Ma quale “theek hai”?

Redazione

Il 16 dicembre scorso, a Nuova Delhi, una ragazza di 23 anni che guidava un autobus privato è stata assalita da un gruppo di sei uomini, è stata stuprata e picchiata, è stata abbandonata lì, è stata ritrovata mezza morta. L’assalto è stato talmente violento che le hanno dovuto rimuovere una parte di intestino, eppure ora dice: voglio vivere.

    Il 16 dicembre scorso, a Nuova Delhi, una ragazza di 23 anni che guidava un autobus privato è stata assalita da un gruppo di sei uomini, è stata stuprata e picchiata, è stata abbandonata lì, è stata ritrovata mezza morta. L’assalto è stato talmente violento che le hanno dovuto rimuovere una parte di intestino, eppure ora dice: voglio vivere. Come vogliono vivere le donne che in tutta l’India protestano, da quel giorno, in difesa delle donne, in difesa delle donne che lavorano, in difesa delle donne che lavorano per strada, che è un lavoro pericoloso di per sé, e lo è ancor di più in India. Non si arrendono, queste signore. Dicono che i casi di violenza aumentano non perché siano di più in assoluto, ma perché le donne ora denunciano, e non prendono tanta violenza come “il modo di essere degli uomini”, come hanno fatto tante donne prima di loro. Il governo sostiene al contrario che gli stupri si sono dimezzati rispetto a vent’anni fa, perché le proteste sono pericolose, diventano subito rissa politica, arrivano i militanti e rubano la causa e la piazza. Nello scorso fine settimana, ci sono state numerose manifestazioni, con scontri, 85 feriti e un poliziotto morto, e le proteste sono state vietate. Il premier Singh ha tenuto un discorso per riportare la calma e creare task force per la sicurezza delle donne, e ci ha messo otto giorni prima di intervenire. Alla fine della dichiarazione, ha alzato gli occhi e ha detto: “Theek hai?”, che significa più o meno “va bene?”. Probabilmente cercava il consenso del cameraman sulla sua performance, ma in poche ore l’hashtag #theekhai spopolava, polemico, su Twitter. Quanto basta per parlare d’altro, e non di donne, ancora una volta.