
“Sei come Fox News”
Quella moneta da un trilione che ha stordito i liberal
Sabato scorso il dipartimento del Tesoro ha officiato il funerale di una di quelle idee matte e geniali che soltanto l’America sa produrre. Il Tesoro non conierà una moneta di platino dal valore nominale di mille miliardi di dollari (o anche di più, volendo), non la depositerà presso la Federal Reserve e non risolverà in questo modo i negoziati tossici sull’innalzamento del tetto del debito pubblico, altra idea americana matta ma non particolarmente geniale.
New York. Sabato scorso il dipartimento del Tesoro ha officiato il funerale di una di quelle idee matte e geniali che soltanto l’America sa produrre. Il Tesoro non conierà una moneta di platino dal valore nominale di mille miliardi di dollari (o anche di più, volendo), non la depositerà presso la Federal Reserve e non risolverà in questo modo i negoziati tossici sull’innalzamento del tetto del debito pubblico, altra idea americana matta ma non particolarmente geniale. Un cavillo, anzi l’interpretazione letterale di un cavillo, permette al Tesoro di produrre a piacere medaglie commemorative di platino e non specifica quale valore può attribuire loro, ergo ogni numero vale. Anche un trilione di dollari. Da un punto di vista economico è come usare i soldi del Monopoli per pagare lo stato federale, ma qui è il materiale che fa la differenza: la presenza dell’oro, dell’argento e del nichel nelle monete americane è precisamente codificata nelle leggi che regolano la zecca dello stato, mentre il platino sfugge felicemente alla regola e nel maggio del 2010 alcuni economisti si sono ricordati di questa sbreccatura nell’impianto legale e ci hanno costruito sopra un’ipotesi puramente teorica. Due anni e mezzo più tardi l’America ha affrontato un penoso dibattito sull’innalzamento del tetto del debito (Barack Obama ama ricordare che il limite non riguarda nuovi debiti, ma quelli già approvati dal Congresso, un classico cul de sac legislativo), che ha scatenato un altro penoso dibattito sul “fiscal cliff” il quale a sua volta ha originato un nuovo dibattito sul tetto del debito che si consumerà nelle prossime settimane e verosimilmente non farà altro che rimandare il problema al prossimo scontro.
All’origine della leggenda della moneta di platino che il Tesoro non conierà c’è dunque la convenzione anacronistica del tetto del debito americano, il fallimento della politica e la voglia disperata di liberarsi per sempre dalle settimane di negoziati notturni, dai ricatti, dalle promesse, dalla guerra di trincea al Congresso che con inquietante regolarità blocca i meccanismi politici di Washington e incatena orde di cronisti sbadiglianti ai banchi di Capitol Hill. Evitarsi l’ennesimo girone infernale val bene una moneta di platino. Che sarà anche un’idea balzana e impraticabile, ma Paul Krugman – e con lui tanti economisti liberal – ci credeva parecchio. Ci credeva così tanto che si è imbarcato in uno scontro acrimonioso con Jon Stewart, che nel suo “Daily Show” ha solennemente ridicolizzato la disputa platinata.
Una “stupid fucking idea”
La sintesi è da teatro dell’assurdo: un premio Nobel per l’Economia accusa di “mancanza di professionalità” e “pigrizia” un comico perché ha detto che coniare una moneta di platino da un trilione di dollari per risolvere il problema del debito americano è un’idea sciocca. Se non fosse parte in causa, Stewart potrebbe costruire su questa trama una puntata del suo show. Invece magari inviterà Krugman in trasmissione a spiegare le sue ragioni e i due continueranno in diretta il litigio a distanza che ha tenuto vivo il dibattito dopo che il Tesoro ha cancellato ogni ipotesi di aggiustare le fratture della politica con una placca di platino. Krugman ha detto che Stewart sta “rovinando il suo brand”, che tutta l’arguzia dell’anchorman sta nello sfottere con cognizione di causa, nel ridicolizzare con la sottigliezza di chi conosce ciò di cui parla (Stewart non ha scuse: frequenta ambienti dove si parla di economia razionalmente, suo fratello maggiore è anche uno dei direttori del New York Stock Exchange, per dire) e invece con l’attacco alla moneta di platino s’è ridotto al grado più becero della comicità, s’è crogiuolato in discorsi da bordo piscina. L’economista era così infastidito che è andato addirittura in televisione a manifestare il proprio sdegno e poi, maestro dell’in cauda venenum, sul suo blog ha concluso: “Se vogliamo questo genere di pigrizia intellettuale basta sintonizzarsi su Fox News”. Fra irriducibili liberal dire “sei come Fox News” è il modo più rapido per innescare un duello all’arma bianca e Stewart ha preso chiamare Krugman il “non-economista” e ha spiegato in diretta che “la mia conclusione da ignorante è che coniare una moneta da un trilione di dollari in modo che il presidente possa aggirare il problema del tetto del debito è una stupid fucking idea”.
I sostenitori di Krugman gli hanno chiesto perché non andasse nel programma di Stewart a dargli due dritte di economia e a mostrare all’America chi davvero fosse il titolare della “stupid fucking idea”; ha maliziosamente risposto che per andarci deve essere invitato, “cosa che non succede, se non sbaglio, dal 2005”. Molti hanno osservato che la teoria della moneta di platino aveva potenziali controindicazioni economiche, che avrebbe creato una bolla, generato inflazione o fatto altri danni al già precario sistema, ma i sostenitori radicali della finzione del sistema economico come Krugman garantivano che “non avrebbe fatto alcun danno”, sarebbe stato un semplice sotterfugio nominale per aggirarne un altro – il tetto del debito – ancora più pericoloso, perché esposto agli umori incontrollabili della politica. L’ex direttore della zecca, Philip Diehl, ha spiegato che la moneta “non avrebbe avuto effetti macroeconomici negativi. Funziona come un aumento della tasse o un innalzamento del tetto del debito. Infatti, quando il limite viene alzato il Tesoro emette nuovi bond, il trilione di dollari viene cancellato dai registri e la moneta viene di nuovo fusa”. Pura convenzione che manda in sollucchero i keynesiani, dall’economista Joe Weisenthal al deputato Jerrold Nadler.
Il mito che ha fatto ridere Stewart e imbestialire Krugman nasce, in fondo, dal disgusto per le disfunzionalità e le manchevolezze dei politici, dalla disperata necessità di togliere dalle mani del Congresso le armi che strangolano il dibattito. Dai negoziati sul tetto del debito si è dipanata una catena di conseguenze politiche che ha portato soltanto a compromessi striminziti e soluzioni temporanee, cose al cui confronto la favolosa moneta da un trilione di dollari sembra un’idea intelligentissima da perseguire senza indugi e meritevole del sostegno del premio Nobel più pugnace sulla scena economica. E’ l’antidoto contro l’indecisionismo cronico che ammorba Washington, la “moneta contro i pazzi” che ricattano l’America per scopi politici ancora più pazzi e miseri; per Krugman non è certo la soluzione ideale, ma alle soluzioni ideali in materia economica possono aspirare soltanto quelli che “hanno vissuto gli ultimi quattro anni in una caverna”, e il fatto che il Tesoro abbia azzerato le possibilità di un perfetto escamotage gentilmente offerto dall’oscuro codice americano è il segno che i tifosi dello status quo abbondano non soltanto nelle file dei suoi avversari repubblicani ma anche fra i democratici alla Casa Bianca e negli studi televisivi di comici liberal intellettualmente pigri.


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