La marcia su Roma in Costa Rica

Giuliano Ferrara

Poche cose fanno godere come gli attacchi di Grillo ai media. Meglio ancora del vaffanculo al Pd. Diceva la verità ieri: che i giornalisti sono dei lupi, che vogliono mangiarsi la politica con ogni mezzo possibile, che invadono, sequestrano, intercettano, afferrano la preda, deformano qualunque cosa o persona con il solo toccarla, che se entri nelle fauci del loro sistema, del loro linguaggio, del loro format televisivo, del modulo giornalistico corrente, pagato da oscuri mandanti, sei sputtanato per sempre (lo diceva anche Nanni Moretti: “Citano il tuo nome su un settimanale e sei rovinato per tutta la vita”).

Leggi Il conclave dei 57 grillini all’assalto del Campidoglio (Costa Rica a parte) di Marianna Rizzini

    Poche cose fanno godere come gli attacchi di Grillo ai media. Meglio ancora del vaffanculo al Pd. Diceva la verità ieri: che i giornalisti sono dei lupi, che vogliono mangiarsi la politica con ogni mezzo possibile, che invadono, sequestrano, intercettano, afferrano la preda, deformano qualunque cosa o persona con il solo toccarla, che se entri nelle fauci del loro sistema, del loro linguaggio, del loro format televisivo, del modulo giornalistico corrente, pagato da oscuri mandanti, sei sputtanato per sempre (lo diceva anche Nanni Moretti: “Citano il tuo nome su un settimanale e sei rovinato per tutta la vita”). Ora però un settimanale di sinistra, laico e antifascista, l’Espresso, ha citato il nome della cognata di Grillo, dell’autista e uomo ordine di Grillo, più un partner dei due evocato dubbiosamente per i suoi trascorsi giudiziari, il tutto nel contesto di un business di per sé non illegale in Costa Rica, per la serie come investire i propri soldi in tredici società anonime di uno dei luoghi turisticamente e finanziariamente più appetibili del mondo, non proprio un cantone svizzero quanto a vigenza delle regole e a etica protestante. Tutto questo sarà senz’altro compatibile con la retorica moraleggiante del “tutti a casa” e della massima trasparenza in rete e della liberazione dell’umanità dai pirati della finanza internazionale, per carità, e poi noi siamo superiori a queste macchinette del fango e sappiamo che Grillo saprà dare spiegazioni perfettamente in linea con la sua etica privata e pubblica, insomma l’Espresso lo leggeremo tutto salvo le pagine sul Costa Rica, ci mancherebbe. Però se vuoi dare la caccia ai lupi bisogna che tu non ti faccia agnello. I casi di moralizzatori moralizzati non sono pochi in questo paese: avete presente un vecchio amico del Foglio, Tonino il giustiziere?

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    Un altro caso dell’insano rapporto tra media e politica è Fabrizio Barca. E’ un economista della Banca d’Italia, niente da dire, in fama di idee riformiste e ora, secondo il mainstream della stampa, dovrebbe opporsi a Renzi per ottenere la candidatura a premier nel dopo-Bersani, che è imminente a quanto si dice. Particolare: Barca non è iscritto al Pd. Altro dettaglio: Barca è un giovane rampollo della tecnocrazia montiana, è stato ministro del governo come Elsa Fornero, per dire, e non risulta aver mai neanche accennato al minimo dissenso dalla sua piattaforma tecnocratica. Ma una orchestrata campagna di stampa, tutta sottopelle e dai contenuti opachi, gli dà ora la palma del progressista non iscritto che dovrebbe conquistare il cuore derelitto del Pd dopo la mezza batosta elettorale. Carriera facile. Altro caso è Michele Emiliano, il sindaco di Bari eroe per i media di un paese in crisi che non sopporterebbe mai l’unità nazionale. Emiliano è un bel tipo: magistrato, indagava sui piddini, che poi l’hanno fatto sindaco e politico mettendosi al riparo da sorprese, fa parte di quella famiglia allargata pugliese di pm, ex pm senatori del Pd, giudici in servizio che giudicano Vendola e ci vanno a pranzo, quella regione di cuginanze togate e no, di favori e scambi tra vocazioni professionali e di potere che in confronto Sergio De Gregorio è una mammoletta in fiore, simbolo d’innocenza. 

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    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.