
I sermoneggi dei puritanucci ti fanno perdonare sempre Berlusconi
E’ in una forma strepitosa. Secondo me ha sbagliato tutto, lo dico con amore e senza supponenza, e stavolta non se la cava a buon prezzo. Ma la forma è smagliante. Il manifesto do ut des sul fatto che per ottenere il rimborso dell’Imu che hai già pagato devi votare la sua lista è di un cinismo corruttivo insopportabile, roba da caiman-commercialisti, ma di un’efficacia bestiale, credo. E poi le supposte di Tremonti. E’ il top del pop, dell’oratoria politica scombiccherata, amara, divertente, rivelatrice.
E’ in una forma strepitosa. Secondo me ha sbagliato tutto, lo dico con amore e senza supponenza, e stavolta non se la cava a buon prezzo. Ma la forma è smagliante. Il manifesto do ut des sul fatto che per ottenere il rimborso dell’Imu che hai già pagato devi votare la sua lista è di un cinismo corruttivo insopportabile, roba da caiman-commercialisti, ma di un’efficacia bestiale, credo. E poi le supposte di Tremonti. L’idea veramente regale di potere sbagliare per dieci anni il ministro dell’Economia, mandare a male il rapporto con lui, farsi tiranneggiare e portare al disastro; poi in fase di ribalda ripresa politico-elettorale, mentre il meschinello si arrabatta con la Lega per tornare in Parlamento, lo freddi con una clamorosa campionatura di sarcasmi, così, giusto per tirarti su, e al diavolo le conseguenze. Tremonti ministro dell’Economia? No, lì ci vado io. E allora dove va, ci dica dottor Berlusconi, quelli di Agorà sono curiosi. Ha un fratello farmacista, sorride quella mandibola d’acciaio, quindi può andare alla Sanità così mette le supposte a tutti gli italiani.
E’ il top del pop, dell’oratoria politica scombiccherata, amara, divertente, rivelatrice. Ed è magnifica anche la barzelletta del contadino che lavora i campi, sente sulla nuca una pressione, è la limousine di Berlusconi, che gli consiglia di affilare la falce anche dall’altra parte, in modo da raccogliere il doppio del grano con un solo gesto di andata e ritorno; poi lo intrattiene a pranzo e balla con sua moglie; poi torna da lui e gli consiglia un contenitore di vimini per raccogliere le messi più agevolmente, con maggiore efficienza, e via così, pranzi, balli con la moglie e chissà cos’altro. Poi il contadino, ormai perfettamente efficiente, guadagna tempo grazie ai consigli prodigiosi di Berlusconi e torna a casa in anticipo e trova la moglie a letto con… un sindacalista della Cgil. Scenata di gelosia e di orgoglio ferito eccetera, la moglie alla fine suggerisce di chiamare Berlusconi e il contadino dice no, per carità, se sa che ho le corna chissà che cos’altro si inventa per farmi lavorare.
Gli si perdona tutto, altro che. E di fronte alle reazioni compunte, all’incapacità di glissare, ai sermoneggi dei puritanucci, perfino i doppi sensi, che sono l’essenza dell’umorismo casereccio, ruvido e rustico, indegno di un gentiluomo, diventano sulla sua bocca versi di dolce stil novo. La simpatia di Berlusconi è inversamente proporzionale alla balordaggine della sua strategia politica e al suo casinismo senza costrutto, e uno si scopre che desidera vedere il ponte sullo stretto di Messina, con Berlusconi che ci cammina sopra, in un paese dei balocchi in cui le tasse vengono restituite, i doveri fiscali condonati, l’edilizia abusiva liberata. Non dirò mai che mi turo il naso ma lo voto, dirò che mi vergogno ma, se penso a Bersani a Grillo e a Ingroia, tutto sommato gli assomiglio. Non mi ha tenuto da conto Monti, e ha fatto male, ma un matto siffatto rende ridicola anche la sola idea di una soluzione per l’Italia e ti fa venire la tentazione di un tuffo, un tuffo ancora nella crisi.


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