Finmeccanica inizia a pagare il prezzo del circo giudiziario

Redazione

Ieri il consiglio di amministrazione di Finmeccanica ha di fatto posto fine all’èra di Giuseppe Orsi. Revocate le deleghe al presidente e amministratore delegato detenuto a Busto Arsizio, arrestato due giorni fa nel corso di un’inchiesta per corruzione internazionale, come nuovo ad è stato nominato l’attuale direttore generale, Alessandro Pansa. Non essendosi Orsi dimesso da presidente, l’ammiraglio Guido Venturoni è diventato vicepresidente.

di Pietro Romano

    Ieri il consiglio di amministrazione di Finmeccanica ha di fatto posto fine all’èra di Giuseppe Orsi. Revocate le deleghe al presidente e amministratore delegato detenuto a Busto Arsizio, arrestato due giorni fa nel corso di un’inchiesta per corruzione internazionale, come nuovo ad è stato nominato l’attuale direttore generale, Alessandro Pansa. Non essendosi Orsi dimesso da presidente, l’ammiraglio Guido Venturoni è diventato vicepresidente. Il primo compito dei nuovi vertici sarà quello di recuperare il terreno perduto nella competizione internazionale dopo tre anni di attacchi mediatico-giudiziari.

    “L’argomento del ‘così fan tutti’ non regge”, dice al Foglio il generale Mario Arpino, già capo di stato maggiore della Difesa, presidente del gruppo Vitrociset e membro del comitato esecutivo dell’Istituto affari internazionali, commentando le vicende giudiziarie legate al contratto per 12 elicotteri stipulato tra AgustaWestland e il governo indiano nel 2010. “Occorre però ammettere che nel settore della difesa pagare i servizi di intermediazione, di natura anche dubbia, è pratica comune, addirittura legalizzata in diversi paesi occidentali grazie al segreto di stato. Se le erogazioni creano arricchimenti personali o finiscono nelle casse di gruppi di pressione, la situazione è diversa, ma bisogna fare chiarezza al più presto. Vedersi mettere in piazza questi affari non piace da nessuna parte e soprattutto nei paesi extraeuropei. E questo vale – dice Arpino – sia per l’industria della difesa sia per i servizi segreti. Sentenze come quella di Milano e la condanna di Nicolò Pollari (ex direttore dei servizi di informazione militari, il Sismi, ndr) rischiano di isolare i nostri servizi. E lo stesso può capitare a Finmeccanica e alle industrie della difesa italiana”.

    Per una multinazionale come quella di Piazza Monte Grappa, attiva in settori strategicamente delicati come la difesa e l’aerospazio, l’energia e il trasporto ferroviario, l’immagine è anche sostanza. Lo dimostra proprio il duro atteggiamento del governo di Nuova Delhi che ieri ha sospeso l’esecuzione del contratto da 750 milioni di dollari per 12 elicotteri del gruppo Finmeccanica, dopo che la gara d’appalto sarebbe stata l’occasione – secondo i pm – per versare tangenti per circa 30 milioni di euro. Ora l’Italia rischia l’inserimento nella black list e la perdita del suo quarto mercato (dopo Italia, Stati Uniti e Regno Unito), dove sono in ballo una gara da un miliardo per aerei da trasporto militare, una consistente fornitura di velivoli per il pattugliamento navale, una significativa commessa di siluri e anche la joint venture Indian Rotorcraft con il colosso locale Tata. Il bilancio della Difesa di Nuova Delhi vale intorno ai 36 miliardi di dollari e Finmeccanica non è l’unica azienda italiana con una radicata presenza nel paese. L’inchiesta di Busto Arsizio “sicuramente può far sorgere un problema di credibilità per l’intero sistema Italia”, spiegano ai vertici di Elettronica, azienda guidata da Enzo Benigni e presente nello stato asiatico con uffici e contratti, “benché speriamo che un paese come l’India sappia distinguere caso per caso”.

    D’altronde i nuovi mercati, quelli più a rischio corruzione, sono anche quelli che un gruppo come Finmeccanica, di fronte ai tagli nei bilanci pubblici dei paesi occidentali, è costretto a esplorare. Eppure non per tutti gli analisti finanziari le traversie di Finmeccanica avranno conseguenze negative. Di fronte al pessimismo di Banca Akros e di Mediobanca, a esempio, c’è l’ottimismo di Cheuvreux, la sim (società d’intermediazione mobiliare) del Crédit Agricole, convinta che un cambio ai vertici del gruppo può essere stimolante. “Senza dimenticare”, sostiene un manager di Finmeccanica che vuole conservare l’anonimato, “che rispetto ai concorrenti europei il nostro titolo è quotato intorno alla metà e quindi ha davanti a sé ampi spazi di crescita. Ha bisogno solo di programmi industriali che lo stimolino”.

    di Pietro Romano