
C'è già un posto all'inferno per la capa di Yahoo che non aiuta le donne
Si aspettavano una signora forte ma dolce, con le foto del figlio sulla scrivania incorniciate dentro un cuore di plastica, credevano di poterla conquistare consigliandole quello sciroppo fantastico contro la tosse secca dei bambini. Sognavano una ceo amica, una donna che il pomeriggio se ne va presto, perché deve stare con il piccolo Macallister, e si batte perché tutte le madri abbiano più libertà di movimento: non era forse la regola della sua collega di successo Sheryl Sandberg, capo operativo di Facebook, che ogni giorno alle cinque e mezzo spegne il computer, e racconta in un libro il valore della tecnologia, con tutto quel lavoro che si può sbrigare online, anche dal bagno di un asilo nido?
Si aspettavano una signora forte ma dolce, con le foto del figlio sulla scrivania incorniciate dentro un cuore di plastica, credevano di poterla conquistare consigliandole quello sciroppo fantastico contro la tosse secca dei bambini. Sognavano una ceo amica, una donna che il pomeriggio se ne va presto, perché deve stare con il piccolo Macallister, e si batte perché tutte le madri abbiano più libertà di movimento: non era forse la regola della sua collega di successo Sheryl Sandberg, capo operativo di Facebook, che ogni giorno alle cinque e mezzo spegne il computer, e racconta in un libro il valore della tecnologia, con tutto quel lavoro che si può sbrigare online, anche dal bagno di un asilo nido? Invece Marissa Mayer, capo operativo di Yahoo, azienda non più nel pieno del suo fulgore, ha tradito il patto fra donne, quello di cui parlava Madeleine Albright: “C’è un posto speciale all’inferno per le donne che non aiutano le altre”. Marissa Mayer ha proibito il lavoro da casa. Ha deciso che da giugno tutti torneranno alle loro scrivanie, “perché la velocità e la qualità vengono spesso sacrificate quando lavoriamo da casa”, e bisogna stare “fisicamente insieme” per comunicare al meglio, probabilmente anche per accoltellarsi meglio, visto che adesso sono tutti furiosi. Marissa Mayer, trentasette anni, bionda, bella, subito magra dopo il parto, due sole settimane di congedo di maternità (quale migliore campanello d’allarme?), ha fatto costruire a sue spese un asilo nido accanto all’ufficio, ma non aziendale, proprio solo personale, per suo figlio e la tata. “Scendi dalla nuvoletta”, ha scritto Maureen Dowd sul New York Times, perché ci sono sorelle meno fortunate che non possono permettersi aiuti lussuosi, e che credevano che il telelavoro fosse non il problema, ma la soluzione: il futuro delle donne, la possibilità, in certi complicati periodi dell’esistenza (pare che quello con figli piccoli e ambizioni di carriera sia il momento massimo di big bang, in cui viene messo alla prova l’equilibrio mentale, fisico e di relazioni di ogni essere umano), di non dover perdere tempo alla macchinetta del caffè. Dicono, invece, che alla macchinetta del caffè vengano le idee migliori.
E poiché Marissa Mayer ha un contratto da centoquindici milioni di dollari per cinque anni (scrive il Nyt) in cambio della promessa di far risorgere Yahoo, ringiovanendo quella che è già diventata la nonna delle aziende di Internet, adesso il motto è: non si lavora più in pigiama. Cambiando pannolini magari, preparando la cena, scrivendo con il computer sulle ginocchia dalla recita all’asilo, rispondendo al telefono dal bagno. A casa è più facile imboscarsi, dicono, ed essere dimenticati. Bisogna guardarsi negli occhi, vestirsi con cura, avere paura di incontrare il capo in corridoio, alzare la mano, mettersi in mostra, farsi vedere chini su un computer fisso anziché portatile. Come nel mondo pre-Internet, insomma, che teoricamente Yahoo ha contribuito a spazzare via. Marissa Mayer ha deciso quindi di essere ricordata come la donna che modernizzerà Yahoo tornando al passato, ai telefoni fissi con la rotella, al cercapersone, al cartellino da timbrare e alla finta malattia. Potrebbe almeno, per salvare la reputazione, mettere a disposizione il suo asilo privato a tutti i bambini aziendali.


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