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Metafisica dell'impudenza
"Se in Italia c’è qualcuno che è credibile, questo è il sottoscritto”. E poi: “Restituiremo l’Imu, il Tesoro farà il bonifico a chi lo richiederà, in dieci minuti”. E ancora: “Se avrò la maggioranza, per quanto riguarda il fisco faremo un condono tombale”. Così Silvio Berlusconi, ieri a La7, ha concentrato ancora su di sé l’attenzione di questa strana campagna elettorale. Gli avversari ironizzano, gli alleati (Giulio Tremonti) eccepiscono, persino qualche ex ministro del suo vecchio governo (Renato Brunetta) fa capire che le cose sono molto più complicate di come le dipinge il fantasmagorico capo, ma tant’è.
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“Se in Italia c’è qualcuno che è credibile, questo è il sottoscritto”. E poi: “Restituiremo l’Imu, il Tesoro farà il bonifico a chi lo richiederà, in dieci minuti”. E ancora: “Se avrò la maggioranza, per quanto riguarda il fisco faremo un condono tombale”. Così Silvio Berlusconi, ieri a La7, ha concentrato ancora su di sé l’attenzione di questa strana campagna elettorale. Gli avversari ironizzano, gli alleati (Giulio Tremonti) eccepiscono, persino qualche ex ministro del suo vecchio governo (Renato Brunetta) fa capire che le cose sono molto più complicate di come le dipinge il fantasmagorico capo, ma tant’è: Berlusconi disegna la traiettoria della sua pazzotica rimonta elettorale (ma c’è davvero la rimonta?) e lo fa con il coraggio di essere fino in fondo uguale a se stesso: un piazzista, “il venditore” come lo definì Giuseppe Fiori in un libro fortunato e molto antipatizzante di parecchi anni fa. “Lo ascolto e resto allibito, ormai ne spara una al giorno”, dice Marcello Sorgi l’editorialista della Stampa. E l’economista Tito Boeri: “Quelle di Berlusconi sono sessanta miliardi di sciocchezze. Se attuate, le sue proposte porterebbero a 60 miliardi di tasse in più sul lavoro, la proroga del blocco dei salari nel pubblico impiego e la rinuncia a investimenti”.
Ma il Cavaliere è uno specialissimo venditore, è l’unico dei piazzisti che da quasi vent’anni non colloca la sua merce sul marciapiede davanti la stazione, ma che lo fa sul proscenio dell’opinione pubblica e della terza economia europea. Dice Sorgi: “Punta su quelli che ci credono, o su quelli che si augurano che lui faccia la metà di quello che dice, o almeno un quarto di quello che dice. Sa vendere la fuffa meglio degli altri”. La sua è una metafisica dell’impudenza, perché l’Italia del magico imbonitore, il paese che lo ha eletto tre volte presidente del Consiglio, è pur sempre uno dei paesi a più antica civilizzazione politica e sociale, è la terra che quest’anno festeggia il cinquecentenario del “Principe” di Niccolò Machiavelli. Eppure “In Italia la campagna elettorale è sempre stata quarantottesca”, racconta Sorgi, che ha conosciuto bene la Prima Repubblica. In campagna elettorale, in questo paese c’è sempre stata licenza di dire qualsiasi cosa. Fanfani faceva governi elettorali di tre mesi, e arrivava a promettere degli improbabili piani casa da ventimila abitazioni. Certo Berlusconi ha raggiunto il massimo, il parossismo della sparata”.
E dunque c’è una misteriosa continuità e persino qualcosa di magico pure nella rimonta – così dicono i sondaggi – del venditore televisivo nella terra del machiavellismo, che è freddezza, calcolo, azzardo e bluff. La proposta di restituire l’Imu, e l’idea di un condono fiscale tombale, le ultime “straccionate” gloriose di Berlusconi non convincono nemmeno Tremonti (che del Cavaliere è pure l’alleato), sollevano qualche preoccupazione nell’asse rigorista a trazione germanica, e destano l’ilarità del premier Mario Monti: “Sono idee meravigliose. E’ un simpatico tentativo di corruzione. E l'idea di rimborsare l'Imu rischia di rifar precipitare l'Italia nella situazione in cui io l'ho trovata”. E il professore della Bocconi, che alza un po’ le spalle e sorride, minimizza, sembra voler dire che per organizzare una catastrofe, per restituire agli italiani quei soldi che non ci sono (e che se restituiti manderebbero gambe all’aria il bilancio pubblico) ci vuole rigore, mentre, al contrario, nei Palazzi romani tutto è regolato da quel precario trabiccolo di veniali compromessi, aggiustamenti, omissioni, furbizie e disordine che forse hanno reso nei secoli il nostro paese poco apprezzato per la sua affidabilità ma pure più vivibile di tanti altri. Il paese di Machiavelli appunto, non quello di Lutero. Il paese di Berlusconi, non quello di Merkel. “Il Cavaliere ci lascia annichiliti e stupefatti”, dice sempre Sorgi, “ma c’è pure molta gente che si diverte”.
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