Le élite che ci stanno

La montagna incantata di Davos si stringe attorno a Mario Monti

Marco Valerio Lo Prete

“A nome di tutti noi in questa stanza, ti auguro la possibilità di continuare su questo sentiero. Ne abbiamo bisogno per l’Italia, per l’Europa, per il mondo”. Così ieri Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum, ha salutato Mario Monti dopo che il presidente del Consiglio italiano uscente (e nuovamente candidato) aveva terminato il suo “special address” davanti ai grandi di Davos.

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     “A nome di tutti noi in questa stanza, ti auguro la possibilità di continuare su questo sentiero. Ne abbiamo bisogno per l’Italia, per l’Europa, per il mondo”. Così ieri Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum, ha salutato Mario Monti dopo che il presidente del Consiglio italiano uscente (e nuovamente candidato) aveva terminato il suo “special address” davanti ai grandi di Davos. Il premier si è detto “onorato” – a nome dell’Italia – per l’invito, ha rivendicato il suo “lungo anno di riforme”, il ruolo del governo nello stimolare risposte davvero europee alla crisi, e soprattutto – come da indicazione del guru obamiano David Axelrod – non ha risparmiato critiche ai “governi del passato” e alle coalizioni politiche che lo sfidano nelle urne.

    A chi si è rivolto dunque Monti dal palco della località svizzera di Davos? Secondo gli organizzatori, “il membro tipico del Forum è un’azienda globale con un fatturato di oltre 5 miliardi di dollari”. All’appuntamento annuale, che finisce sabato, partecipano circa 2.500 persone, tra imprenditori e banchieri, leader di stato e delle organizzazioni internazionali (tra gli italiani presenti: il ceo di Intesa Enrico Cucchiani e l’ad di Generali Mario Greco). E’ davanti a questo parterre che Schwab ha deciso di far aprire ufficialmente i lavori a “Mario”, come lo ha chiamato non appena il premier ha finito di parlare, avendolo invece introdotto come “un leader con forti credenziali europee”, con “un carattere calmo e misurato ampiamente invidiato”, arrivato a Palazzo Chigi “sull’orlo del collasso finanziario” del paese e che ha operato “coraggiosamente”. Dopo questa più che cortese introduzione, è toccato direttamente a Monti che, nelle ore precedenti, aveva già partecipato alla sessione di lavoro del Business Interaction Group on Italy e all’International Business Council dedicato alla competitività europea. Il presidente del Consiglio ha sottolineato due volte che “il posto d’onore” del Forum di Davos era riservato all’Italia, più che alla sua persona, poi ha aggiunto: “E’ un riconoscimento per le politiche di questo anno passato”.

    “Vi spiego perché sono fiducioso sul futuro dell’Italia”, ha detto Monti, parlando di “marea che sta cambiando”. E’ seguìto un elenco delle decisioni prese, dalla riforma delle pensioni al consolidamento dei conti pubblici, dalle liberalizzazioni al mercato del lavoro. Risultato: “L’Italia è un paese molto diverso da un anno fa”. Non è stato facile – sottinteso – innanzitutto per i problemi accumulati dai “governi precedenti” che hanno “promesso riforme e poi finito per accumulare tasse e debito”. E su questo destra e sinistra pari sono, secondo l’ex Commissario dell’Unione europea, che perciò ha deciso di “guidare un movimento della società civile: vedo il bisogno di una nuova forma di politica”. “Al di fuori delle coalizioni” e “per sostenere un’agenda”. E soprattutto contro il “corporativismo” e gli “interessi costituiti” che danneggiano l’interesse generale e le future generazioni, interessi costituiti che a un’apertura del mercato “preferiscono pagare tasse più alte”. Monti ha detto che la vera “leadership” è però l’opposto della “veduta corta” che condiziona anche l’Ue. Ha rivendicato il suo ruolo nell’introduzione di un piano per la crescita, oltre al rigore teutonico, e nell’aver fatto in modo che la Bce sostenesse i debiti dei paesi in difficoltà. E se Monti in conclusione ha ammesso, sollecitato dall’ideatore di Davos, Schwab, che “il momento più bello” di questa esperienza politica è stato proprio ieri – “Oggi, con voi, qui” –, la platea delle élite che contano ha corrisposto con un caldo applauso. Infine il sigillo del direttore generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, intervenuta subito dopo il premier italiano: “Dobbiamo preservare ciò che è stato raggiunto grazie al coraggio di uomini e donne del calibro di Monti”.