L'uveite della Repubblica

Giuliano Ferrara

Cercando l’umiliazione di Berlusconi, braccandolo con inchieste multiple e oscure minacce, provandosi a stanarlo da una stanza d’ospedale come fosse un istrice, trattandolo come un disertore della giustizia, sforzandosi in ogni modo di mandarlo in galera, mettendolo nelle condizioni di non esercitare con fair play i suoi diritti di cittadino, affrettando senza ragione alcuna il passo chiodato della procedura, facendosi promessa e profezia di sciagura la Repubblica e la giustizia si fanno un immenso danno, svuotano il senso di una democrazia, usano la legge ad personam e ne abusano per scopi politici.

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    Cercando l’umiliazione di Berlusconi, braccandolo con inchieste multiple e oscure minacce, provandosi a stanarlo da una stanza d’ospedale come fosse un istrice, trattandolo come un disertore della giustizia, sforzandosi in ogni modo di mandarlo in galera, mettendolo nelle condizioni di non esercitare con fair play i suoi diritti di cittadino, affrettando senza ragione alcuna il passo chiodato della procedura, facendosi promessa e profezia di sciagura, perdendo ogni freddezza, ogni aplomb, costringendo i dieci milioni di lettori che hanno votato la sua coalizione a guardare smarriti in quale conto è tenuta la loro presenza sulla scena di questa democrazia, comportandosi tanto imprudentemente la Repubblica e la giustizia si fanno un immenso danno, svuotano il senso di una democrazia, usano la legge ad personam e ne abusano per scopi politici. Nel paese di Agnelli, De Benedetti, Romiti, di un establishment che ha sempre vissuto nella semilegalità, in un paese così l’accanimento giudiziario uguale per tutti è la forma somma di ingiustizia castale, è la punizione inferta all’imprenditore che si è esposto con coraggio, che ha fatto politica creando un popolo, il bipolarismo, l’alternanza, la costituzionalizzazione della destra e un nuovo linguaggio della vita pubblica, violando i codici di comportamento del vecchio mandarinato. Per quanti errori madornali possa avere compiuto, quali che siano le sue responsabilità, Berlusconi è un perseguitato politico e un disgraziato testimone della libertà di associazione e di parola di una folla immensa di esclusi che ancora oggi lo prescelgono e lo votano con carrettate di milioni di consensi individuali.

    Non ha importanza stabilire quanto siano presentabili, secondo i criteri dell’antropologia di sinistra, elettori ed eletti che guardano oggi con smarrimento e orrore al tribunale di Milano e ai suoi riti ventennali. Siamo tutti Scilipoti. Portiamo tutti quegli occhiali scuri che nemmeno i Sopranos. Rivendichiamo l’arietta un po’ sordida e il linguaggio del corpo dell’agopuntore fatale. Denunciamo oggi anche noi come in tempi non sospetti, in mutande ma vivi, una sceneggiata moralistica e guardona in cui il reato di concussione e quello di prostituzione minorile sono segnacoli in vessillo, pretesti simbolici odiosi, uccisioni in effigie di un arcinemico. Sono pregiudizi sbandierati in una crociata morbosa in cui il diritto e le garanzie sono schiacciati dall’odio antropologico, dall’uso pubblicistico e propagandistico della letteratura delle intercettazioni, dei pedinamenti, dello sputtanamento della vita privata di un uomo di stato che non ha mai rinunciato a essere un uomo privato.

    Facciamo finta di fare politica liberamente. Grillo qui, Grillo lì. Governo, legge elettorale, funzione delle élites, il presidente della Repubblica, il Pd che arriva primo ma non vince, la casta e i costi delle istituzioni. Sono fisime di politica. Tutto ruota invece intorno al partito dei magistrati e dei giudici e al suo spirito di iniziativa che inchioda a una grave diminutio democratica, da quasi vent’anni, la vita civile. Hanno distrutto il primo governo Berlusconi nel 1994, hanno impedito la riforma bicamerale e bipartisan della Costituzione definendola figlia del ricatto e di un losco inciucio con l’arcinemico nella seconda metà dei Novanta, hanno boicottato in ogni modo il governo di legislatura presieduto da Berlusconi, hanno messo in crisi Prodi arrestando la famiglia del ministro della Giustizia Mastella, hanno portato alla svolta, nella crisi finanziaria internazionale, del novembre 2011, esponendo questo paese al ludibrio europeo e mondiale e a un terzo ribaltone della maggioranza stabilita nelle urne. E alla fine hanno determinato la situazione attuale. Il 70 per cento dei voti va a Bersani e Berlusconi, in parti eguali, e a Monti, ma l’isolamento e la dannazione giudiziaria di chi rappresenta un terzo dell’elettorato, il centrodestra, gioca a favore del ricatto antipolitico più estremo e mette in ballo la governabilità del paese. Un capolavoro di faziosità ha prodotto un risultato di totale nullismo. Probabilmente c’era un modo di sottrarre Berlusconi, il suo schieramento politico e il paese a questo destino gramo. Ma è argomento di ricerca giornalistica sul recente passato e tra poco sarà argomento di storia. Resta lo spettacolo avvilente della caccia all’uomo sempre più spietata a mano a mano che crescono le spinte demagogiche e diminuisce la forza dei poteri arbitrali.

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    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.