Rispettare i grillini? Up to a point

Giuliano Ferrara

In democrazia bisogna rispettare tutti, d’accordo, si dice così. Anche un movimento nato dal fortunato vaffanculo di un attore comico annoiato? Anche una masnada di parvenu organizzati da un couturier del web che teorizza idee da setta new age sul futuro del pianeta Gaia? Bisogna trattare con i guanti una classe dirigente come quella che si lascia ammirare nei video delle prime assemblee di deputati e senatori a cinque stelle?

    In democrazia bisogna rispettare tutti, d’accordo, si dice così. Anche un movimento nato dal fortunato vaffanculo di un attore comico annoiato? Anche una masnada di parvenu organizzati da un couturier del web che teorizza idee da setta new age sul futuro del pianeta Gaia? Bisogna trattare con i guanti una classe dirigente come quella che si lascia ammirare nei video delle prime assemblee di deputati e senatori a cinque stelle? Se uno dice, “faccio il sommelier, dunque vorrei occuparmi di agricoltura” e un altro vuole andare in Senato in bicicletta, salvo accertare dove sia il Senato su Google, mentre un terzo si qualifica come “vegano”, bè, allora con questi qui bisogna come si insinua fare i conti? Magari occorre corteggiarli per portarli nella maggioranza di governo? Bisogna chiedergli una mano per vedere come ristrutturare la casa, dice Bersani. Siccome ho perso, aggiunge, ora vi faccio l’esperimento del governo di minoranza con la Casaleggio Associati, vediamo se si possono fare il reddito di cittadinanza, il referendum sull’euro, la pensione a sessant’anni, la bassa velocità e altre bellurie. E i giovani turchi bersaniani, che volevano riportare l’Italia alla cultura dei partiti, che desideravano sbarazzarsi definitivamente di ogni equivoco ambiguo sul primato della società civile, che si sono battuti per un’idea alta e colta della politica, o almeno così dicevano, ora dovrebbero mettersi all’inseguimento dei grillini, disposti in circolo e pronti a occupare la politica con i loro pregiudizi demenziali, e formare un governo da loro dipendente? In più: Grillo non sa che farsene di questa disponibilità, vuole qualcosa che non conosce nemmeno lui, il cambiamento del mondo, qualcosa di totalizzante, di indivisibile, e lo vuole a colpi d’ariete, non come effetto di un compromesso politico, per cui manda affanculo tutti quelli che gli propongono mestamente, con torbida e torpida stupidità, la loro mano tesa. E’ davvero una situazione inedita nella storia delle democrazie: un partito che si vuole erede della Costituzione e dell’esperienza istituzionale maggiore della Repubblica, il Pd, fa la corte a un esercito di mediocri eletti per sberleffo e irritazione alle Camere da un paese assolutamente irresponsabile, e da questo assembramento si fa sputare in faccia dalla mattina alla sera.

    Questo giornale teorizza da mesi che l’unica via d’uscita dalla crisi nata con la caduta di Berlusconi e il varo del governo Monti è la responsabilità nazionale, l’unità nazionale. Ma non insistiamo più di tanto. Le condizioni per questo esito non sono state create, al contrario. Berlusconi ha svoltato a scopo di lucro elettorale e, da dicembre scorso fino al voto di fine febbraio, ha fatto il masaniello. Bersani ha cercato anche lui una sua strada populista molle, nel segno sempre del lucro elettorale puro e semplice, senza strategia politica, all’inseguimento di un mitico rinascere della sinistra sulle ceneri della tecnocrazia bancaria e senza cuore. Il risultato è che a questo gioco delle tre carte “carta perde e carta perde”, l’unico cui è andata l’acqua per l’orto è il partito del vaffanculo, l’armata degli impresentabili con la fedina penale pulita. E adesso si assiste a questo paradosso. Invece di mettersi d’accordo, di stipulare un compromesso, invece di governare la legislatura, scegliersi un presidente di comune accordo, cercare di svuotare il vaso della buffoneria protestataria, i due maggiori partiti perdenti si destinano a ulteriori sicure sconfitte vietandosi di parlare l’uno con l’altro, per decisione della leadership pusilla del Pd, che ha paura della base virulenta, incazzata, educata a perdere la ragione e le elezioni con impressionante regolarità.

    Il presidente che indica il pericolo del velleitarismo e richiama alle leggi della politica viene praticamente messo sotto processo. La sfida bersaniana cosiddetta sarebbe: o Grillo in maggioranza o morte. In nome della responsabilità verso il paese, verso l’Europa, verso l’economia reale e il lavoro. Questi sono capaci di offrire le loro attenzioni adescatrici anche a chi le respinge con scontrosa riluttanza, si mettono sul mercato dell’amore anche con chi li odia.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.