L'illusoria rimonta del City ricorda il Pdl, l'Arsenal sembra Marchionne

Jack O'Malley

Nel weekend che ha coperto di neve l’Inghilterra il Manchester City fa il Pdl della Premier e recupera un punto sui cugini dello United, fermati dal Tottenham sull’1-1 grazie a un gol di Dempsey al 92’ (valeva la pena di vederlo segnare anche soltanto per quella corsa sotto i suoi tifosi, bagnato e sporco di fango, felice come un bambino). Gli Spurs avevano preso a pallonate De Gea per tutta la partita (dopo il solito gol del solito Van Persie) infrangendosi contro una serie di parate di piede tanto goffe quanto efficaci da parte del portiere spagnolo.

    Londra. Nel weekend che ha coperto di neve l’Inghilterra il Manchester City fa il Pdl della Premier e recupera un punto sui cugini dello United, fermati dal Tottenham sull’1-1 grazie a un gol di Dempsey al 92’ (valeva la pena di vederlo segnare anche soltanto per quella corsa sotto i suoi tifosi, bagnato e sporco di fango, felice come un bambino). Gli Spurs avevano preso a pallonate De Gea per tutta la partita (dopo il solito gol del solito Van Persie) infrangendosi contro una serie di parate di piede tanto goffe quanto efficaci da parte del portiere spagnolo. De Gea però è pur sempre De Gea, e a tempo scaduto riusciva a respingere di pugno la palla sui piedi di un avversario pronto a servire a Dempsey la palla del pareggio. Respinta corta e moscia, oltretutto fatta per anticipare due suoi compagni. A Ferguson – che si è poi lamentato del guardalinee come fosse Pulvirenti – manca qualcosa per ammazzare il campionato, dicono quassù. Gli manca Pogba, rispondono i giornali italiani.

    Effettivamente il centrocampista sfuggito ai Red Devils e voluto da Antonio Conte alla Juventus è impressionante (da rivedere contro avversari non messi in campo come gli omini del Subbuteo, però, checché ne dica Tuttosport che ieri lo valutava già 30 mila milioni di miliardi di euro), tira più forte e si pettina peggio di Balotelli. Il quale Balotelli intanto avrà dimenticato pure come si stoppa la palla, a forza di non giocare e passare il tempo a rilasciare mezze dichiarazioni su quanto sarebbe bello giocare al Milan con quel fenomeno di Bojan. Tifosi e giornali inglesi già lo hanno dimenticato, non sarà ricordato come uno dei giocatori che hanno scritto la storia della Premier. E nemmeno del calcio in generale. A proposito di fenomeni (veri), Sneijder saluta l’Inter e va a giocare in Turchia (chissà com’è contenta la moglie, aspettiamo nuovi tweet) e Stramaccioni fa sapere, a chi gli chiede se prima o poi l’Inter avrà anche un gioco, che “ci manca uno come Wes a centrocampo”, che è come se Berlusconi dicesse che al Pdl per essere credibile manca uno come Monti.

    Per fortuna c’è la Premier sotto la neve (in Italia avrebbero rimandato tutte le partite per maltempo) e il Chelsea che si diverte a smentirmi una settimana sì e una no. Questa è quella sì, anche se l’avversario era l’Arsenal, squadra indecisa sul suo essere forte almeno quanto Marchionne su chi endorsare alle elezioni. Il 2-1 a Stamford Bridge conferma il terzo posto, lascia ancora un po’ di nostalgia per Di Matteo e regala uno “stop e tiro” di Mata che andrebbe fatto vedere nelle scuole calcio. Poi c’è il solito rigore di Lampard, preludio alla solita settimana in cui ci diranno che va all’Inter, anzi no alla Fiorentina, anzi al Milan, anzi ai Galaxy, anzi resta.