Tenerezza per il professor Monti

Giuliano Ferrara

Per carità, siamo per l’autogoverno. Per l’autodeterminazione. Per l’autonomia del politico. Per la sovranità democratica. Per il bipolarismo competitivo. Per la scelta o di qua o di là. Siamo per una democrazia compiuta, mai sospesa e mai sospendibile, appena corretta dalle cautele di un liberalismo delle regole che fa da ostacolo ai rischi del populismo, che scongiura la dittatura della maggioranza.

    Per carità, siamo per l’autogoverno. Per l’autodeterminazione. Per l’autonomia del politico. Per la sovranità democratica. Per il bipolarismo competitivo. Per la scelta o di qua o di là. Siamo per una democrazia compiuta, mai sospesa e mai sospendibile, appena corretta dalle cautele di un liberalismo delle regole che fa da ostacolo ai rischi del populismo, che scongiura la dittatura della maggioranza. Siamo per una democrazia dei partiti e delle leadership, che funzioni come una rigorosa scuola di civismo e di educazione alla responsabilità; sopra ogni altra cosa siamo per l’alternanza di forze diverse alla guida dello stato in un sistema in cui le teste non si tagliano ma si contano, e aborriamo ogni tipo di elitarismo capace di portare a soluzioni bassamente oligarchiche, a influenze inappropriate dei poteri forti della finanza e delle galassie banco-editoriali che hanno la pretesa di farsi legge e cultura mainstream per tutti.

    Ecco, questa è la lezioncina. Ci siamo abituati, noi scrittori e lettori del Foglio. Sono quasi due decenni che insistiamo sullo stesso tasto, come si dice. Un anno fa non eravamo in tanti a dire che piuttosto che fare la tecnocrazia elitaria si doveva votare sotto la neve. Eravamo pochi, e molto isolati. Poi, non essendo dogmatici, siamo stati assaliti dalla realtà. Abbiamo constatato che uno squadrone tecnocratico non esente da limiti e vanità, ma attrezzato e capace di un linguaggio abbastanza schietto e nuovo, era deciso a portare il paese nella necessaria fase recessiva e ultrafiscale dalla quale si sarebbe usciti indeboliti ma vivi, senza il sovraccarico di deficit che rendeva insostenibile ed esplosivo il debito, forse con un nuovo euro, nuove regole per la Banca centrale di Francoforte, forse con un nuovo equilibrio politico in zona moneta unica, forse con un’accresciuta influenza dei più ricchi, dei meno indebitati, di coloro che avevano fatto le riforme necessarie e lavorato sodo per non finire in coda (guarda un po’!), con un patto fiscale difficile da reggere ma impossibile da rigettare, e con tante altre cose dure da digerire ma necessarie da ingoiare dopo decenni di bella vita a spese del futuro, con un’economia in nero bestiale e un fisco scassato dalla a alla zeta, e una concertazione vetocratica da vergognarsi al cospetto dei mammuth della sinistra veterolaburista.

    Ora vediamo di fronte a noi. Il Cav. che sputa fuoco su Monti. Scalfari che sputa su Monti. L’establishment al completo che lo prende a calci. De Bortoli che lo svillaneggia rappresentandolo in bermuda al Senato accademico. Bersani e Vendola che lo dannano da mane a sera. Lo hanno voluto, si sono appena rimpannucciati, eccoli rincattiviti. Torna la politica. E a noi viene una certa quale tenerezza per il professor Monti. Un po’.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.