicurezza doveva essere partecipata. Coinvolgere soprattutto i giovani, le scuole e le agenzie educative: le forze dell'ordine dovevano assicurare ''libertà dalla paura''. Non era solo il poliziotto sceriffo a fare sicurezza: ''Sicurezza la fanno il sindaco, le associazioni di volontariato, i cittadini''. Prima di essere operato d'urgenza, il 24 febbraio scorso, per la rimozione di un ematoma celebrale, durante un incontro pubblico aveva detto: ''Facciamo un lavoro difficile. I problemi che si affacciano e mettono in difficoltà l'istituzione lo dimostrano, ma vi assicuro che la Polizia è un'istituzione fatta di persone perbene, che lavorano più di quanto sarebbe loro chiesto e producono risultati tutti i giorni, lavorando in sinergia con tutte le forze dell'ordine".
Aveva saputo fare squadra, incassando la stima e il rispetto delle istituzioni e, prima, dei suoi uomini sul campo, a cominciare dai suoi vice. Anche nella malattia, in tanti gli sono stati vicino.
Dal ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri, al governatore della Lombardia, Roberto Maroni, che il 26 febbraio gli aveva dedicato la vittoria al Pirellone, non perché il capo della Polizia fosse leghista ma come ''amico, una persona speciale''. E tutti gli altri che in queste settimane erano andati all'ospedale San Giovanni di Roma per chiedere delle sue condizioni di salute.
Manganelli aveva fatto coppia con Gianni De Gennaro per tutti gli anni '80, insieme erano stati i numero uno e due del nucleo anticrimine e poi del servizio centrale operativo, indagando su mafia e sequestri di persona, droga e criminalità economica, lavorando al fianco di magistrati come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e collaborando con le polizie di mezzo mondo, dall'Fbi alla Bka tedesca. A Manganelli di deve la cattura di boss di primo piano, tra cui Pietro Vernengo, 'Piddu' Madonia, Nitto Santapaola, Pietro Aglieri. Nel '91, quando De Gennaro tiene a battesimo la neonata Direzione investigativa antimafia, Antonio Manganelli era diventato il direttore dello Sco. Sette anni dopo ricevette l'incarico di questore a Palermo, dal '99 al 2.000 fu questore a Napoli. Poi di nuovo al fianco di De Gennaro al Viminale. In tanti, in questi 6 anni al vertice della Polizia, gli hanno riconosciuto la capacità di mediare. Anche nella società civile. "Fare sicurezza – rimarcava Manganelli – significa analizzare i fenomeni e le tensioni sociali. Abbiamo il dovere di gestire anche questi momenti di tensione, coltivando la mediazione e le buone pratiche''.
Tra i molti messaggi di cordoglio che stanno giungendo in ricordo di Antonio Manganelli, particolarmente sentito è quello del leghista nonché ex ministro degli Interni Roberto Maroni, che ha affidato a un tweet il suo saluto:
Ciao Antonio, maestro di vita e amico vero. Rimarrai per sempre nel mio cuore.
— Roberto Maroni (@maroni_leganord) 20 marzo 2013


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