La logica “omogenitoriale” che non distingue cose e persone

Redazione

Dopo la prima vittoria parlamentare riportata dal fronte pro nozze gay in Francia, con l’approvazione dell’articolo che elimina l’appartenenza a due sessi diversi come condizione necessaria per poter contrarre matrimonio, l’esame del testo della legge voluta dal presidente Hollande procede tra l’analisi di migliaia di emendamenti dell’opposizione e nell’incertezza su quando e come si arriverà – se si arriverà – alla procreazione medicalmente assistita per le coppie di donne, prima, e per quelle di uomini (quando l’utero in affitto, pratica ora vietata in Francia, diventerà l’ultima acquisizione  necessaria per garantire la piena égalité).

    Dopo la prima vittoria parlamentare riportata dal fronte pro nozze gay in Francia, con l’approvazione dell’articolo che elimina l’appartenenza a due sessi diversi come condizione necessaria per poter contrarre matrimonio, l’esame del testo della legge voluta dal presidente Hollande procede tra l’analisi di migliaia di emendamenti dell’opposizione e nell’incertezza su quando e come si arriverà – se si arriverà – alla procreazione medicalmente assistita per le coppie di donne, prima, e per quelle di uomini (quando l’utero in affitto, pratica ora vietata in Francia, diventerà l’ultima acquisizione  necessaria per garantire la piena égalité). Dopo due giorni di annunci caotici, il primo ministro Ayrault ha detto ieri, smentendo in parte la ministra della Famiglia, Dominique Bertinotti, che la questione sarà affrontata solo dopo che il Comitato nazionale di bioetica avrà reso il suo parere.
    E’ tornata nel frattempo a far sentire la propria voce, con un articolo sul Monde del 2 febbraio, intitolato “Due madri = un padre?”, la filosofa e femminista della differenza Sylviane Agacinski, moglie dell’ex premier socialista Lionel Jospin.

    Dopo aver sottolineato che “la prima riflessione che si impone alle società moderne, prima di qualsiasi bricolage legislativo sulle modalità di filiazione, concerne la distinzione, fondamentale nel diritto, tra persone e cose”, e aver definito “inquietante” l’atteggiamento della ministra Bertinotti, che continua a suggerire la futura fattibilità dell’utero in affitto, la Agacinski chiede ancora una volta che senso abbia parlare di una “omogenitorialità” distinta dalla “eterogenitorialità”: “Molti omosessuali hanno figli con un partner dell’altro sesso, e non pretendono di fondare la loro paternità o la loro maternità sulla loro omosessualità. Al contrario, ‘omogenitorialità’ significherebbe che l’amore omosessuale fonda la genitorialità possibile e permette di sostituire l’eterogeneità sessuale del padre e della madre con l’omosessualità maschile o femminile dei genitori… Quando la ministra della famiglia annuncia che bisognerà interrogarsi sulle ‘nuove forme di filiazione sia eterosessuali che omosessuali’, allo stesso modo sostituisce al carattere sessuato dei genitori il loro orientamento sessuale. Così, si tratta proprio di creare un nuovo modello di filiazione. Secondo il modello tradizionale, un figlio è unito ad almeno un genitore, generalmente la madre che lo ha messo al mondo, e se possibile a due, padre e madre. Anche nell’adozione, la filiazione legale riproduce per analogia la coppia procreatrice, asimmetrica ed eterogenea. Ne conserva la struttura, o lo schema, cioè quello della generazione biologica bisessuata. E’ così che possiamo comprendere l’antropologo ed etnologo Claude Lévi-Strauss quando scrive che ‘i legami biologici sono il modello sul quale sono concepite le relazioni di genitorialità’.

    Questo modello non è né logico, né matematico (uno+uno), ma biologico, e quindi qualitativo (donna + uomo): i due non sono intercambiabili. E’ la sola ragione per la quale i genitori sono due, o formano una coppia. E anche quando questa forma non è soddisfatta (se un bambino ha un solo genitore o è adottato da una sola persona), la differenza sessuale è simbolicamente indicata, cioè nominata dalle parole ‘padre’ o ‘madre’ che designano persone e posizioni distinte. Questa distinzione – scrive ancora Sylviane Agacinski – inserisce il bambino in un ordine in cui le generazioni si succedono grazie alla generazione sessuata, e la finitezza comune gli è così significata: perché nessuno può generare da solo essendo nello stesso tempo padre e madre. Che cosa viene significato al bambino legato, per ipotesi, a due madri o a due padri? Significa che due padri possono sostituire una madre? Che due madri possono sostituire un padre? Una lesbica militante, che non vuole aggiungere un padre alla sua coppia femminile, dichiara in un negozio: “Basta con due genitori”. E un’altra: “Io non voglio sobbarcarmi un padre per essere madre”. Come non sentire la negazione virulenta della finitezza e dell’incompletezza di ciascuno dei due sessi?”.